Il Parco nazionale delle Cinque Terre si è affrettato ad acquistare 18 termometri per misurare “la febbre” al suo mare, tra i più apprezzati al mondo. Lo fa sulla spinta del progetto “Operazione Mare caldo” che Greenpeace sta portando avanti dal 2019 e ha già coinvolto otto aree marine protette.
Perché sia necessario tenere sotto stretta osservazione la temperatura del mare Greenpeace lo ha sottolineato nell’avvio del progetto che a breve coinvolgerà anche le Cinque Terre. Il nemico numero uno è il surriscaldamento globale.
“Il riscaldamento globale – spiegò Greenpeace alla prima presentazione – sta portando a un aumento delle temperature delle acque superficiali e profonde con conseguenze particolarmente evidenti in un bacino semi-chiuso e fortemente impattato dalle attività umane, dall’inquinamento alle trivellazioni, come il nostro Mediterraneo. Si stima che in Italia le temperature superficiali siano aumentate di circa 2 gradi negli ultimi 50 anni, e che l’innalzamento medio annuo del livello del mare sia stato di circa 2,4 millimetri negli ultimi 20 anni, una minaccia non solo per gli abitanti del mare, ma soprattutto per le popolazioni costiere”.
Clicca qui per leggere il primo rapporto pubblicato nel maggio 2021 sul progetto “Mare caldo”.
Per andare a studiare cosa sta succedendo in mare, Greenpeace lavora insieme ai ricercatori Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova. Per attuare il progetto vengono posizionate delle postazioni per misurare le variazioni delle temperature lungo le colonna d’acqua. La spesa per l’acquisto dei termometri, per il Parco nazionale delle Cinque Terre, è di circa 2mila 600 euro.
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