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Botta e risposta

Grazzini a Toti: “Gli auguri li faccia a Peracchini, non a me, mentre a Roma trama per sostituirci con pezzi di sinistra”

Un manifesto con il volto di Nanni Grazzini

“Ringrazio il presidente Toti per gli auguri di buona fortuna, ma come sanno coloro chi mi conoscono, non ne ho bisogno. Sono da sempre un uomo fortunato e soprattutto vincente”. Esordisce così Nanni Grazzini nella sua replica al governatore della Liguria, Giovanni Toti, finita la consueta riunione domenicale del gruppo dirigente di Forza Italia.

“Credo che questo benevolo augurio Toti debba rivolgerlo a Pierluigi Peracchini e a tutto il suo gruppo di sostenitori color arancione che, certamente, ne hanno più bisogno di me, visti i sondaggi che li riguardano in ambito nazionale e l’esito delle ultime elezioni amministrative in Liguria. Lo ringrazio anche per l’apprezzamento per il mio aspetto fisico, non si può dire altrettanto di tutti. Come lui ben sa faccio dell’altro e devo dire con successo. Voglio poi ricordare – prosegue Grazzini – che Forza Italia è fuori da tutte le amministrazioni di governo liguri e questo non è avvenuto per scelta nostra ma perché, lui e i suoi uomini ci hanno messi alla porta. Forza Italia pensa che gli assessori che la rappresentano li debba scegliere da sé, senza alcuna condizione di vassallaggio. E’ veramente un peccato leggere ancora minacce come quella di farci uscire dal governo dei Comuni della Liguria, dai quali peraltro siamo già stati cacciati, dopo quelle di far mancare i voti al presidente Berlusconi per l’ascesa al Colle, peraltro mentre viene colto a tramare strategie politiche ben diverse, magari cercando di sostituirci con pezzi della sinistra”.

Chiarisce ancora Nanni Grazzini: “Già una volta le sue dichiarazioni in merito a ricuciture, sono state smentite dall’amico Andrea Costa, le sue parole sono state talmente chiare, che non credo sia opportuno neppure tornarci sopra. La realtà – conclude il commissario provinciale di Forza Italia – è che a Toti non va giù che il simbolo di Forza Italia torni nella comunicazione politica con la contezza della crescita del suo consenso mentre il nome del suo movimento, Cambiamo, purtroppo non converge con il risultato delle azioni dei suoi amministratori”.

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