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Piccole storie e grandi gesti. Auser dal lockdown alla ripartenza

Il presidente dell'associazione Massimo Federici ripercorre il progetto "Noi ci siamo – Soccorso domiciliare” sostenuto dal bando di Fondazione Carispezia “Emergenza Coronavirus – Sostegno ai servizi alla persona” che ha fornito fondi straordinari per le realtà del terzo settore che operavano in ambito Covid.

Una volontaria dell'Auser

Il lockdown, una città spettrale. Sulla Spezia, l’Italia e il mondo intero si è steso un velo nero fatto di morte, malattia e profonda incertezza. L’arrivo della pandemia da Covid 19 ha sbattuto in faccia a tutti la fragilità di un mondo che fino a poco tempo prima sembrava inarrestabile.

Tutto si è fermato, le saracinesche si sono abbassate e le preoccupazioni più grandi sono state per chi rischiava di rimanere indietro, o peggio, abbandonato a se stesso senza la possibilità di avere un po’ di spesa in casa e i farmaci.

In un mare di incertezze, in principio anche senza dispositivi di protezione, qualcosa non si è mai fermato. Il volontariato spezzino ha rafforzato il radicamento sul territorio non dimenticandosi mai di chi è più fragile, con un pensiero particolare a tanti anziani soli. E’ il caso dell’Auser spezzina che proprio nella contingenza della pandemia ha trovato nuovi volontari e non si è risparmiata nel raggiungere quante più persone possibili proprio nella consegna di cibo e medicinali.

Per rafforzare questi servizi e dare un sostegno concreto alle associazioni Fondazione Carispezia istituì il bando  “Emergenza Coronavirus – Sostegno ai servizi alla persona” tramite dei fondi straordinari per coloro i quali operavano in ambito Covid, che portò alla realizzazione del progetto  : Noi ci siamo – Soccorso domiciliare di Auser La Spezia.

A parlarne è Massimo Federici, presidente dell’associazione. “Il nostro progetto è partito nei primi mesi del 2020, in pieno lockdown. Il contributo della Fondazione è stato preziosissimo, perché tutto era fermo. Il loro aiuto ci ha permesso di svolgere una funzione essenziale in mesi molto particolari. Adesso sembra quasi che si sia persa la memoria, mi riferisco a quella sensazione di angoscia che attraversava tutta la comunità. C’era un gelo irreale, era tutto chiuso e le strade erano deserte. Le persone erano disorientate, senza dimenticarsi della paura. Molte associazioni si fermarono anche per le direttive nazionali dovute all’emergenza. Auser e altre realtà sono state tra i pochi a non fermarsi neanche un giorno. La possibilità di poter continuare le attività è stata importantissima. Abbiamo realizzato dignitosamente bene questo progetto di ‘soccorso domiciliare’. Lo abbiamo chiamato così perché ovviamente tutte le nostre attività tradizionali non si potevano fare. ‘Noi ci siamo’ era un messaggio positivo per dimostrare la nostra presenza”.

Spese, medicinali a casa, una parola di conforto e tanti volontari in più. “Svolgevamo principalmente un servizio di pronto intervento sia per la consegna della spesa che dei farmaci – ha aggiunto il presidente – abbiamo messo insieme un gruppo di volontari che si sono prestati nonostante i rischi del caso perché in quel momento sul Covid si sapeva ancora poco. Il contributo della Fondazione è stato determinante perché siamo riusciti ad acquistare i dispositivi anche per igienizzare i mezzi, quelli di protezione. Sono stati fatti degli investimenti per garantire la sicurezza di tutti i volontari”.

“E’ stato significativo – ha proseguito – e importante è che al gruppo di volontari tradizionali si sono aggiunte delle energie del tutto nuovo. Ad esempio Maria, di 26 anni, si è messa a disposizione tutti i giorni finché non è dovuta ripartire. Una poliziotta in quei mesi è stata fondamentale. Paola è di Marina, prima di imbarcarsi, per due mesi era qua tutti i giorni. Come loro tanti altri non si sono risparmiati. I volontari di media età sono sempre rimasti con noi”.

Piccole storie, grandi gesti. “Maria ci raccontò che durante i suoi servizi incontrò una signora con la quale parlava solamente dalla porta di casa, chiusa  – prosegue Federici – perché chiaramente non poteva entrare. Non c’era contatto fisico. La signora, colta e distinta, con cui si confrontò era molto sconfortata perché da dieci giorni non usciva di casa. Viveva un momento molto delicato perché il suo cagnolino era mancato. Maria ha preso l’impegno di richiamarla, ne è nata una bella amicizia.  Tra i servizi c’era anche la compagnia telefonica“.

“Mi sovviene anche una consegna particolare  – racconta – un volontario doveva raggiungere la Bradia, dove una signora abitava in una cosa isolata. Il volontario ci chiamò dicendo di aver trovato solo un corso d’acqua, gli andò incontro la destinataria della spesa, attrezzata con gli stivaloni per poter guardare. Non tutte le consegne erano uguali e ordinarie. E’ la dimostrazione che siamo riusciti a raggiungere tutti, anche nei luoghi impervi“.

Auser per natura intercetta chi ha maggiori difficoltà. Il lockdown per noi non ha aperto finestre sconosciute – spiega il presidente – , siamo da sempre in contatto con realtà dove ci sono persone con risorse modeste economiche, abitative e di autonomia. Siamo entrati in contatto con persone nuove, ma si è confermato il quadro di una condizione della terza età con delle punte di povertà e problematiche serie, anche di rapporti con il resto del mondo.

Il futuro all’orizzonte e la ripartenza. “Pensiamo alla ripresa delle attività – spiega -, stiamo cercando di ricostruire attività di socializzazione, che ci caratterizzano. Il Covid ha assestato un colpo forte. Non è sempre semplice ma i centri sociali stanno riaprendo, i nostri circoli sono rimasti fermi. Però siamo in moto per ripartire e la risposta al momento è positiva. Si è conclusa proprio ieri, alle 12, la partecipazione a un bando emesso dalla Fondazione senza precedenti. C’è uno stanziamento dedicato per gli anziani sulla domiciliarità e l’innovazione in questo campo, cioè come si possono rinnovare modalità dell’assistenza domiciliare tradizionale. Abbiamo partecipato assieme ai Comuni di Arcola e Luni. Ora incrociamo le dita.  Non dobbiamo dimenticare quanto sta avvenendo per la quarta ondata. La terza dose per tutti gli anziani è raccomandata. Anche per le vaccinazioni non è mancato il nostro supporto, ne abbiamo accompagnati tanti”.

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