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Sprugoleria

Rubrica

La doppia cittadinanza di Sprugolandia

Molo Italia

Il dibattito quotidiano spesso si anima per lo ius soli, due parole latine per dire che chi nasce in un Paese ne diventa automaticamente cittadino. Gli si contrappone lo ius sanguinis: sei cittadino dello Stato solo dei tuoi genitori.
Questa legge vige in Italia ma non nello Stato libero di Sprugolandia dove la cittadinanza è conferita dall’aver assaporato l’acqua della Grande Sorgiva che dà il nome a questa terra.
Così capita che qua abitino persone con la doppia cittadinanza: l’originale ottenuta per via parentale e l’acquisita grazie ai cin-cin (ma ne basta solo uno) fatti con una coppa di sora nostra acqua sprugolina.
Se si può obiettare che è difficile oggi dissetarsi con quel sacro liquore, la più recente dottrina giurisprudenziale assicura che in sua mancanza, basta e avanza della Sprugola avere respirato l’aroma che ancora ai dì nostri soffia e aleggia sulla landa.
Succede anche in qualche rara occasione che fra i nostri concittadini ce ne siano anche con una tripla cittadinanza.
È il caso, per esempio, di Stefania che, quasi ormai mezzo secolo fa, abbandonò il Granducato di Tuscia per stabilirsi qua a Sprugola City per cui fra non molto festeggerà le nozze d’oro del legame con la magica fonte. Lei, però, essendo nata vicino all’incantata terra di Stonehenge dove vige il principio del sangue, tuttora è anche suddita di Sua Maestà la Regina che God save e l’abbia in gloria: non a caso, infatti, Stefania è sfegatata fan di Freddie Mercury.
Ma il suo non si pensi che sia caso unico; è solo abbastanza raro, mentre, invece, non sono sicuro che tutti gli abitanti di Sprugolandia conoscano il reale significato di quel latinorum di cui si diceva all’inizio e che sono convinto resti ancora per non pochi un bel busillis da decifrare.
Mi è successo, infatti, di ascoltare di recente il dialogo accalorato di alcuni amici che s’infervoravano sullo ius soli.
Nel pomeriggio ferragostano, sotto il busto di Paita dove la passeggiata a mare si confonde con l’inizio del molo, i partigiani della giustezza del provvedimento ragionavano animosi con amici convinti assertori della sua infondatezza. Le loro voci, forse aiutate dallo spritz appena consumato in vista del pasto serale, era impossibile non sentirle tanto si levavano imperiose verso il cielo.
Della compagnia solo uno taceva, tanto assorto in pensieri così astrusi che il suo silenzio era addirittura più rumoroso dell’alterco degli amici. Finché uno gli chiese:
Mario, ma perché te ne stai così zitto?
Ma il sole sta calando.
E allora?
Non fate altro che dire che il sole è su, ma a ne vedè che i ven zü belo drito?

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