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“Erano le Case Nuove delle Pianazze, ora le chiamano Alcatraz”

Esplode il malcontento nel complesso costruito nel 2012. Al civico 14 manca l'acqua calda da un mese: "Qui ci sono anziani e malati oncologici", scrivono gli inquilini all'Arte. Lamentano mancata manutenzione ed uno scarso ascolto da parte delle istituzioni nella loro lotta per un abitare dignitoso e contro i vandalismi. "Noi siamo persone che si sono ritrovate ad aver bisogno. E ci lasciano allo sbando. Non è giusto".

Elvira Lo Iacono, Andrea Lorenzi e Roberto Di Gregorio

“Si prega gentilmente di non buttare troppi mozziconi di sigarette a terra”. C’è scritto così sul foglio A4 attaccato al vetro del bar. Quel “troppi” che traduce pudore e forse anche un po’ di timore, un’istanza al ribasso. Non dovrebbe essere così quando si chiede di mantenere un livello minimo di decoro nel luogo in cui si vive. Perché poi a pulire, nel grande cortile su cui affacciano le case popolari delle Pianazze, ci pensano i residenti stessi la maggior parte delle volte. Scendono con le scope e le palette, fanno i sacchetti della differenziata e li trascinano fino ai bidoni fuori dal complesso, sulla pubblica via.

In verità il progetto del grande caseggiato – nove numeri civici e oltre un centinaio di appartamenti – uno spazio coperto per accomodare i contenitori colorati ce l’avrebbe. Perfetto, con accesso su Via delle Pianazze in modo che gli operatori possano arrivare con il camioncino fino al ritiro. Il fatto è che quel piccolo slargo coperto oggi è il porto di naufragio dei relitti di due utilitarie. Parzialmente cannibalizzate, probabilmente per rivederne qualche pezzo di ricambio. Una Fiesta nera, senza mascherina e fari anteriori, rivolge uno sguardo sordo al confine con il territorio di Arcola che comincia ai piedi del pendìo di Sciangai e declina presto in una serie di villette che dominano Vallegrande con lo sguardo.

Auto abbandonata presso le case popolari delle Pianazze

 

E’ l’estremo levante della Spezia, il più lontano dalle luci del centro storico. Come quegli angoli di casa in cui si passa poco, rischia di raccogliere la polvere senza che nessuno venga mai a pulire. “Le chiamavano le Case Nuove delle Pianazze, oggi c’è chi le chiama Alcatraz”. Nel 2012 l’Arte le ha assegnate ai primi inquilini. Per molte famiglie, la cui vita aveva improvvisamente imboccato una curva stretta, la prospettiva di una rinascita. Tra pochi mesi fanno dieci anni e le speranze di allora sono svanite per molti dei residenti. Al civico 14, il primo edificio costruito, monta il malcontento. La fatidica goccia sono le otto famiglie senza acqua calda da circa un mese.

“Avremo chiamato cento volte, nessuno si è mai preso la briga di risolvere il problema – spiega Andrea Lorenzi -. Chiamiamo Arte che manda un tecnico, studiaa la situazione e poi allarga le braccia: non ha le competenze per riparare quel tipo di danno. Il guasto è noto, ma serve un pezzo nuovo e costoso. I soldi non ci sono e noi ci teniamo l’acqua fredda. Io vivo con mia madre ottantenne, la carico in macchina e la porto da mia sorella per fare una doccia calda. E’ così da un mese, ma un mese in cui c’era ancora la bella stagione. Ora arriva l’inverno e non sappiamo a che santo votarci”.

Via delle Pianazze 14

 

Elvira Lo Iacono abita qui dall’inizio del 2017. “E da allora non ricordo una manutenzione – ci racconta -. Senza di quella, negli anni si rompono i pezzi più delicati e costosi e l’intervento viene procrastinato. Questa volta pare sia una pompa che manda l’acqua negli appartamenti. Apri il rubinetto, hai due minuti di acqua appena tiepida e poi è tutto finito. Fortunatamente il riscaldamento funziona, lo hanno attivato in questi giorni. Ma quanto durerà? Il locale caldaie è una piscina, una continua perdita d’acqua che oltretutto paghiamo noi in bolletta”.

Una signora anziana dei piani alti porta la novella che anche al 22 l’acqua calda va e viene. “E anche lì hanno problemi”, indicando un terzo piano di fronte. “Abbiamo i contatori per acqua calda e riscaldamenti, paghiamo quasi mille euro l’anno di gas: sono 80 euro forfettari al mese – spiega la signora Lo Iacono -. A fine anno ci spetta un conguaglio, ma non è puntuale. Ovvero, non funziona che l’inquilino che consuma di meno, spende di meno. Come sarebbe nella logica. Io non accendo quasi mai e pago quanto chiunque altro”.

L’ultimo esposto ad ARTE è del 13 ottobre 2021. “Qui ci sono persone anziane e malati oncologici che non possono restare senza acqua calda. Paghiamo l’affitto e anche tutti i conguagli che inviate, ma sembra che abbiamo pochi diritti”, vi si legge. Hanno mosso anche altri canali. “Il Sunia ha fatto due solleciti all’Arte per quanto riguarda l’acqua calda – spiega Roberto Di Gregorio, che è andato all’associazione l’ultima volta sabato scorso -. Io ho un affitto di quasi 400 euro al mese, vivo con mia madre anziana che si lava a pezzi. Si scalda il pentolino dell’acqua, come si faceva una volta”. Morale della favola: “Per molti aspetti vieni nelle case popolari per pagare meno e finisci a pagare di più”, conclude Lorenzi.

Generico ottobre 2021

 

Lamentano mancata manutenzione e sottolineano l’incuria di alcuni coinquilini, che non hanno la stessa attenzione al bene che gli è stato affidato. “Noi siamo stati i primissimi ad entrare negli appartamenti – ricorda il signor Lorenzi -. I primi tre o quattro anni siamo andati bene, nonostante ci fosse qualche difetto congenito. Poi è cambiata l’utenza e sono iniziati i vandalismi. Sì, l’inizio della fine di questo luogo è stata decretata soprattutto dall’utenza. Se potessimo permetterci un affitto più alto, ce ne andremmo di corsa”. I danni sono una lunga lista: i campanelli distrutti, il portone che non si chiude, le guarnizioni delle finestre, le maniglie che rimangono in mano. La spazzatura abbandonata. “Abbiamo fatto segnalazioni all’Arte ed esposti alle forze dell’ordine, ma nessuno sembra prenderci sul serio”.

“All’ascensore manca il chiavistello esterno da una vita – spiega la signora Lo Iacono -, quindi chiunque può comodamente arrivare al piano. Sa quante volte ci siamo trovati con sconosciuti dietro la porta? Finché ti chiedono di cambiare il contratto dell’energia elettrica…”. Disagio si assomma a disagio. “Io sono una persona allegra e sorridente, ma in questo periodo mi viene da piangere se penso a come viviamo. Ci sentiamo l’ultimo chiodo della carrozza. Noi siamo persone che si sono ritrovate ad aver bisogno. E ci lasciano allo sbando. Non è giusto”.

Case popolari alle Pianazze

 

Il vicino Parco dei Cigni porta ancora il nome degli animali che qui un tempo occupavano il laghetto al centro. Fiancheggia il complesso ARTE scendendo dall’Aurelia, sull’altro fianco c’è un asilo nido. Lì dove c’erano i garage sotterranei dell’edificio, chiusi da una serie di grate di ferro elettrosaldate al fondo della discesa, per evitare ingressi indesiderati. “Ci  portavano le auto ed i motorini rubati per smontarli, ad alcune hanno dato fuoco. E poi era diventato un luogo di spaccio e una discarica – illustra il signor Di Gregorio -. Anche dopo che è stato sigillato, hanno continuato a venire per buttare la spazzatura. Sono dovuti venire con i mezzi meccanici per liberarla, perché ormai lungo la discesa c’era uno strato di rifiuti che, nel punto più alto, superava tranquillamente i due metri”.

La beffa è doppia. Da un lato, le luci elettriche ancora funzionano, illuminando una serie di pozzanghere e ingrassando la bolletta elettrica. Dall’altro, gli inquilini hanno continuato a pagare l’uso del garage con l’affitto per mesi. Anche dopo la chiusura. “La cifra ce la stanno scalando ancora. Così è successo anche per l’ascensore, che è rimasto rotto per sei mesi. Però la quota ce l’hanno fatta pagare lo stesso, addebitandoci oltretutto il costo del pezzo da sostituire – conclude -. E non c’è modo di farsi rateizzare la cifra oltre i dodici mesi”. I tanti muri su cui sbatte un manipolo di cittadini che avrebbe solo voglia di sentirsi appoggiata nel tentativo di garantirsi un abitare dignitoso. E anche di riconsegnare domani un bene pubblico nelle migliori condizioni possibili.

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