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L'analisi di spezia-salernitana

Una vittoria per far girare il vento e darsi tempo

Applausi a fine partita

Quando ti metti alle spalle cento minuti così intensi e porti a casa l’intera posta devi essere tre volte felice. Prima di tutto perché, a conti fatti, il 2-1 odierno è la prima vittoria al “Picco” dalla riapertura degli spalti e il pubblico che c’era, che è quello che non guarda alle strisciate e che probabilmente soffriva anche ai tempi della serie C, meritava una gioia, dopo tre mesi da incubo. Il secondo motivo è che questa squadra in un modo o nell’altro, dopo essere passata a Venezia con il medesimo punteggio, lo fa anche oggi contro la Salernitana di Castori, altra sparring partner nella lotta per non retrocedere: come al “Penzo” è una prodezza da lontano a decidere la gara, oggi Kovalenko, ieri Bourabia. E se è vero che se vuoi salvarti innanzitutto non devi sbagliare “quelle partite”, lo Spezia può fare mea culpa soltanto per la gara di Verona, persa senz’anima, senz’appello ma anche senza giocatori. Rispetto a Bentegodi, Motta non aveva Bastoni ma recuperava almeno Maggiore e Kovalenko, entrambi comunque non al meglio e, in ogni caso, la formazione iniziale schierata oggi è finora quella con l’età media più bassa in un match della Serie A 2021/22 (23 anni e 201 giorni). Terzo elemento fondamentale che deve generare good vibration è la capacità di reazione di un gruppo che, per quanto giovane e costretto ad immense difficoltà praticamente dalla preparazione, ha risposto con vigore sia al 4-0 di Verona, sia all’iniziale svantaggio firmato da Simy, uno che quando vede bianco va in brodo di giuggiole visto che ha già purgato gli aquilotti quattro volte, compresi i gol in maglia Crotone.

La difesa colabrodo dello Spezia delle prime sette giornate, non è riuscita a tenere inviolata la sua porta e i gol subiti oggi diventano venti ma s’intravedono comunque miglioramenti: nella capacità di ‘reggere’ la pressione dell’avversario, nell’attenzione mostrata negli uno contro uno, nella tensione nervosa di sparare lontano i mille spioventi gettati nell’area di rigore. Sono aspetti positivi ma c’è bisogno di migliorare tantissimo quando gli avversari saranno veloci e brevilinei oltreché più forti di Djuric e compagni, tipo Caputo, Candreva e compagnia che lo Spezia andrà a sfidare venerdì sera al “Ferraris”: da questo punto di vista il ritorno di Martin Erlic sarebbe fondamentale, come fondamentale sarebbe avere almeno tutti gli effettivi a disposizione, per poterli allenare, scegliere e far riposare all’occorrenza. Tutte cose impossibili fino a questo momento, giusto riconoscerlo anche se non ci sono punti infermeria ai quali affidarsi. Amian, Reca, infortunati, e Bastoni, squalificato per due giornate in attesa di conoscere la risposta dal ricorso, c’è bisogno di voi perché la concorrenza alza le motivazioni e protegge chi sbaglia una partita o chi è stanco e deve sedersi. E quando l’età media è quella di cui sopra, questi aspetti sono basilari: solo così la sfortuna degli sconfitti si tramuta nell’entusiasmo dei giovanissimi che può anche portarti lontano se azzecchi i tempi, oltreché i calciatori, con quella dose di fortuna che va inseguita ma che prima o poi deve manifestarsi. Meglio prima che poi.

Sarà contento Pecini, ovviamente per il risultato, ma anche perchè dopo Antiste, è uscito dal guscio quel David Strelec, voluto in tutti i modi in estate: due dei cinque stranieri più giovani in gol in questo campionato giocano proprio nello Spezia: il francesino di Tolosa, è il più giovane in assoluto mentre l’attaccante slovacco è quinto in questa classifica. E naturalmente sarà raggiante anche Thiago Motta che vince in rimonta, meritando: anche in un primo tempo in cui lo Spezia a centrocampo faticava ad uscire dalle briglia della Salernitana Castori style, il gioco palla a terra aveva prodotto qualcosa, in primis la traversa di Salcedo che avviene al termine di una bell’azione corale. Nel secondo tempo si è consumata una rimonta legittima, non soltanto di cuore e di Picco ma di volontà e gioco collettivo, con sostituzioni giuste (molto bene Pogdoreanu) che hanno rinfrescato le idee e donato imprevedibilità: e anche oggi i bianchi hanno trovato la via del gol al “Picco”, cosa che accade da dodici partite consecutive, eccezion fatta per il ko contro l’Udinese alla terza giornata. Questa squadra fatica ad essere cinica sotto porta, anche se oggi Strelec fa un gran gol dal cuore dell’area di rigore, mentre sono arrivati diversi gol da lontano, non ultimo quello di Kovalenko che ha deciso la gara: si gioca diversamente rispetto allo scorso anno, ma è chiaro che sono soprattutto i gol delle punte centrali a mancare. Rimangono ancora a quota zero sia Manaj che Nzola, segno che si può migliorare negli ultimi venti metri quando anche oggi si è cincischiato troppo, alla ricerca di un pertugio fra le mille gambe della Salernitana. I complimenti a Gyasi espressi da Motta sono un monito per tutti, come se il tecnico italo-brasiliano volesse dire ai suoi giocatori: saremo ancora in pochi per un po’, bisogna andare oltre ogni limite, muovere la classifica e sbagliare il meno possibile per poi aspettare che tutti quanti siano a disposizione. L’auspicio è che succeda tutto questo, nel più breve tempo possibile.

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