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Enel, prosegue lo sciopero dello straordinario: “Quadro politico fossilizzato, non si può rimanere nel limbo”

L'area della centrale Enel

Tutti collegati sulla piattaforma di comunicazione aziendale, per discutere un ordine del giorno storico, così si è iniziata alla 7.30 di venerdì 3 dicembre l’assemblea dei lavoratori della Centrale Enel della Spezia. A condurre il dibattito Paolo Musetti, per Filctem Cgil, Michele Pollarolo, per Flaei Cisl, e Massimo Ismari, per Uiltec Uil.

Sul tavolo le questioni relative all’autorizzazione del ministero della Transizione ecologica alla chiusura definitiva entro il 31 dicembre 2021, la firma dello stesso ministero alla Via per la costruzione di un turbogas a “sostegno delle rinnovabili”, attualmente sul tavolo del ministero per i beni e le attività culturali e successivamente inviato alla Conferenza dei servizi. Infine i contenuti del manifesto “Lavoro ed energia per una transizione sostenibile” promosso dalle organizzazioni sindacali di categoria e Confindustria a cui hanno partecipato il ministro, Roberto Cingolani, e il presidente del Consiglio, Mario Draghi.

“Un ordine del giorno che rappresenta in modo inequivocabile come il passato, il presente ed il futuro abbiano contorni più definiti che possono permetterci di fare un salto di qualità – affermano le sigle sindacali in una nota stesa al termine dell’assemblea – nel confronto in atto fra tutti gli “stakeholder” interessati dalla riconversione dell’area Enel. A meno di quattro settimane dalla chiusura definitiva, Enel rimetterà in servizio il gruppo solo per necessità della rete e poi la produzione a carbone sarà il passato. Il sindacato si adopererà per una chiusura “ordinata” della produzione nel segno delle miglior pratiche aziendali sull’organizzazione del lavoro e sulla sicurezza. Il passato ci consegna l’attuale presenza di circa 150 lavoratori (equamente suddivisi fra diretto ed indotto) ed un numero consistente di aree da utilizzare per una riconversione produttiva dopo aver effettuato, le attività di dismissione, demolizione e bonifica. All’annuncio della chiusura del gruppo a carbone effettuato dall’amministratore delegato Francesco Starace nel 2015 le risorse impiegate nell’area superavano le 400 unità. Questo è il gap occupazionale con cui parte la futura riconversione dell’area Enel. La firma del Mite sul procedimento Via rappresenta un passo in avanti nell’affrontare il tema della riconversione dell’area perché le istituzioni devono esprimersi in merito ed assumersi le rispettive responsabilità nella prossima Conferenza dei Servizi. Il presente ci consegna un quadro politico ed istituzionale locale che unitariamente si è “fossilizzato” su posizioni contrarie al progetto. Un muro contro muro fine a se stesso che non porta da nessuna parte. Per citare il ministro Cingolani “le strumentalizzazioni faranno solo ritardare la transizione energetica”. In questo contesto chiediamo ad Enel di promuovere la riattivazione del tavolo istituzionale regionale, che possa riaprire un dialogo dove si possa evidenziare più concretamente l’aspetto della riconversione complessiva dell’area con una progettualità capace di rendere visibile sia la quantità degli investimenti che le potenzialità occupazionali nel presente, nel medio e nel lungo periodo. Oggi la vaghezza e l’indeterminatezza di questo progetto, in particolare sul numero dei futuri occupati non può rimanere nel limbo per ancora molto tempo, come neppure la richiesta di valutare la riconversione dell’area di Vallegrande all’interno del bilancio ambientale del territorio può rimanere inascoltata. Non si può rimanere immobili ad aspettare, abbiamo perso già troppo tempo ed una nuova area ex Ip senza Centro Commerciale è uno scenario da scongiurare. Il presente ci consegna una grossa opportunità per portare la nostra discussione nel suo alveo naturale. I 10 punti del manifesto nazionale dell’iniziativa dello scorso 30 novembre “Lavoro ed Energia per una transizione sostenibile” sono la cornice su cui ridisegnare il quadro della riconversione dell’area della Spezia. Abbiamo bisogno che il nostro territorio entri in questo contesto e per farlo c’è bisogno che tutti facciamo la nostra parte, il tempo per riconvertire l’area non è infinito e le parole del primo ministro Draghi che definisce che nei prossimi 5 anni il periodo in cui si gioca questa partita che nessuno di noi deve perdere per uno sviluppo compatibile ecologicamente, socialmente ed economicamente. La dimensione in cui deve avvenire il confronto in merito la riconversione nazionale dell’area di Vallegrande deve essere nazionale ed Europea, così come è stato, negli anni ’60 la dimensione di questo insediamento industriale (la più grande centrale d’Italia e la seconda d’Europa). Il territorio non deve aver paura di questa macro dimensione perché anche noi siamo dalla sua parte. Il successo della transizione ecologica ed energetica si misura dalla capacità di realizzare concretamente le proprie progettualità nei territori trasformandoli positivamente sia sotto l’aspetto ambientale occupazionale e sociale. L’iniziativa sindacale continuerà nei prossimi giorni, come previsto nella nostra proclamazione di sciopero, per sensibilizzare tutti i soggetti portatori di interesse in questa vertenza sui punti oggi evidenziati e su quelli che abbiamo richiesto nei giorni scorsi”.

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