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Sprugoleria

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Autunno di giostre e castagne

Caldarroste

Con l’autunno arrivano tante cose diverse: dal primo freddo alle prime avvisaglie di Natale, dai camini che in continuazione fumano alle rostie, le castagne incise che si abbronzano nella padella con i buchi. Ai Quattro Canti, mitico, e mistico, incrocio fra via Prione e la Pia, c’era sempre in questo periodo dell’anno il venditore che metteva i marroni arrostiti in un in un cartoccio arrotolato: meglio di carta oleata ma in sua assenza anche il giornale d’aiei andava bene. Allora la carta stampata si riciclava così, castagne a novembre e e ève en ciassa der mercà. Le rostie, parlo di tanto, ma proprio tanto tempo fa, te ne davano un’abbondante manciata con 10 lire, cifra che tradotta nella moneta corrente fa 6 centesimini. Sembra veramente un’inezia ma anche quelle poche lirette non era semplice accumularle. Un ricordo che non si cancella è quando in un tardo pomeriggio una signora ne chiese per 100 lire, una somma che per farne capire l’entità dirò che un giornale ne costava 25 se la memoria non mi gioca un brutto scherzo.

Alla richiesta della donna il venditore più stupito dall’insolita richiesta che felice per aver concluso un così buon affare, si mise a tirar su le caldarroste dalla padella affocata contandole a una a una fino a che finalmente non arrivò a 100. L’operazione che tutto sommato può apparire semplice, fu in realtà molto delicata perché, se il brav’uomo si fosse scottato le dita, c’era il rischio che dovesse ricominciare tutta la conta da capo. Ma alla fine ce la fece, la signora si allontanò con due o tre cartocci pieni fino all’orlo (allora i sacchetti di plastica non esistevano) e il venditore saltellava per la gioia dell’eccezionale vendita più che per riscaldarsi dal freddo che dopo il calar del sole si faceva sentire eccome. Insomma, sono tante le cose che vengono quando non si può più andare al mare e a rivederle, pur nelle ipertecnologiche versioni attuali, diventano macchine che suscitano ricordi. L’altro giorno, venivamo via dalle Terrazze, ci siamo fermati al Luna Park che da qualche anno stazione da quelle parti. Giostre, tagadà, brucomela stimolano la memoria portando a altrettanti e diversi momenti vissuti. Certi collegano solo a esperienze con i figli (e chi se lo ricorda di quando bambino andava sulle giostre? servirebbe la memoria di un elefante) ma altri è bello rivederli perché ti conducono a quando finalmente si andava al Luna Park senza genitori. I seggiolini volanti con cui ci scalciavamo, gli autoscontri dove il frontale era di legge e il mitico tunnel dell’amore: sogno proibito, sempre tentato, mai realizzato.

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