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A 38 giorni dal possibile stop al carbone

Enel, nuovo appello dei sindacati a Cingolani: “Rompa il silenzio sul futuro della centrale spezzina”

La centrale Enel "Eugenio Montale"

Dall’assemblea dei lavoratori della centrale Enel della Spezia è uscito unanime il rinnovo della richiesta al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, già formalizzata in Prefettura, di esprimersi in merito alla chiusura del gruppo a carbone entro il 2021, in merito alla Via relativa al progetto di riconversione in una centrale a turbogas e infine in merito all’inserimento della Spezia come sito di interesse nazionale nel processo di transizione ecologica in corso.
“Le positive aspettative del mondo del lavoro rispetto alla costituzione del nuovo ministero della Transizione Ecologica, che assume in sé gli iter autorizzativi degli impianti di produzione di energia da fonte tradizionale che rinnovabile (iter invece divisi e conflittuali fra di loro nei precedenti ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente) stanno andando deluse”. Lo affermano Paolo Musetti, per Filctem Cgil, Michele Pollarolo, per Flaei Cisl, e Massimo Ismari, per Iiltec Uil.

“L’obbiettivo comune della semplificazione, trasparenza e accelerazione di questi complessi processi autorizzativi, auspicato da tutti gli stakeholder perché indispensabile all’effettiva realizzazione della transizione ecologica e energetica del nostro Paese, si sta allontanando.
La vertenza della centrale Enel della Spezia – proseguono i sindacalisti – ne è una delle testimonianze più evidenti a livello nazionale. Infatti è in corso una “melina” rispetto all’autorizzazione della prosecuzione a carbone che assomiglia molto a quella avvenuta alla fine del 2020”.
Allora, i ministeri dello Sviluppo economico, col ministro Stefano Patuanelli, e dell’Ambiente, con il ministro Sergio Costa, avevano respinto solo il 29 dicembre la richiesta di Enel di terminare la produzione a carbone il 1 gennaio 2021 autorizzandone la prosecuzione delle attività fino al verificarsi delle condizioni di acquisizione netta di altri 500 MW (1000MW con la chiusura di SP3).
“La cessazione della chiusura al 31 dicembre 2021 è invece prevista nell’Aia (quindi Mattm) che non consente la produzione a carbone, compatibilmente con le condizioni di sicurezza rete. Infatti il Mise pose la questione al Mattm che rispose dicendo che il gestore dovrebbe allora inoltrare una richiesta di modifica sostanziale. A 38 giorni dalla fine 2021, non abbiamo nessuna notizia in merito, seppur il contesto del mercato energetico del nostro Paese e della nostra centrale è profondamente diverso di quello di un anno fa’ in piena emergenza Covid. Infatti negli ultimi mesi, ad ogni disponibilità di messa in servizio dell’impianto di produzione a carbone – aggiungono ancora le sigle sindacali – è corrisposta molto frequentemente da parte di Terna, la richiesta di utilizzo. Anche le cronache degli ultimi giorni ne sono la testimonianza. Dal 1 gennaio 2022 è prevista la modifica del regolamento di rete che muta drasticamente le condizioni di esercizio, c’è da capire se la situazione è realmente regimabile da quella data. All’assoluta indeterminatezza di questo contesto, corrisponde l’assoluto disagio nel programmare le iniziative di gestione degli organici negli impianti di produzione a carbone che attualmente lavorano a pieno carico in tutto il Paese”.

Per quanto riguarda il progetto del nuovo turbogas a sostegno delle rinnovabili, sul sito del Mite da molte settimane si può notare sotto la colonna “Stato procedura” la dicitura “Provvedimento alla firma del ministero della Transizione ecologica” in quanto le procedure si sono concluse, con la formulazione dei previsti pareri sia ambientali che riferiti alla salute pubblica. Notiamo che nella stessa schermata, in merito al sito di Fusina, analoga autorizzazione ha la procedura “Conclusa“. Pur non sfuggendo a nessuno che ogni progetto di riconversione va valutato per le proprie specifiche emergenze, infatti è competenza del ministro Cingolani di esprimersi, una volta acquisito tutto gli atti previsti nell’iter autorizzativo, sarebbe importante sapere il suo intendimento, perché il silenzio è la peggior risposta, qualunque siano le aspettative di chi fa le domande e noi non siamo i soli soggetti in campo. Infine l’aspettativa di tutto il territorio spezzino, che ha svolto un importante ruolo di servitù energetica nazionale, di essere individuato a livello nazionale come il luogo dove insediare le miglior progettualità della transizione ecologica ed energetica in corso non può andare delusa. Serve un interessamento importante anche del Mite per inserirlo in un percorso virtuoso capace di recuperare tutto il ritardo accumulato in questi anni. Per ottenere queste risposte, per noi non più rinviabili, la nostra iniziativa proseguirà nei prossimi giorni individuando le forme più opportune per dare evidenza alle nostre ragioni”, concludono i sindacalisti, lasciando intendere che nei prossimi giorni il disagio e le preoccupazioni dei lavoratori saranno portati all’attenzione di tutti.

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