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Intima, introspettiva, essenziale

Gli spazi della Fondazione riaprono dopo due anni: si riparte da “Cosmo” di Alessandro Messina

Visitabile tutti i giorni, escluso il lunedì, ad ingresso gratuito dalle 11 alle 20. 

In visione sino al 25 novembre alla Fondazione Carispezia la mostra Cosmo di Alessandro Messina, progetto artistico del giovane fotografo nato alla Spezia, che resterà visibile fino al 25 novembre. La mostra è curata da Sergio
Risaliti, direttore artistico del Museo del Novecento di Firenze. “Questa è un’occasione importante di ripartenza e un momento felice per noi. Dopo quasi due anni riapriamo gli spazi espositivi della Fondazione – commenta il Presidente Andrea Corradino – e lo facciamo con la mostra di un giovane fotografo emergente spezzino. Credo che la Fondazione debba svolgere un compito in ambito culturale teso anche a favorire gli artisti locali e a farli
crescere: una forma di mecenatismo moderno che le Fondazioni sanno interpretare nei loro territori”. Nelle immagini esposte nella mostra la fotografia di Messina, intima, introspettiva, essenziale, è una rappresentazione della lontananza, una visione distaccata dell’elemento umano, che viene quasi solamente citato.

Messina, Corradino, Risaliti

Messina, classe 1976, è nato alla Spezia e qui ha iniziato e sviluppato il suo duplice interesse per la musica e la fotografia. Intraprende la carriera di fotografo iniziando collaborazioni nel campo della moda e su eventi collegati. La sua attività fotografica lo vede impegnato su progetti artistici personali (partecipa a “Fotografia Europea” nel 2018) che muovono in due direzioni soggettivamente opposte ma artisticamente unite: i molti progetti di tipo ritrattistico, da un lato, e il più recente progetto di nome “Cosmo” che, dall’altro lato, costituisce la sua personale rappresentazione dell’anti-ritratto. “Cosmo è l’elogio della mancanza, il culto dell’assenza, la ricerca di un nuovo equilibrio attraverso il ridimensionamento dell’ego – spiega Messina -. L’uomo ritrova un nuovo ordine (cosmos) all’interno dei suoi stessi spazi, tra le linee architettoniche del mondo che ha costruito e in cui vive, come parte integrante di esso. La solitudine di questi personaggi non è intesa come abbandono, ma è una solitudine con cui ci confrontiamo tutti i giorni, un attimo di immersione nei nostri pensieri, nelle nostre scelte banali o importanti che siano, dove torniamo piccoli rispetto al mondo, perché forse lo siamo”.

Generico ottobre 2021

“Restiamo su queste fotografie sulla sensazione di spaesamento che provocano – commenta Sergio Risaliti, direttore Artistico del Museo del Novecento di Firenze e curatore della  mostra – Abbiamo capito che si tratta di un evento tanto proiettivo quanto riflessivo. Su quei paesaggi proiettiamo, infatti, sensazioni e sentimenti che ci abitano e che forse ci tormentano intimamente e a nostra insaputa. Poi diamo un nome a quelle sensazioni che tornano al mittente riflesse dal mondo di fuori e che funziona da specchio del nostro stato d’animo. Queste fotografie potrebbero essere ritratti piuttosto che paesaggio ritraggono infatti una condizione esistenziale piuttosto che un luogo all’aperto, una dimensione dell’anima piuttosto che una realtà urbana […] Dunque queste fotografie non si esauriscono in un gesto semplice come quello di inquadrare un bel paesaggio, uno scorcio significativo. Sono frutto di un pensiero sulla nostra condizione moderna, anzi post-post moderna. Sulla solitudine che ci siamo costruiti dentro e attorno”. La mostra è visitabile tutti i giorni, escluso il lunedì (eccetto 1 novembre), ad ingresso gratuito dalle 11 alle 20.  L’esposizione è accompagnata da un catalogo omonimo edito da Forma – editore.

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