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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Anna Kuliscioff, il Golfo e “Il monopolio del maschio”

Anna Kuliscioff

Non credo che Anna Kuliscioff sia mai stata alla Spezia, ma le sue idee non erano del tutto sconosciute da queste parti. Certo, oggi sappiamo tutto di lei: il percorso politico da anarchica rivoluzionaria a socialista riformista, le relazioni sentimentali con Andrea Costa e con Filippo Turati, l’attività professionale che la portò a essere l’amatissima medico dei poveri a Milano.
La ricordiamo anche per essere stata una femminista anche se il termine le va un po’ stretto. Non cercava, infatti, la rivincita sul maschio ma voleva gettare le basi perché diventasse coscienza diffusa l’importanza della donna. Nel mondo nuovo che stava nascendo, l’altra metà del cielo doveva rivestire un ruolo diverso: per il lavoro in fabbrica, nei campi, nei servizi e per le non molte che ne avevano le possibilità, nelle professioni. Alle donne suggeriva la medicina, quella che praticava lei curando gratuitamente gli indigenti: per sensibilità sociale ma anche per riscattare così la provenienza da un ceto che le aveva permesso l’accesso allo studio. Se le sue analisi socio-politiche servono ormai solo per la storia, le considerazioni sulla condizione femminile fanno ancora riflettere.

Al Golfo le fa conoscere un articolo del giugno 1890. Comparso sul La Spezia, divulga una sua conferenza che, tenuta a Milano il 2 aprile e subito pubblicata, raggiunge in fretta questi lidi. Il titolo che l’intellettuale russa dà all’intervento, “Il monopolio del maschio”, vuole rappresentare l’arretratezza che a suo avviso contraddistingue la condizione femminile che lei giudica uno stato di sottomissione anacronistico dato il progresso compiuto in ogni campo dalla donna che ormai contribuisce la sua parte alla creazione della ricchezza sociale. La presenza femminile nel lavoro una volta appannaggio esclusivo dell’uomo, fa sì che queste inizino a godere di un minimo di autonomia che comincia a liberarle dalla necessità di sposarsi per ottenere una relativamente sicura posizione sociale anche se si mantiene la precarietà per le forme e le condizioni del lavoro: ecco che la questione femminile si salda a quella sociale. Secondo Anna le donne devono organizzarsi per conquistare i diritti civili e politici oggi negati ma il primo passo è sfuggire alla legge del costume e delle tradizioni. Firma il pezzo Il Pedagogo, abituale responsabile culturale del giornale. Dietro al nome forse si cela Davide Carazzi, allora unico insegnante della redazione. L’articolo chiude chiedendosi se siano giuste le argomentazioni esposte. Oggi rispondiamo che Gamin e Fritz vanno avanti con le storielle di cui già si è detto.

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