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Rappresentante anaao

Premi alla dirigenza Asl, la dottoressa Ardini: “Il problema sono gli obiettivi. Bisogna rimettere al centro gli individui”

Manifestazione davanti all'ospedale Sant'Andrea

Come medico, non sono indignata né per la cifra (la complessità e le responsabilità del ruolo la giustificherebbero) né per il fatto che i vari direttori siano stati premiati, ma per gli obiettivi assegnati loro e che, una volta raggiunti, hanno motivato il premio. Se sono stati raggiunti nonostante non si sia apprezzato un evidente miglioramento dei servizi ai cittadini (né in quantità né in qualità) e tanto meno delle condizioni lavorative dei medici, significa che gli obiettivi erano altri”. Lo afferma Michela Ardini, rappresentante sindacale Anaao, commentando l’articolo con il quale CDS rendeva noti i compensi aggiuntivi ricevuti dai quattro direttori di Asl 5, dai direttori di Distretto sociosanitario e dai membri del collegio sindacale per l’attività svolta nel 2020 (leggi qui).

“Questa considerazione – prosegue la dottoressa – prescinde il caso specifico e vuole suscitare un dibattito su uno dei peccati originari che sono responsabili, a mio giudizio, del grave e progressivo declino del Servizio sanitario locale ma anche nazionale. E’ stato snaturato il servizio sanitario pensando che si potesse equipararlo a una qualsiasi azienda, riducendo le sue finalità a budget, bilanci, produttività, turn over, riduzione dei posti letto e dei costi… Ma i medici “trattano” una materia particolare, eccezionalmente delicata e preziosa quanto complessa e sfaccettata: la salute delle persone. Il bene più importante per antonomasia. Non si può facilmente quantizzarla, ridurla o tradurla solo in meri numeri, come non si può comprimere oltre certi limiti la spesa sanitaria senza gravi ricadute sul numero e sulla qualità dei servizi, anche ottimizzando l’organizzazione”.

Per la rappresentante del sindacato medico è necessario cambiare paradigma. “Per fare degli esempi concreti: non si può aprioristicamente decidere di ridurre il tempo di una visita a 20 minuti. Questo tempo in genere – continua la dottoressa Ardini – è inadeguato per la maggior parte delle visite, ma in ogni caso il tempo necessario è variabile anche per la stessa tipologia di visita da caso a caso e solo il medico, quando ha di fronte il paziente , può stabilirlo. Anche misurare l’efficacia delle cure non è fattibile solo con “numeri”. Così pure la programmazione del bisogno sanitario è complessa, e deve integrare l’aspetto educativo con la prevenzione , la medicina del territorio, l’assistenza sociale e le cure ospedaliere. L’efficacia e l’efficienza di uno di questi ambiti non può prescindere dagli altri. Quindi dobbiamo pretendere una riforma radicale del sistema sanitario, che rimetta al centro e quindi individui come vero obiettivo prioritario, la salute, in senso lato, del cittadino, riconosciuto come individuo e non come numero, recuperando, a questo scopo, la centralità del ruolo del medico e la sua autonomia. Aprire una stagione di riforme lungimiranti che inaugurino, come è stato invocato in qualche convegno di settore, un nuovo umanesimo in Sanità. Dopo tutto, la tragedia del Covid, dovrebbe almeno farci riflettere sugli evidenti errori commessi in passato e spingerci a correggerli: se non cambiamo ora quando?“, conclude Ardini.

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