Un ordine del giorno che impegna il sindaco Peracchini e la sua giunta “a richiedere formalmente lo stralcio dell’art. 6 dal Ddl Concorrenza” e “a promuovere, anche in concorso con altri enti locali, l’avvio di una discussione pubblica sul ruolo dei Comuni, dei servizi pubblici, dei beni comuni e della democrazia di prossimità dentro un contesto di ripensamento del modello sociale dettato dalla necessità di affrontare la disuguaglianza sociale e la crisi climatica, evidenziate dalla pandemia”, inoltrando poi l’odg “alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla Presidenza della Regione, alla Presidenza della Provincia e alle Presidenze di Anci e Upi, dandone adeguata pubblicizzazione”. A presentarlo, il capogruppo di Spezia bene comune, Massimo Lombardi.
“La crisi prodotta dall’epidemia da Covid-19 – scrive l’esponente dell’opposizione – ha evidenziato tutti i limiti di una società unicamente regolata dal mercato e ha posto la necessità di ripensare il modello sociale, a partire da una nuova centralità dei territori come luoghi primari di protezione dei beni comuni e di realizzazione di politiche orientate alla giustizia sociale e alla transizione ecologica, e dai Comuni come garanti dei diritti, dei beni comuni e della democrazia di prossimità”, rilevando altresì che l’Art.6 del Ddl concorrenza “interviene direttamente sul ruolo dei Comuni e sulla gestione dei servizi pubblici locali, ed in particolare: ponendo la materia dei servizi pubblici nell’ambito della competenza esclusiva statale di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera p della Costituzione, definendo, nell’ambito delle forme di gestione dei servizi pubblici locali, la modalità dell’autoproduzione da parte dei Comuni come pesantemente condizionata da una serie di adempimenti stringenti nel metodo e nel merito, rendendola di fatto residuale rispetto all’affidamento con gara (par. f-g-h-i) incentivando, attraverso premialità, il modello “multiutility” di gestione aggregata dei servizi pubblici locali”.
Lombardi aggiunge inoltre che “sulla materia della gestione dei servizi pubblici locali, il 12-13 giugno 2011 si è svolto un referendum, attraverso il quale la maggioranza assoluta del popolo italiano si è pronunciata contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali e per la sottrazione degli stessi, a partire dall’acqua, alle dinamiche di profitto; l’Art.6, oltre a negare la volontà popolare sopra citata, metterebbe in discussione alla base la funzione pubblica e sociale dei Comuni, costringendoli di fatto al ruolo di enti unicamente deputati a mettere sul mercato i servizi pubblici di propria titolarità, con grave pregiudizio dei propri doveri di garanti dei diritti della comunità di riferimento”.