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Gli olivicoltori fanno squadra, Öie convince il mercato

Stamani da Lucchi e Guastalli il punto sul progetto di filiera guidato da Apol. Venduti 800 litri d'olio, e ci sono anche olive in salamoia e patè.

I protagonisti della filiera degli olivicoltori guidata da Apol al frantoio Lucchi e Guastalli

Un prodotto di alta e certificata qualità, marketing accattivante, assistenza tecnica puntuale, commercializzazione condivisa. Questi i punti fondamentali del progetto di filiera corta degli olivicoltori del Levante ligure, guidati e coordinati da Apol (Associazione produttori olivicoli della Liguria legata a Coldiretti), presentato stamani nell’ambito della tre giorni Dall’Olivo alla tavola alla sede del frantoio di Lucchi e Guastalli, a Santo Stefano, uno dei partner spezzini dell’iniziativa assieme alle aziende Agritur (Lerici), Petrazzuoli (Arcola), Ruffini (Bolano), Scapparone (Levanto), Zelli (Vezzano). Innesco del progetto, del valore di 200mila euro, il finanziamento ottenuto nell’ambito del Piano di sviluppo rurale della Regione. Tre anni fa la domanda, poi un serrato e certosino lavoro, quindi, quest’anno, la prima infornata di frutti sotto il marchio ÖIE, destinati prevalentemente alla ristorazione ed ai consumatori finali: 800 litri di olio extravergine con certificazione Dop e Iso 2005, venduti dallo scorso giugno e ora sold out, e olive levantine in salamoia, prodotto lanciato a luglio. “Questo progetto – ha esordito Marco Lucchi – nasce per dare impulso alle aziende del levante, ricche di potenzialità ma meno strutturate che a Ponente. Una filiera che fa sì che all’azienda vada il miglior riconoscimento economico possibile per il prodotto, e che ha permesso di fare efficacemente squadra, ad esempio come assistenza tecnica sul campo finalizzata a un prodotto di qualità e nella realizzazione dello studio di marketing, che un’azienda, da sola, raramente riesce a fare. Oggi presentiamo i primi risultati, intanto stiamo preparandoci per il secondo anno di produzione e le cose procedono bene, anche per il 2022 avremo circa 800 litri, in più ci sono il patè e la sperimentazione delle olive da tavola che usa la nostra Razzola e la Lavagnina, simili alla taggiasca, ma un po’ più verdi e croccanti. Ora il finanziamento Psr va a terminare ma il progetto prosegue con le sue gambe, e speriamo di coinvolgere sempre più aziende”. “Questo progetto – ha proseguito Massimo Solari, presidente Apol – aiuta i piccoli olivocoltori a crescere, sotto tanti aspetti, e la giornata odierna segna un punto di partenza. Spero che fra due, tre anni possiamo ritrovarci e dire che è nata la possibilità di salvaguardare il fragilissimo territorio ligure. Questa iniziativa infatti permette agli olivocoltori di risparmiare molto tempo – ad esempio per quanto riguarda il piazzamento del prodotto -, passandone di più in azienda, migliorando l’oliveto e magari intraprendendo la pulizia di altri oliveti in abbandono”. “La cooperazione – ha detto la project manager Elisa Traverso -, soprattutto per territori come il Levante ligure, è lo strumento principale per raggiungere obbiettivi in termini di innovazione, sostenibilità ambientale e commercializzazione collettiva. L’auspicio ora è andare a insediarsi maggiormente nell’integrazione con la filiera turistico-ristorativa”.

All’intervento dei tre relatori hanno fatto seguito i contributi dei rappresentanti di alcune aziende coinvolte (Maurizio Abati, Lerici; Fabio Scapparone, Levanto), di Gianni Spinatelli, che si è occupato di piazzare i prodotti sul mercato, del direttore provinciale Coldiretti Paolo Campocci, quindi i saluti istituzionali del sindaco di Santo Stefano Paola Sisti, del sindaco della Spezia e presidente della Provincia Pierluigi Peracchini, dell’assessore all’Ambiente di Lerici Claudia Gianstefani, del presidente del consiglio regionale Gianmarco Medusei, del presidente del Canale lunense Francesca Tonelli. A seguire, laboratorio professionale di assaggio e di cultura dell’olio e delle olive, visita al frantoio Lucchi e Guastalli, che ha visto Marco Lucchi illustrare la natura ‘ecologica’ dell’impianto. “Non produciamo rifiuto – ha spiegato – perché i nocciolini delle olive li recuperiamo come combustibile ecologico ottenuto meccanicamente mentre la biomassa la portiamo a un biodigestore a Grosseto, dove diventa energia che entra in rete. Se avessimo un impianto più vicino sarebbe meglio. Nel nostro frantoio inoltre l’olio non viene risciacquato con acqua quindi il contenuto di polifenoli e antiossidanti è di almeno il 30 per cento superiore rispetto agli altri frantoi della Liguria”. E alla mattinata a Vincinella ha fatto seguito un pranzo-degustazione da Naclerio.

“Progetti di valorizzazione della filiera corta come quello realizzato da Apol – il commento di Coldiretti in una nota affidata al direttore provinciale Paolo Campocci e al presidente provinciale Sara Baccelli – , permettono di creare collaborazione e sinergia con il nostro territorio e di valorizzare il patrimonio olivicolo ligure che può diventare centrale non solo nella ristorazione locale ma anche nell’ambito della conoscenza della tradizione e della cultura ligure da parte dei turisti. E’ essenziale lavorare al recupero degli oliveti abbandonati per la salvaguardia del nostro delicato territorio e continuare a dare una corretta informazione sulle etichette nutrizionali che rischiano di affermarsi nell’unione europea; il cosiddetto nutriscore è un sistema fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce per penalizzare alimenti sani e naturali, come il nostro olio, da sempre presenti sulle nostre tavole a vantaggio di prodotti artificiali di cui a volte non si conoscono neanche gli ingredienti”.

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