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Dopo la conferenza dei sindaci di asl 5

Sanità, il Pd torna all’attacco: “Case di comunità e medicina territoriale sono le priorità. In attesa di novità sul Felettino…”

All’indomani di una Conferenza dei sindaci di Asl 5 carica di aspettative per le notizie inerenti il futuro del progetto del nuovo ospedale al Felettino, il Partito democratico ha convocato la stampa per lanciare una serie di messaggi alla maggioranza di centrodestra in Regione e alla Asl, peraltro nel giorno in cui il consigliere regionale Davide Natale ha presentato un’interrogazione proprio sul tema del finanziamento dell’opera. E’ questo, infatti, il quid sul quale si dibatte ormai da mesi, in riva al Golfo, ma anche nei corridoi romani. Da una settimana si attende il pronunciamento del Ciga, il Comitato interministeriale per l’attuazione degli accordi di programma, con la consapevolezza che dall’approvazione o meno del piano finanziario di partenariato pubblico-privato è decisiva rispetto alla ripresa dei lavori in tempi accettabili.

In Via Lunigiana, insieme al segretario provinciale Iacopo Montefiori, erano presenti la sindaca di Riomaggiore Fabrizia Pecunia e la sindaca di Arcola Monica Paganini, in rappresentanza degli undici sindaci di centrosinistra che avevano stigmatizzato la decisione del sindaco e presidente della Conferenza dei sindaci, Pierluigi Peracchini, di rimandare a ieri la conferenza dei sindaci prevista per il 4 novembre scorso.
“Nonostante lo slittamento non è stata comunicata nessuna nuova notizia rispetto al progetto del nuovo ospedale. E anzi, a domanda diretta del sindaco di Castelnuovo Daniele Montebello, Peracchini ha risposto: “Leggo i giornali come voi”. Questo non fa altro che confermare quello che diciamo da tempo: c’è un elevato livello di incompetenza dei vertici politici della provincia e della regione. Apprezziamo lo sforzo dei vertici Asl – ha dichiarato Montefiori – e del direttore Paolo Cavagnaro che si è reso disponibile a discutere della riorganizzazione dei servizi della sanità territoriale. Per quanto riguarda il piano di finanziamento del nuovo ospedale l’unico chiarimento che è arrivato ieri riguarda i canoni annuali di circa 15 milioni che Asl dovrà sostenere a favore del privato: è stato riferito che sarà la Regione a coprire i costi per 20 anni. Però non c’è nessun documento che lo certifichi. Servirebbe una delibera di Consiglio regionale, nemmeno di giunta, invece sino a ora non c’è nessun atto politico che dia garanzie in questo senso”. Montefiori ha proseguito tornando sull’argomento che un mese fa ha portato in corteo a Sarzana centinaia di persone, ovvero la situazione del Pronto soccorso dell’ospedale San Bartolomeo di Sarzana. “La sindaca Ponzanelli nega che sia chiuso, ma se il 112 è costretto a dirottare al Sant’Andrea i pazienti che potrebbero essere accolti a Sarzana a causa delle carenze di personale significa che è come se fosse chiuso. E sappiamo che del personale è stato spostato sull’area Emergenza della Spezia per tamponare le falle che c’erano. Però non si è minimamente parlato di provvedimenti per porre rimedio a questa situazione”. Da ultimo il segretario Pd ha posto un’ulteriore questione, quella dei posti letto e dell’organico a disposizione. “Oggi ci sono 438 letti e il personale non è sufficiente per seguirli tutti. Il nuovo ospedale ne avrà 506 e con il San Bartolomeo si andrà ancora oltre: non c’è il personale per gestire un impianto del genere. Ma l’unica soluzione che trova la Regione è far entrare il privato nelle strutture ospedaliere e indebitare il comparto pubblico a favore del privato”.

Anche sulla base della disponibilità al dialogo manifestata dal direttore generale Cavagnaro la sindaca Paganini ha illustrato quali sono le posizioni del Pd in fatto di medicina territoriale e di utilizzo delle risorse del Pnrr in questo senso.
“Per prima cosa riteniamo occorra un confronto continuo e permanente all’interno dei Distretti sociosanitari per sviluppare le soluzioni migliori per l’istituzione delle Case di comunità, che saranno il luogo fisico riconoscibile e di prossimità che fungerà da presidio socio-sanitario, di telemedicina e di medicina domiciliare. Non stiamo parlando delle strutture in cui gruppi di medici, come privati si mettono insieme, ma di strutture pubbliche che saranno decisive per la cura, la prevenzione e il sostengo alle fragilità. Il direttore Cavagnaro si è reso disponibile a un confronto aperto per coinvolgere tutto il territorio, le associazioni e la stessa Asl. Ma questa dimensione del confronto deve partire da subito per elaborare un modello prima che ne venga calato uno dall’alto, magari difficilmente declinabile sul nostro territorio. Per esempio, in base agli stanziamenti del Pnrr per la nostra provincia, Cavagnaro stima che potremmo avere 5 Case di comunità. In Val di Magra, dove risiedono 70mila persone, ne sorgerebbero due e ognuna sarà il riferimento per 35mila cittadini. Ma gli studi di centri di ricerca nazionale sui servizi sanitari dicono che 30mila utenti è il limite massimo nelle città metropolitane, mentre nelle aree suburbane si scendere a 20mila e nelle aree rurali a 10mila. Pertanto nella nostra provincia ne dovrebbero sorgere 3 nel distretto del Golfo, 3 in Val di Magra e 3 in Val di Vara e Riviera. Numeri ben diversi: per questo è fondamentale definire come declinare le risorse e stabilire le modalità di sostegno da parte della Regione. Anche perché c’è tempo sino al 31 dicembre per presentare i progetti, altrimenti le risorse saranno revocate”.

La disponibilità a collaborare è stata ribadita dalla sindaca Pecunia che ha concentrato il suo intervento sull’importanza dei territori nella gestione della sanità attuale. “Rappresento un Comune piccolo, caratterizzato da una pressione turistica importante e da una popolazione molto anziana, con il 40 per cento dei cittadini con più di 65 anni. La nostra principale responsabilità in questa situazione pandemica deve essere quella di migliorare la sanità territoriale. Accolgo con favore la disponibilità data dal direttore Cavagnaro e sono disponibile a collaborare. La giornata di ieri è stata un punto di partenza, ma già mi chiedo che cosa succederà domani: come faremo con le liste di attesa? La strategicità dei territori deve essere tenuta in maggiore considerazione”.

In conclusione Montefiori ha tenuto a sottolineare come la Regione abbia “in pancia soldi per realizzare il Felettino, ma voglia a tutti i costi puntare sui privati, nonostante il modello proposto in pandemia si sia rivelato fallimentare. E il presidente della Conferenza dei sindaci, come sempre, è rimasto zitto. Chissà che alla fine non siamo di fronte a un escamotage per farsi dire no da Roma e non fare ospedale, dando così la colpa ad altri, come il ministro Speranza o il sottosegretario Costa. Nel frattempo andiamo avanti con questa non programmazione: niente di nuovo sulle assunzioni di personale e sulla eliminazione delle fughe, che continuano a drenare risorse importanti ogni anno”.

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