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Le pagelle: Salcedo non zampilla, Antiste e Nzola ingabbiati

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Sampdoria-Spezia (22/10/2021)

Provedel 6 – Già Candreva tira punizioni velenose se poi il fuoco è amico diventa impensabile miracoleggiare. Poco da fare anche sulla rasoiata dell’ex interista che lo fredda con un solo colpo. Per il resto come al solito, partecipa all’azione dal basso.

Ferrer 6 – Rivaleggia contro l’ex Augello, un duello di corsa e tecnica ma il 2-0 arriva dalla sua parte: Candreva ha tutto lo spazio del mondo e infatti non se lo fa dire due volte. Ma a ben guardare in quell’azione è tutta la difesa a scalare male.

Hristov 5.5 – Strattona Caputo e si becca un giallo indiscutibile e assolutamente prematuro ma almeno riesce a dosarsi per tutto il resto della partita ammainando bandiera soltanto su una ripartenza sprecata dagli uomini di casa.

Nikolaou 5.5 – Si parte sempre da lui, ma l’assenza di un regista che gli lavora davanti lo espone anche a qualche errore contro un attacco di volponi che non aspetta che una sbavatura su cui gettarsi. Caputo fa questo di mestiere e ci prova sempre, apprezzabile qualche cambio di campo per scavalcare il primo pressing.

Bastoni 6 – La qualità dei suoi cross meriterebbe più centimetri e forza in area di rigore invece è un attacco di brevilinei che arrivano sul più bello con gli occhi stanchi. Si spegna dopo l’ora di gioco quando il massimo sforzo della squadra non produce la rimonta sperata.

Maggiore 6 – L’arte di capirla prima degli altri in un contesto subito improbo. Appare e scompare, vorrebbe alzare il ritmo del palleggio ma ci riesce pochissime volte. Si fa vedere in personale con una conclusione morbida che Audero accompagna fuori dallo specchio.

Kovalenko 5.5 – Galleggia nella densità di un centrocampo che soffre la sagacia della Samp, non trova il passo che lo porta alla conclusione com’era capitato contro la Salernitana.

Strelec 5.5 – In patria giocava da punta centrale, l’avventura italiana è iniziata da attaccante esterno: Motta gli chiede di farsela tutta e lui esegue, chiudendo un paio di apprezzabili diagonali difensive prima di trovarsi sul destro la palla del pari, trovando però Audero.

Salcedo 5 – Da un pressing insistito che parte dalle sue volontà lo Spezia costruisce il primo break della gara: sarà lui a concludere ma la mira non è in rima. Sullo 0-2 può riaprirla ma il suo destro s’infrange sul muro blucerchiato: dopo la traversa contro la Saleernitana, pensi che la prossima sia quella buona e invece alla distanza finisce nell’angoo. La verità è che tra le linee invece di zampillare finisce sempre nello stagno della mediana di casa. Nella sua Genova, l’uomo in più che doveva essere e non è stato. (Dal Podgoreanu sv. – Meno concreto di sabato scorso).

Gyasi 5.5 – La sfiora di testa rendendo imparabile la parabola di Candreva: l’1-0 doriano è roba soprattutto sua e lui lo sente nel cuore e nella mente. Ma sono le sue sterzate a preoccupare di più la difesa blucerchiata che lo raddoppia quando con le sue serpentine, sposta la sfera sul destro. Ci mette anche il tacco, avrebbe sfidato Mancini, un mito di Marassi ma Audero se la ritrova in mano. Meno di altre volte ma meglio di altri. (Dal 15’st Nzola 5 – Mezz’ora senza sussulti, finisce fra gli sportelli dei centrali blucerchiati e finisce per franare pericolosamente su Audero in coraggiosa uscita).

Antiste 5 – L’idea era sfruttare le sue doti negli spazi ma la Colley non regala nulla e lo obbliga a vivere spalle alla porta. Allora diventa tutto più difficile, spesso aleatorio. Dopo averlo visto in varie versioni, il dubbio ci resta: qual’è davvero il suo ruolo? (Dal 15’st Verde 6.5 – I taglia nel mezzo trovano più gambe che buchi ma il suo supergol arriva fuori tempo massimo e non serve alla sua squadra. Un pizzicotto per tenere alta la concentrazione: ora c’è il Genoa, probabilmente giocherà dall’inizio).

All. Thiago Motta 5.5 – Contro il 4-4-2 di D’Aversa sceglie un 11 d’attacco e diversamente non potrebbe essere. Vuole velocità e sceglie gli uomini all’abbisogna ma va sotto dopo un niente e ancora una volta gli tocca inseguire. La Samp perde Verre e passa presto alla difesa a cinque, il possesso è a lungo sui piedi degli aquilotti (nel primo tempo tocca il 66%) che rimangono sempre un po’ troppo lontani dalla zona che conta: manca l’ampiezza di un giro palla spesso sterile e orizzontale. Il risultato sfavorevole cambia la radice tattica della sfida, l’avversario è campione di cinica e pratica, lo Spezia impalpabile nel suo cercare un pertugio contro un avversario che chiuderà con sette difensori. Nella seconda frazione che parte ad handicap, la squadra non soccombe subito come a Verona anche se in porta non ci arriva. L’attacco sembra capirsi poco nei movimenti e nelle soluzioni e nemmeno con l’ingresso di Nzola e Verde quando ricalibra un 4-3-3 per provare l’assalto, succede veramente qualcosa. Il forcing si ferma ai venticinque metri e qualcosa di reale soltanto all’ultimo secondo con una gran giocata di Verde. Di fatto Audero non fa nemmeno una parata, se è per quello nemmeno Provedel, a fare la differenza sono quei due gol che legittimano la vittoria, mai peraltro in discussione.

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