I ristoratori della provincia spezzina sono tendenzialmente favorevoli all’introduzione di un green pass a due marce per i clienti, se questo consentirà di evitare chiusure delle attività che colpirebbero tutti. Non mancano però i contrari, coloro che ritengono la scelta una inutile discriminazione, se non addirittura sbagliata anche sotto il profilo epidemiologico.
Il governo è pronto a varare a inizio dicembre il super green pass. Vuol dire che soltanto chi è vaccinato potrà andare nei bar, ristoranti, palestre, piscine, cinema, teatri, musei. Tutte le attività ricreative saranno off limits per chi non è immunizzato. Salvare il Natale è l’obiettivo che Draghi ha annunciato di voler perseguire introducendo nuove restrizioni per i non vaccinati, mentre l’ennesima ondata sta facendo volare i numeri e sta preoccupando il Paese e tutta l’Europa. E l’efficacia dei vaccini è una variabile non più in discussione, al contrario dei risultati dei tamponi. Se quelli antigenici non sembrano avere un’attendibilità al 100%, su quelli molecolari si sta pensando di ridurre la loro validità a 48 ore, in quanto nelle 72 ore attualmente richieste, secondo gli scienziati, ci sarebbe il rischio di potersi infettare senza accorgersene. Per i test rapidi, invece, la durata potrebbe scendere a 24 ore (non più 48).
Ed ecco cosa pensano alcuni titolari di ristoranti e locali spezzini. “A mio avviso è giusto. Anche se per noi sarà un po’ un danno, visto che qualche cliente in meno ci sarà – dichiara a CDS Luca Serafini, del ristorante pizzeria Pepe nero, in centro città -. Se questa scelta abbasserà il rischio di chiudere ben venga. Chiaro che non sono contento, ma se siamo alla terza dose per i vaccinati e ci sono altri che non ne hanno ricevuta nemmeno una…”.
Pur con un’opinione pragmaticamente comune, ci sono alcune sfumature tra le diverse testimonianze raccolte. E non potrebbe essere altrimenti su un tema tanto complesso e personale. Bruno Uberti, titolare di Madame Bovary, a Migliarina, la pensa così: “Non sono favorevole al super green pass perché da un lato ci penalizza, ma sono favorevole ai vaccini, altrimenti non si esce da questa situazione. I vaccini hanno salvato l’uomo nel corso della storia, spero che la gente si decida a farli, ma non solo per quel che riguarda il mio lavoro. Se il super green pass salverà più vite e bisognerà fare un sacrificio in più, anche se ne abbiamo già fatti abbastanza, non ci tireremo indietro”.
Da Campiglia abbia sentito l’opinione di Francesco Bernul, titolare del Piccolo blu, fondamentalmente a favore delle nuove misure in arrivo, anche se crede che “per la categoria un green pass unico, rilasciato solamente a chi è vaccinato, semplificherebbe la vita, senza stare a differenziare tra chi lo ha grazie al tampone negativo e chi perché ha ricevuto il vaccino”.
Fuori da coro Valentina Doati, della Loggia de’ Banchi, che non ha potuto argomentare la sua opinione perché impegnata nel momento in cui l’abbiamo contattata, ma che ha dichiarato di non essere assolutamente d’accordo con questa decisione.
Spaziando nel territorio provinciale, ecco cosa dicono dalla panigacceria La tana nel bosco, a Follo: “Siamo favorevoli, anzi direi che per noi è una tutela in più. Sia per i titolari e per i dipendenti, che sono sempre a contatto con il pubblico. Lì per lì chiedere il green pass all’entrata era una scocciatura, ma devo dire che i clienti raramente se ne sono lamentati. Una sola volta mi è capitato di dover chiedere a due clienti di alzarsi perché non avevano il pass”. Anche con i turisti, nessun contrattempo. “Qui la maggior parte hanno una seconda casa, quindi conoscevano bene le regole. Ben venga insomma qualsiasi misura per la sicurezza, nostra e dei clienti, purché ci permetta di lavorare”.
“Non vogliamo fare discriminazioni, però diciamo che ci piacerebbe che tutti avessero il green pass ottenuto con il vaccino, che rispetto al tampone da maggiori garanzie”, commentano invece dal ristorante Il Frantoio di Lerici.
Diametralmente opposta l’opinione raccolta sentendo Fuoco e fiamme, pizzeria di San Terenzo: “Sono decisioni tecniche alle quali ci atterremo. Ma un green pass ottenuto in virtù di un tampone negativo fatto da 24 è maggiore garanzia di negatività rispetto a un green pass da vaccino”.
Sandro Baudoni del Ristoro nell’aia, a Santo Stefano, tra gli animatori delle mobilitazioni locali del settore la scorsa primavera, osserva invece che “il super green pass non va bene, perché esclude una sempre più ampia fetta di cittadini. Vengono scritte e dette le peggiori cose contro chi non si vaccina – premetto che io sono vaccinato – ma intanto è lo Stato a non tutelare i vaccinati facendo entrare in Italia persone da Paesi dove la copertura vaccinale è al 40 per cento”.
Dall’estremo levante della provincia Gianna Berardi, della pizzeria Al Bacio di Castelnuovo Magra non ha dubbi: “Sono molto favorevole al super green pass se la sua introduzione può scongiurare definitivamente nuove chiusure o limitazioni per una categoria come la nostra che ha già subito anche troppo”.