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Ricordando picco e ferretti

Gli alpini spezzini: “Dobbiamo andarcene da una sede che abbiamo ristrutturato. E non abbiamo i soldi per una nuova”

L'appello di Orazio Bellè: "Non chiediamo certamente di rimanere qui per sempre ma una decina di anni, in modo che il nostro estinguersi sia dovuto a cause naturali e non ad imposizioni".

Orazio Bellè in conferenza stampa

Gli alpini della Spezia non hanno i fondi per pagare l’affitto e rischiano di non avere una sede dopo decenni. E in una conferenza stampa rendono pubblica la situazione in cui si sono trovati, per bocca di Orazio Bellè, capogruppo del Gruppo Alpini Spezia Centro. Dall’attuale “quartier generale” presso la Casa delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma che il comparto Difesa ha destinato ad altri utilizzi, la proposta del Comune della Spezia era quella di trasferire armi e bagagli presso i locali della ex Biblioteca Beghi: “Ma mentre in un incontro con l’attuale sindaco ci era stato detto che si sarebbe trattato di un affitto più che altro simbolico e che,comunque, se avessimo avuto difficoltà avrebbero trovato modo di infilare quanto da noi dovuto nelle pieghe di bilancio, oggi la delibera della giunta ci chiede annualmente 1169 euro più iva e 359 euro, sempre più iva, per quanto riguarda la sezione della Spezia. Oltre a questo tutte le spese riguardanti, pro quota, le forniture di acqua, energia elettrica etc. Una richiesta per noi non sopportabile perchè, essendo stata soppressa la leva, siamo una razza in via di estinzione, non come Alpini in generale, in quanto il corpo esiste ed esisterà, ma come gruppo Alpini locale, che vede la sua consistenza diminuire costantemente a causa di tutti quelli che, come noi usiamo dire, vanno avanti”.

Bellè ricorda la storia della sezione spezzina che inizia nel 1921 col Cavalier Cesare Maccari. Esattanente cent’anni di esistenza fra centinaia di iniziative e manifestazioni. Le più importanti sono, senza dubbio, l’organizzazione di due adunate nazionali, la prima, che sarebbe la 39esima a livello nazionale, nell’aprile del 1966; la seconda, 58a a livello nazionale, nel Maggio 1985, facendo affluire in città migliaia di Penne Nere che, considerando l’aggregazione di parenti ed amicì accompagnatori, fanno assurgere le presenze a qualche centinaio di migliaia. “Ne avrà usufruito in qualche modo la nostra città e non solamente dal punto di vista patrimoniale? Noi pensiamo assolutamente di sì – continua Bellè -, ed è anche per questo che abbiamo deciso di rendere edotta la cittadinanza della nostra attuale situazione. Naturalmente non è proponibile ora evocare tutto quanto fatto in questi cento anni dagli Alpini spezzini, mi riferirò pertanto alle iniziative intraprese dal Gruppo Alpini Spezia Centro ,diciamo dalla seconda adunata del 1985. Intanto i locali, dove ora ci troviamo, così come ora li vedete, sono stati ristrutturati, dal pavimento al tetto, naturalmente dagli Alpini senza intervento di maestranze esterne, mentre, in origine, erano una stalla. Smpre nel 1985 è stata ristrutturata e riconsacrata la chiesetta dedicata a Sant’Antonio Abate in località Telegrafo di Biassa, anche questa ridotta a poco più di un rudere. Questa chiesetta è stata poi, negli anni, ulteriormente abbellita ed aggiornata ed, al suo interno, si può anche prendere visione di una bacheca che contiene delle marmette con sopra inciso il nome di tutti i nostri Alpini andati avanti: ad imperitura memoria. Vi sí trovano anche vestigia provenienti, grazie all’interessamento dell’Ammiraglio Camerini, dalla cappella dell’ex Ospedale Militare della Spezia, come una statua della Vergine Maria che, ad oggi, vanta molto più di cento anni. Fra le nostre inziative, sempre portate avanti dí anno in anno, c’è la commemorazione del ricordo della battaglia di Nikolajewka del 27 gennaio 1943, quando gli Alpini, rompendo l’accerchiamento di preponderanti forze russe, hanno permesso, a chi poi ce l’ha fatta, di poter ritornare in Patria. Solamente l’espandersi della attuale pandernia ha impedito, ultimamente, il momentaneo svolgersi di questa iniziativa che in passato ha visto la partecipazione del vezzanese Orando Bocchi, a quel momento ultimo nostro reduce vivente. In quei luoghi, nel dopo guerra, gli Alpini hanno costruito una scuola ed, ancor più recentemente, hanno ricostruito un ponte su cui era transitata la ritirata e che stava crollando”.

Bellè non dimentica la memoria di Alberto Picco, la sua tragica fine e le iniziative perché rimanga sempre nella memoria collettiva degli spezzini: “Ne abbiamo ricordato il centenario, aiutati anche da alcuni amici tifosi dello Spezia Calcio, di cui fu uno dei fondatori oltre che componente della squadra di calcio. E’ stata realizzata, nell’occasione, una bellissima mostra in Fondazione, ricca di reperti e vestigia, fra cui la pistola e l’alpenstock appartenuti ad Alberto Picco. La sera antecedente l’evento conclusivo un concerto presso il palco della musica, ai pubblici giardini, di due cori alpini e il giorno successivo la grande sfilata, a partire dallo stadio cittadino con l’inaugurazione di un cippo a ricordo di Picco, aperta dalla fanfara in Armi della Brigata Alpina Taurinense, con la presenza del nostro Labaro Nazionale scortato dal presidente nazionale Sebastiano Favero, fino al monumento dedicato al nostro Eroe concittadino, anche questo voluto e realizzato dagli Alpini spezzini”. Alpini di una città di mare ma sempre presenti con buoni numeri alle adunate nazionali così come alle iniziative in città: “Ci siamo sempre stati per ogni iniziativa di carattere solidale e di aiuto a chi ha bisogno, come ad esempio la Colletta Alimentare, dove vengono raccolti alimenti per le persone indigenti. Ed in queste occasioni più volte abbiamo ricevuto con soddisfazione questo commento da parte della popolazione: aderiamo volentieri a questa iniziatia perchè ci siete voi Alpini e di voi ci possiamo fidare. E’ stato costituito all’interno della nostra sezione anche un nucleo di Protezione Civile, che ha dato il suocontributo ed aiuto in ogni calamità, terremoti od alluvioni, che hanno martoriato il nostro paese. Questo nucleo di Protezione Civile è opera di un nostro più che emerito associato; che lo ha costituito, animato, indirizzato, che ha fatto in modo di dotarlo di tutto quanto dovuto per il suo funzionamento ma che nulla ha potuto contro la avversa fortuna che lo ha colpito, privandoci del suo valore come uomo e come Alpino, in età ancora giovanile, quando ancora avrebbe potuto dare moltissimo. Questo Alpino era Mirco Ferretti a cui noi, doverosamente, abbiamo intitolato questo salone, come evidenziato nella targa posta sulla porta di ingresso. Anche la Protezione Civile provinciale ha voluto tributargli il dovuto riconoscimento, intitolandogli la sala operativa. Il suo ricordo è presente ed indelebile in ognuno di noi”.

In quello stesso salone di Viale Amendola 196, quello che presto dovranno abbandonare, gli alpini hanno anche portato avanti una tradizione, interrotta ora dallo scatenarsi della pandemia, che era quella di organizzare incontri aperti alla popolazione, dove persone non più tanto in età giovanile avevano modo di incontrarsi e passare alcune ore in piacevole compagnia. “Questo luogo, che può a buona ragione essere considerato un salone storico museale, è a disposizione di chiunque lo volesse visitare od anche a scolaresche, cui potremmo illustrare la nostra storia nonchè la storia degli Alpini. Non chiediamo certamente di rimanere qui per sempre ma una decina di anni, in modo che il nostro estinguersi sia dovuto a cause naturali e non ad imposizioni. Tra l’altro questa parte di fabbricato è avulsa dal nucleo centrale, è in buone condizioni, grazie alle nostre cure, di abitabilità, ha la possibilità di un accesso indipendente, per cui, eventualmente, potremmo murare l’attuale ingresso dal corridoio all’interno del complesso principale per isolarla completamente. Qui c’è la nostra storia, qui siamo radicati, qui vorremmo chiudere la nostra presenza in questa città”. Gli alpini lanciano un appello: chiunque volesse sostenerli e aiutarli può rivolersi al capogruppo Orazio Bellè al 338.0063710.

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