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L’ex dirigente MBDA: “La domanda è cosa vuole fare l’Esercito Italiano per i nuovi carri armati”

L'intervento di Stefano Chiatti: "L'Esercito francese e quello tedesco le domande sul futuro se le pongono e mettono a disposizione le risorse necessarie. Noi?"

Stabilimento Leonardo

Buonasera,

da ex dirigente di MBDA, non capisco questa genericità del dibattito sul mondo OTO Melara. Tutti vogliono difendere la OTO, il problema è come e Fincantieri non credo sia la soluzione per la parte terrestre. E mi meraviglia che il Sign Grazzini non ponga il problema. C’è una ‘success story’ che è costituita da MBDA e dal modo come è stata formata. Prima le Forze Armate hanno finanziato la partecipazione al missile anti aereo comune con la Francia, l’FSAF. Intorno al programma comune (è una bella storia di un prodotto leader mondiale del settore) è nata l’MBDA con Leonardo al 25%.  Oggi MBDA è una realtà mondiale, un leader che macina 5 miliardi di euro e più di fatturato all’anno.

Quindi vengo al punto che credo sia centrale: cosa vuol fare l’Esercito Italiano come carri di nuova generazione? E cosa vuol fare di IVECO? Mi sembra la domanda madre di tutte le domande. Le Forze Armate ci mettono il chip o compreranno sul mercato il prodotto finito senza finanziarlo, ammesso che vogliano dismettere l’Ariete tra 10-15 anni? Mi creda l’Esercito francese e quello tedesco le domande sul futuro se le pongono e mettono a disposizione le risorse necessarie.

Questa decisione cambia lo scenario tra un buon investimento e la svendita di una realtà che chiaramente, per la parte terrestre, zoppica. La parte navale di OTO credo possegga  tecnologie che si difendono da sole, in qualsiasi contesto venga messa. Ma non basta.

Cordiali saluti”

Stefano Chiatti

Sarzana

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