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Spezia vince con peracchini sindaco

Oto Melara, Corbani: “Non parliamo di spacchettamento ma di ‘gioco a tre’ con Iveco e Fincantieri per mantenerla spezzina”

Emanuele Corbani

“Il dibattito sindacale sul destino di Oto Melara è stato finora basato sull’ipotesi di un ‘gioco a due’ : Oto Melara potrebbe passare a Fincantieri – e questa sarebbe la soluzione più gradita dal territorio – oppure alla franco-tedesca Kdns, soluzione quest’ultima che porrebbe interrogativi su territorialità e italianità. Ragionando fuori da paure preconcette, potrebbe essere invece un ‘gioco a tre’ la strategia vincente per tutti”. Questo lo scenario di politica industriale proposto ai sindacati in commissione Lavoro da Emanuele Corbani, consigliere comunale di ‘Spezia vince con Peracchini sindaco’ ma anche innovation manager, da tempo con ruoli di responsabilità nell’ambito dell’industria e della ricerca spezzina.

“Milano Finanza sta seguendo da tempo la vicenda e la mia analisi si basa su quanto dichiarato dai suoi analisti giusto l’altro ieri. Semplifico al massimo. Kdns produce autoblindo e carri, Fincantieri come tutti sappiamo, navi militari. Oto ha due linee di prodotto armiero, terrestre e navale. E’ chiaro che se una sola delle due pretendenti acquisisse Oto, si troverebbe in una mano una linea prodotto di suo interesse, e nell’altra un qualcosa di slegato dal suo business. Comunque andasse questo ‘gioco a due’, sarebbe una situazione potenzialmente delicata dal punto di vista del futuro di parte della produzione di Via Valdilocchi. Certo, come ipotizza Milano Finanza, Kdns e Fincantieri potrebbero superare questo problema alleandosi, ma ci sarebbe comunque il problema della non italianità di uno dei due partner nel ‘matrimonio industriale’. La storia industriale spezzina inoltre ci ricorda che i matrimoni industriali arrangiati più per risolvere un problema contingente del territorio che con una ‘vision’, hanno avuto poca fortuna. Nei difficili anni ’80 proprio l’aggregazione tra l’Oto Melara e l’allora Termomeccanica Italiana si scontrò con la radicale differenza di attività e di storia tra i due partner, ed entrambi confluirono ahimè insieme nella crisi delle Partecipazioni Statali del 1992″. Da qui lo scenario. Oggi una soluzione invece potrebbe essere già sotto gli occhi di tutti, ed è stata intravista sempre da Milano Finanza. In riva al Golfo ci siamo concentrati su ciò che naviga, ma l’idea arriva da ciò che ha le ruote. Da decenni esiste il consorzio Iveco Oto Melara che costruisce autoblindo come prodotto armiero completo: la parte veicolistica – powertrain in gergo – è prodotta a Bolzano nello stabilimento ex Lancia Camion mentre scafo, armamento e assemblaggio finale sono di competenza di Spezia. Potenziare questa strategia e replicarla sul navale potrebbe essere la via. Un gioco a tre Oto/Iveco/Fincantieri potrebbe portare in riva al Golfo un sistema industriale unico che produce non più uno ma due prodotti bellici completi: autoblindo (e carri) e navi. Per queste ultime la compiutezza di prodotto si chiuderebbe in Viale San Bartolomeo invece che tra Alto Adige e Liguria: parte ‘galleggiante’ in Fincantieri, parte armiera in Oto. Certo bisogna pensare ‘out of the box’ e superare la paura associata a parole come ‘spacchettamento’ perché è chiaro che si tratterebbe di separare due linee prodotto per agganciarle a due aziende Italiane ben distinte. E’ però un segno dei tempi. In questi mesi, dopo 25 anni le due storiche aziende metalmeccaniche di Spezia con eterogeneità di prodotto sono di nuovo in parallelo di fronte ad un ripensarsi. Anche Termomeccanica infatti, gruppo che produce sia macchine che impianti, sta valutando di crescere aggregando il business delle pompe con un partner di fuori Spezia, conservando però la territorialità della produzione. Se negli anni ’90 però eravamo di fronte ad un ripensamento di sopravvivenza – superare lo statalismo per non morire – oggi siamo di fronte ad un ripensamento di sfida: affrontare il XXI secolo crescendo da una buona base. In sintesi, sappiamo realizzare molto bene da un secolo alcuni prodotti, ora dobbiamo farlo insieme ad altri specialisti per avere le ‘spalle larghe’ che il mercato richiede. E che la città sta già dimostrando di avere in tanti altri settori, basti pensare al diporto”.

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