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Faro dell’indipendenza culturale e dello spirito avanguardistico

Un Gabbiano in volo: un saluto per Fernando Andolcetti

Generico novembre 2021

“Una naturalezza inammissibile”, così Enrique Vila-Matas descrive la morte delle persone cui si è voluto bene, le persone che consideriamo importanti nel nostro percorso di vita nel libro “Kassel non invita alla logica”, ambientato durante la sua partecipazione a dOCUMENTA 13 nel 2012.
Fernando Andolcetti (Lucca, 1930 – La Spezia, 2021) è per me una di queste persone, e dopo aver constatato ancora una volta la “naturalezza inammissibile” con cui gli esseri umani spariscono, mi rincuora il fatto che lo porterò dentro di me per il resto della mia vita. A casa, alla Spezia, ho diverse sue opere, acquistate da Fernando o ricevute in omaggio dopo qualche collaborazione insieme, come per la mostra “Dalla parte dell’idea. Fernando Andolcetti, Cosimo Cimino, Mauro Manfredi”, tenutasi al Gabbiano Arte Contemporanea nel 2004.
I fiori disegnati sugli spartiti dei suoi musicisti preferiti, come Sylvano Bussotti o Erik Satie, rimangono testimonianze di una vita trascorsa tra insegnamento e ricerca artistica. Diviso tra due passioni, l’arte e la musica, Fernando è stato uno dei protagonisti della vita culturale spezzina sin dal 1968, quando insieme ad un piccolo manipolo di artisti e artiste ha fondato, alla Spezia in Via Don Minzoni, la Galleria Il Gabbiano, che nel nome omaggia il mare della nostra città. Mi sono avvicinata alla galleria, che ha chiuso nel 2018, a metà degli anni Novanta, grazie a Mario Commone, che in quegli anni ne diventa un membro attivo e con il quale ho condiviso tanti anni di studio dell’arte contemporanea, anche attraverso le innumerevoli iniziative dei “Gabbiani”. Ho coltivato per tutti questi anni una profonda ammirazione per l’instancabile lavoro che Fernando, Mauro, Cosimo, Clara, Mario hanno svolto proponendo alla Spezia mostre di artisti legati a Fluxus, Poesia Visiva, Nuova Figurazione e dando voce, nello spirito che ha sempre caratterizzato la galleria, alle nuove generazioni di artisti sia locali sia nazionali. Quella stanza con il pavimento in moquette grigia e le pareti bianche, un piccolo ufficio e un piccolo deposito opere, che ha migrato in due punti di Via Don Minzoni per approdare in Via Nino Ricciardi negli ultimi anni, era il faro dell’indipendenza culturale e dello spirito avanguardistico della cultura spezzina, luogo cui solo il Btomic in Piazza Brin, ma per pochi anni, ha potuto interpretare e che ora non ha nessuna legacy in città. Fernando era l’anfitrione di questo spazio, sempre presente tutti i giorni, nel pomeriggio, per raccontare la mostra e dialogare con i visitatori, ma soprattutto con tutti gli amici e artisti che di lì passavano. Rimangono ricordi indelebili i suoi bei capelli bianchi e il suo bel viso sempre sorridente, le sue indimenticabili spiegazioni delle opere, l’entusiasmo sempre acceso per l’arte e i suoi protagonisti. Un esempio di vita per tutti noi, non solo attraverso le sue opere, ma anche e soprattutto per la continua pratica dell’arte sia attraverso i numerosi concerti che teneva in spazi pubblici e privati, sia attraverso il continuo lavoro di promozione e ricerca che conduceva per la galleria.

Fernando Andolcetti, Senza titolo, 2011- Stampa digitale da collage manuale polimaterico, 100x70 cm

Dopo un primo momento in cui si dedica alla pittura figurativa, Fernando utilizza gli strumenti espressivi legati alla poesia visiva, anche grazie alla spinta di Mauro Manfredi. La parola si declina all’interno di collage e grafismi che rivelano la dicotomia tra significato e significante e la scrittura viene affiancata dalla notazione musicale, debitrice delle partiture non convenzionali dei musicisti contemporanei che Andolcetti ben conosceva e studiava. La sua produzione di libri d’artista ha permesso alla sua opera di entrare a far parte di prestigiose collezioni nazionali e internazionali, mentre il suo nome e quello degli altri protagonisti della galleria, è ben noto alla comunità internazionale legata a Fluxus e alla Poesia Visiva.
Le sue opere sono caratterizzate da grazia e leggerezza, sfruttano tecniche come la fotocopia, il collage, la stampa fotografica per interpretare i temi scelti, variazioni sospese tra il bianco e nero delle lettere, la trama del disegno e la scrittura musicale.
Fernando Andolcetti lascia un vuoto profondo nella cultura spezzina, un vuoto profondo nell’animo di molti spezzini, un vuoto profondo nell’arte e nella musica. Restano le sue opere e il suo passaggio rimane vivo nella storia artistica e culturale ben al di là dei confini cittadini, lasciandoci grati per averlo affiancato nel suo percorso di vita.
Ciao, Fernando.

Francesca Cattoi, 25 novembre 2021

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