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L'intervento del consigliere

Digestore, Ugolini (M5S): “Progetti devono rispettare pianificazione, lo dice anche il decreto del Mite”

"E non devono arrecare danno significativo all'ambiente, come dice il regolamento 2020/852".

Paolo Ugolini

“È uscito in Gazzetta Ufficiale il Decreto MITE del 28 settembre 2021 che finanzia con ben 900 milioni di euro la realizzazione di impianti di rifiuti anche da raccolta differenziata. Attenzione, però: tra i parametri per poter accedere al finanziamento c’è anche quello secondo cui i progetti devono essere coerenti con gli strumenti di pianificazione del D.lgs. 152/2006”. Così Paolo Ugolini, consigliere regionale del M5S, intervenendo oggi in IV Commissione. “Il decreto, che scopriamo essere del tutto sconosciuto agli uffici regionali – afferma in una nota l’esponente pentastellato spezzino -, finanzia proprio gli impianti da raccolta differenziata, dunque anche i biodigestori. Afferma tuttavia che devono essere coerenti con i piani regionali e di ambito. Cioè: non solo devono essere previsti nei Piani (siti e progetti), ma devono avere seguito l’iter di valutazione adozione e approvazione degli stessi. Quindi questo decreto smonta uno dei principali argomenti che i fautori dei biodigestori usano per farli, e cioè che sono a libero mercato i rifiuti che vi finiscono. Di conseguenza i Piani non devono giustificare ex post i siti e i progetti, ma devono essere oggetto della corretta procedura di VAS e delle corrette analisi territoriali nella pianificazione provinciale come prevedono le apposite norme del D.lgs. 152/2006”.

“Questo decreto – continua Ugolini – afferma poi un principio fondamentale: per avere gli investimenti pubblici, bisogna adeguare gli impianti ai Piani. Non si capisce perché questo non debba valere anche per gli incentivi al biometano. E poi, oltre al parametro del rispetto della pianificazione, prevede anche quello di non violare un principio fondamentale: ossia, non arrecare danno significativo all’ambiente secondo il regolamento 2020/852 che mira a favorire gli investimenti sostenibili, quindi ad esempio prevenire un danno alle acque. Le criticità che invece conosciamo bene per il sito individuato sono almeno tre – conclude Ugolini -. Uno: insisterebbe su delle falde acquifere. Due: impatterebbe sull’habitat di specie autoctone rare (sia flora che fauna) che la comunità europea preserva. E tre: a livello geologico, gli studi preliminari fatti da Recos e Iren sono stati realizzati su delle carte vecchie nelle quali non sono state riportate quattro faglie in lento movimento. Adesso sarà interessante vedere come questo decreto sarà interpretato dai Giudici amministrativi nei vari contenziosi in atto in più regioni Italiane”.

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