Ieri ricorrevano 150 anni dalla nascita di Luigi Sturzo. È giusto cogliere l’occasione per ricordare la figura di un Padre fondatore della nostra Repubblica, troppo spesso trascurato dalla storiografia del 900′.
Superando le resistenze degli ambienti conservatori politicamente egemoni nei primi decenni del Secolo Breve e quelle delle gerarchie ecclesiastiche, Sturzo ha promosso il riscatto sociale, l’emancipazione economica e il protagonismo politico di quella parte dei ceti popolari più umili che era più attenta ai valori della Dottrina Sociale della Chiesa che a quelli del Socialismo che andava nel contempo prendendo piede.
I risultati del suo lungimirante apostolato politico – dopo la lugubre parentesi della dittatura fascista che Sturzo, dell’esilio, avverso’ radicalmente – ha dato i suoi frutti nel dopoguerra, quando la Democrazia Cristiana di De Gasperi – erede di quel patrimonio ideale – concorse ad informarne incisivamente la Carta costituzionale ed insieme trasformò la maggioranza silenziosa che aveva chinato silente il capo di fronte all’oppressore in un popolo libero sostenitore di una forza politica democratica, riformista ed europeista.
Al di là dunque dei suoi rilevanti meriti storici, Sturzo va ricordato e studiato per la straordinaria attualità del suo pensiero: la solidarietà dentro e fra i soggetti sociali, la valorizzazione dei corpi intermedi, l’europeismo appassionato sono valori che debbono ancora oggi ispirare l’azione politica non solo di quanti si richiamano alle stesse radici culturali di Sturzo ma di tutti coloro che concepiscono l’impegno politico come un servizio e che hanno come valori di fondo la libertà, l’umanità e la giustizia sociale.
Paolo Bufano, ex segretario provinciale del Partito Popolare Italiano
