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Come a genova, venezia e marsiglia

Stefano Puzzer cerca una sponda tra i portuali spezzini

Ieri sera durante una manifestazione in Lombardia ha annunciato la costituzione di un coordinamento portuali a Genova, La Spezia, Venezia e poi a Marsiglia e Capo d'Istria.

Stefano Puzzer

C’è anche un coordinamento portuali alla Spezia tra i programmi del movimento no green pass. Lo ha annunciato Stefano Puzzer, il portuale triestino riconosciuto da molti come il leader della protesta contro la certificazione verde. L’occasione è stata una manifestazione di piazza che si è tenuta ieri pomeriggio a Casalmaggiore, paese lombardo ad una quarantina di chilometri da Cremona. Alcune decine di persone si sono radunate per portare solidarietà a Gianfranco Salvatore, ormai ex assessore della giunta leghista del sindaco Filippo Bongiovanni, poi defenestrato per aver partecipato ad una delle manifestazioni triestina. Immortalato peraltro mentre sfilava senza mascherina.

“Noi siamo persone come voi, non siamo venuti qui a fare i vip. Vogliamo dare una speranza alle persone che stanno subendo un’ingiustizia”, ha detto Puzzer. Il portuale ha poi affermato di voler costituire un coordinamento portuali a Genova, La Spezia, Venezia e poi a Marsiglia e Capo d’Istria. L’attività dello scalo spezzino non ha registrato alcun particolare disservizio neanche nei primi giorni dall’introduzione della certificazione verde. Una rappresentanza di lavoratori del porto ha però partecipato alle manifestazioni “no green pass” che si sono svolte anche alla Spezia nelle scorse settimane. E lo stesso Puzzer aveva raccontato di essere stato in città sabato 6 novembre scorso per incontrare i “colleghi” locali.

Manifestazione No Green Pass

 

Proprio nella zona di Trieste e Gorizia, come in Alto Adige, la quarta ondata di contagi Covid sta spingendo l’occupazione ospedaliera pericolosamente vicino ai livelli di allerta. Il governo Draghi starebbe, secondo le agenzie, pensando di estendere l’obbligo di green pass anche nel 2022 per poter accedere al posto di lavoro e ai ristoranti. Si valuta infine di escludere il test rapido antigenico da quelli che possono garantire la certificazione verde, lasciando però il tampone molecolare. L’affidabilità del primo, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, “non è ancora paragonabile a quella dei test molecolari e la positività in alcuni contesti può richiedere la conferma del test molecolare”.

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