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Greenpass: il caos delle badanti straniere, un problema da non sottovalutare

Anche alla Spezia, dove operano centinaia di collaboratrici domestiche, c'è incertezza sull'applicazione delle normative. Cooperative in campo per salvare assistenza domiciliare a disabili e anziani.

Tante donne straniere trovano lavoro in Italia come badanti

Fra badanti no vax, o che hanno ricevuto vaccini non riconosciuti dall’Unione europea come lo Sputnik, è rischio caos per un milione di famiglie italiane che hanno una persona a casa dedicata all’assistenza di malati o anziani, assunta in regola o presa in nero. Lo rende noto l’Unione europea della cooperative (Uecoop) in riferimento all’entrata in vigore dell’obbligo di green pass per tutti i lavoratori da venerdì 15 ottobre sul territorio nazionale dopo la firma del presidente del Consiglio Draghi al Dpcm con le linee guida per i controlli. Un numero che alla Spezia, provincia notoriamente anziana per età media e con tantissime colf impiegate, è quantificabile in circa duemila famiglie. D’altro canto più di 9 badanti su 10 sono donne, un quarto dele quali è italiana, oltre la metà arriva dai Paesi dell’Est Europa e il resto arriva da altre parti come l’Africa o il Centro e sudamerica, spesso da aree del mondo dove la copertura vaccinale o molto più bassa che in Italia e dove la resistenza sociale a immunizzarsi è molto più forte, con evidenti problemi poi per le famiglie nelle quali lavorano a contatto con soggetti deboli o immunodepressi.

Considerato che lungo la Penisola ci sono oltre 400mila badanti regolari e almeno altrettanti in nero, per un valore totale stimato in 10 miliardi di euro all’anno, la mancanza di green pass ischia di scatenare un corto circuito a livello nazionale con anziani e malati che restano senza assistenza o che si rischiano contagi da persone non immunizzate. “Una situazione per la quale – afferma Uecoop – sono in campo le cooperative socio assistenziali che aiutano ogni giorno oltre 7 milioni di famiglie grazie a più di 300mila operatori da nord a sud dell’Italia per i quali la rete di controlli sanitari è stata potenziata in funzione anti Covid nell’ultimo anno e mezzo di pandemia, per garantire maggior sicurezza ai lavoratori e ai loro assistiti con una forte spinta alla vaccinazione come strumento di tutela per se e per gli altri. Le vaccinazioni sono uno strumento fondamentale per il ritorno alla normalità e per garantire serenità e sicurezza a lavoratori delle cooperative e alle famiglie che assistono ma – conclude Uecoop – fra i problemi di risolvere, oltre alle posizioni no vax, c’è anche quello, soprattutto per le persone dell’est Europa, di chi si è vaccinato con lo Sputnik che non è riconosciuto nella UE e quindi non dà diritto al green pass.

Molte badanti convivono con gli assistiti e si sono vaccinate già nella scorsa primavera. Ma c’è un buon 30% di lavoratori domestici non ancora vaccinati, che secondo altre stime può lievitare fino al 38-40%: percentuali, che se proiettate sull’intera platea dei lavoratori del settore, due milioni fra regolari e irregolari, potrebbero significare appunto 600mila -1 milione di persone. Lavoratori e lavoratrici che se non si sono vaccinate entro oggi, sarebbero da sospendere dall’impiego, con la sicura difficoltà per le famiglie di trovarne un altro, almeno fino al 31 dicembre. E con un’altra certezza: una volta cessato il rapporto di lavoro con una famiglia, anche la famiglia successiva chiederà il green pass: ci sarà insomma una selezione naturale degli assistenti familiari, nella quale chi ha il green pass sarà preferito rispetto agli altri.

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