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Sommariva: “Puntiamo ad arrivare al 50% di traffico su ferro“

Intervista-Dibattito organizzato da La Piazza Comune sui temi di porto, mare e balneazione. Il numero uno di Via del Molo: “Entro il 2023 alla vita torneranno 40mila metri quadri di fronte mare. La diga? Non puó perdere la sua funzione di difesa”.

Generico novembre 2021

“Ho iniziato a pensare al problema della frattura città-mare prima ancora di iniziare il mio mandato presidente di questa Autorità di sistema portuale. E provo a portare avanti una sfida difficile: partendo dal porto e quindi dal mare, individuare un futuro in cui vengono superati quegli elementi di separazione”. Una nuova osmosi tra mare e città, approdo difficile ma da perseguire, almeno secondo Mario Sommariva, numero uno di Via del Molo da dieci mesi e ormai totalmente calato nella parte. Invitato all’iniziativa pubblica dell’associazione La Piazza Comune, l’ex segretario dell’Autorithy di Trieste, ha risposto alle sollecitazioni del tavolo, guidato dal duo Campagni-Lubrano ma anche dagli stimoli giunti dal pubblico. I numeri, é Sommariva a ricordarlo, mettono La Spezia in testa alle province italiane per il peso della blue economy: “E se è così vuol dire che c’è una vocazione anzi molteplici vocazioni. È possibile portare avanti tutto questo senza i container? No, secondo me no”, sentenzia il presidente del porto. La Spezia è anche al terzo posto dopo Gioia Tauro e il Genova Savona per il movimento dei contenitori. “Come sapete il 70% dei trasporti avviene coi camion, il restante 30% attraverso il mare. La vicenda di Enel? Se verrà deciso che al 31 dicembre la centrale termoelettrica chiuderà, l’uso del pontile non sarà evidentemente più per le navi carboniere. Non decidiamo noi questa partita, ci tengo a puntualizzare, ma per parte nostra abbiamo sicuramente imboccato una strada di decarbonizzaziine attraverso l’attuazione del progetto Green ports”. Parliamo di 62 milioni di euro di investimenti comprensivi, senza dimenticare che la nuova stazione della Spezia Marittima sarà una centrale di distribuzioni di energia fotovoltaica e usando i nuovi binari “sarà utile anche per contrastare il rumore portuale della zona del Canaletto dove anche io abito”.

Porto

Poi un tema piu volte ribadito anche dai suoi predecessori: “I porti non possono stare fermi, Genova e Livorno si stanno muovendo, La Spezia segue un cronoprogramma che traguarda al 2024. Ci sarà un’espansione, una migliore organizzazione interna sia per i container che per il traffico crociere oltre al recupero del waterfront”. A che punto del percorso possiamo dire di essere arrivati? “Occorreva sbloccare la situazione Contship innanzitutto, la competizione con gli altri scali non si giocherá per noi sull’aumento degli spazi ma sull’intermodalità. Puntiamo ad arrivare al 50% di traffico su ferro e sull’implementazione delle infrastrutture che oggi sono sature. Ecco perché Santo Stefano con la ZLS potrà aiutare anche per nuove attività senza l’espansione a mare. Se i piani di Lsct saranno confermati arriveremo a 2 milioni di contenitori per poi fermarci. La pandemia? Le crociere sono andate male, è il comparto che più ha sofferto mentre le compagnie di trasporto container non hanno mai guadagnato così tanto. Anche la nautica si è ben difesa: speriamo nel futuro di poter arrivare ad un punto di equilibrio. La sfida non è decrescere, basti pensare alla pandemia, ma crescere con equilibrio. Ed aprire al resto: penso alla nautica da diporto, alle regate e per questo porto l’esempio triestino della Barcolana che ogni anno coinvolge duemila barche in un porto che tratta un vasto numero di merci, petrolio compreso”. Il lavoro di oggi e quello del futuro: “Più il traffico si moltiplica, più il lavoro diretto e indiretto aumenta: oggi parliamo di 10000 persone coinvolte più o meno direttamente nel traffico container ma attenzione al futuro. Dobbiamo tenere in considerazione che digitalizzazione e automazione possono essere elementi negativi, bisogna accompagnare la trasformazione della forza lavoro. Questa è la vera transizione altrimenti è un salto nel buio”.

Il progetto per la balneazione della diga presentato da Viviana Deruto

Fra gli interventi anche quello di William Dominichini, portavoce dei Murati Vivi di Marola: “Sento parlare di BlueEconomy e Seafuture ma non riesco a capire che cosa c’entri col mare quella manifestazione. E che dire del campo in ferro? In passato proponemmo di trasformare le vasche di San Vito in un centro ittico comunale ma non si possono nemmeno affrontare certi discorsi”. É una questione di volontá e di decisioni che non sono mai state prese qui. Sommariva si confronta a viso aperto: “Non sono un militarista però capisco che questa città sia nata con l’Arsenale. Anche questo é un tema cruciale per il golfo. Di certo se anche chiudessi il molo Fornelli non avrei risolto niente”. Dalla platea una stimolazione sulla diga, un progetto di dieci anni fa presentato oggi da Viviana Deruto: “Un’idea semplice che prevederebbe alcuni moli alle estremitá della diga stessa con piscine d’acqua di mare filtrata, accosti smart e un mini eolico verticale sul lato di ponente. Sarebbero piccoli passi, piccoli gesti”. Una proposta che non troverà d’accordo né Federico Pinza, presidente dei mitilicoltori spezzino,  né Bernardo Ratti, presidente della Società Marittima di Mutuo Soccorso di Lerici. Sommariva spiega in poche parole: “Faremo interventi sulla diga, su questo l’unica cosa che voglio dire è che quella è una diga, non va indebolita e la sua funzione é quella di difesa. Ma non dimentichiamo che entro il 2023 la città recupererà 40mila metri quadrati col waterfront. Quello che ci verrà fatto è un altro discorso ma parliamo di un affaccio sul mare. Da gennaio l’apertura simbolica coi primo 5mila metri quadri, mi sembra qualcosa di importante”. Infine su Marola: “Quando passo da ponente effettivamente avverto questa presenza incombente così a ridosso del mare. Quando questo lo vedi dal mare ti rendi conto di quanti spazi ci sarebbero”.

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