LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
Le osservazioni delle associazioni

Porto Venere, opposizione e ambientalisti contro il progetto di un nuovo stabilimento balneare in Palmaria

Palmaria experience ha proposto l'intervento nell'area di Carlo Alberto al Comune e sono piovute le critiche.

L’opposizione in Consiglio comunale (orfana del consigliere Pd Franco Talevi), Legambiente, il comitato “Palmaria sì, masterplan no“, l’associazione “Posidonia” e Italia nostra. Un fronte ampio contro il progetto per il recupero di un rudere a uso ristorante e la realizzazione di uno stabilimento balneare nella zona dell’ex cava Carlo Alberto sull’isola Palmaria proposto dalla società Palmaria experience. Una battaglia iniziata negli ultimi giorni e che ha avuto l’ormai consueta eco anche sui social. In particolare la pagina Facebook “Stabilimento al Carlo Alberto no grazie” ha raccolto e pubblicato numerose tavole del progetto, arrivando anche a effettuare la visura camera dalla quale emergerebbe che all’interno della compagine societaria che propone l’intervento sia presente anche la proprietà del Grand hotel di Porto Venere.

Ma le mosse per contrastare la realizzazione dell’intervento vanno ben oltre, con la presentazione delle osservazioni allo Studio di incidenza ambientale in corso, in quanto l’isola è compresa nella rete Natura2000.

Le contestazioni sono numerose e vanno dall’utilizzo della rete elettrica locale, in luogo di una auspicata autonomia energetica, fatto che, per gli ambientalisti, non dovrà comunque prevedere la realizzazione di linee sospese. Preoccupa le associazioni anche l’utilizzo delle risorse idriche per le tre piscine previste all’interno dello stabilimento balneare. Una critica che viene mossa sia nel caso che venga utilizzata acqua dolce, proveniente dall’acquedotto pubblico, sia che si attinga dal mare, vista la vicinanza con quella che è una delle sempre rare praterie di posidionia oceanica.
No anche al pontile a gradoni previsto dai progettisti, poiché potrebbe essere utilizzato dai diportisti, in un’area in cui è assolutamente vietato l’ormeggio. L‘inserimento nel contesto ambientale è una delle questioni maggiormente contestate e sotto diverse sfaccettature. Viene stigmatizzata, per esempio, anche la collocazione del “bagno pubblico autopulente” prevista in un punto della costa dell’isola che fronteggia il promontorio e la chiesa di San Pietro, a Porto Venere, un’area dal valore paesaggistico mondiale.
Troppo invasivo, infine, l’intervento previsto per il rudere attualmente presente e prossima sede di un bar ristorante. Più di una associazione, infatti, contesta l’ipotesi di abbattimento dell’edificio dirupato attuale per l’edificazione di uno ex novo, sostenendo che debba essere fatto un intervento che preveda la conservazione di quanto presente. Dito puntato anche contro la barriera verde di 1,5 metri disegnata dagli architetti intorno allo stabilimento: troppo alta, di un’altezza non prevista dal Puc.

Queste sono solo alcune delle numerosissime osservazioni che riportiamo di seguito e che spingono gli ambientalisti e l’opposizione consiliare (o quello che ne resta) a ritenere che il progetto sia totalmente in contrasto con il Piano territoriale di coordinamento paesistico, al Piano del Parco e Area Zsc.

Le osservazioni dei consiglieri Carassale, Sacconi e Carassale

Le osservazioni di Legambiente

Le osservazioni dell’associazione “Posidonia”

Le osservazioni dell’associazione “Palmaria sì, masterplan no”