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Pci: “Battaglia per il San Bartolomeo appartiene ai sarzanesi e non a chi ha contribuito a distruggere la sanità”

La manifestazione in difesa dell'ospedale San Bartolomeo e della gestione pubblica della sanità
“Il Partito Comunista Italiano, fin dalla sua costituzione, nel 2016, porta avanti una campagna per una sanità pubblica, gratuita, di qualità, che rappresenti la necessaria risposta a chi, da tanto tempo, persegue, in ossequio alla cultura neo- liberista imperante, ad esempio attraverso il sotto finanziamento del sistema, una politica sempre più marcata di tagli a servizi e prestazioni, un sempre più rilevante processo di privatizzazione, il progetto di un progressivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, della subordinazione del diritto alla cura alle condizioni reddituali dei singoli, a chi intende ricondurre anche la salute alla logica del profitto.
Lo stesso SSN, da molti anni, è stato fatto oggetto di rilevanti politiche di tagli, operate dai diversi governi di centrodestra e di centrosinistra succedutisi alla guida del paese, all’insegna della medesima cultura liberista, dell’austerità, delle compatibilità di bilancio. Solo in questi ultimi dieci anni, come più volte sottolineato da più parti, ciò ammonta ad oltre 37 miliardi di euro. Le politiche di tagli affermatisi, spesso lineari, hanno prodotto la chiusura di tanti presidi ospedalieri, di tanti reparti, tagliato oltre 70.000 posti letto, ridotto il personale ( mancano, ad esempio, oltre 10.000 medici ed oltre 30.000 infermieri), precarizzato i rapporti di lavoro, mortificato, anche economicamente, la condizione lavorativa, determinato un processo di progressiva esternalizzazione, privatizzazione di servizi prima gestiti direttamente, etc.
I crescenti processi di finanziarizzazione e corporativizzazione della sanità, emblematico lo sviluppo della cosiddetta sanità o mutualità integrativa, ivi compresa quella di derivazione contrattuale, hanno portato con sé la messa in discussione del carattere universalistico del sistema; i processi di aziendalizzazione che hanno investito lo stesso, con l’assunzione dei parametri propri dell’azienda capitalistica, hanno prodotto il progressivo esautoramento sostanziale degli Enti Locali e, quindi, dei cittadini, in materia di programmazione, verifica e controllo delle politiche sanitarie. Tutto ciò è stato accompagnato da una richiesta crescente di compartecipazione alla spesa da parte dell’utenza, che in tanti casi è divenuta insostenibile, come dimostrano gli 11 milioni di cittadini che per questo rinunciano a curarsi adeguatamente.
Tutto ciò ha ridotto la quantità e la qualità dei servizi erogati, privato tanti cittadini della necessaria risposta ai loro bisogni, finendo con lo scuotere il sistema, che si evidenzia sempre più a rischio. Poche sono infatti le regioni che riescono a garantire i LEA (livelli essenziali di assistenza) ossia quell’insieme di servizi e prestazioni che per legge debbono essere garantiti in modo omogeneo nel paese, molte sono quelle che presentano bilanci sanitari in dissesto e che scaricano il peso delle conseguenti politiche di rientro forzato ancora una volta sui cittadini, attraverso ulteriori tagli, tassazioni aggiuntive, etc.
I processi di crescente autonomia regionale in materia sanitaria affermatisi nel tempo, e che in tanti, attraverso il processo di autonomia differenziata, vorrebbero spingere ancora più avanti, contemplando sempre più materie e funzioni, finendo con il mettere in discussione la stessa unicità statuale, hanno determinato una situazione che ha portato più d’uno ad evidenziare che nella sostanza si misurano tanti sistemi sanitari quante sono le regioni, con il rischio di mettere in discussione nei fatti la sussistenza di un Servizio Sanitario Nazionale coerente con i principi posti alla base della sua affermazione.
Il Sindaco Ponzanelli non dimentichi che ultimi decenni i comunisti sono stati tra i pochissimi a combattere contro tali politiche, contro i tagli alla sanità pubblica, contro la privatizzazione mascherata da “sussidiarietà”, contro il processo di regionalizzazione, contro il crescente processo di finanziarizzazione della sanità, contro la regressione del Servizio Sanitario Nazionale.
Quello che sta accadendo nel nostro territorio è specchio di questa situazione con chiare responsabilità, del centrosinistra prima e del centro destra poi.
Sabato eravamo presenti a Sarzana, orgogliosamente, con i nostri simboli e le nostre idee, com’è giusto che sia, senza vergognarci e senza nasconderci dietro finti civismi, nonostante sia evidente che cavalcare il qualunquismo, sproloquiare sulla neutralità del civismo che scavalca i concetti di destra e sinistra oggi va di moda e strappa applausi ma, nella sua ambiguità, come abbiamo avuto modo di testare in questi ultimi anni, devasta i diritti.
Questa battaglia è dei Sarzanesi ma non appartiene a chi ha contribuito a distruggere la sanità nazionale e locale. La falce e il martello, i comunisti, il PCI denuncia da anni il macello delle politiche sanitarie e certamente ha più diritto di stare in quella piazza rispetto a rappresentanti delle istituzioni, attuali o passati, tanto bravi sui social quanto ipocriti nel cercare una nuova “verginità”.
Mentre l’ospedale in zona Felettino tarda ad arrivare e il S.Andrea è ormai al pari di un sanatorio vecchio e fatiscente, l’ospedale di Sarzana, di recente costruzione, avrebbe potuto rispondere ad un bacino d’utenza che, ormai sprovvisto della completa agibilità di strutture punto di riferimento per la sanità della zona, si ritrova in grande difficoltà nell’affrontare problematiche legate a diverse patologie aggravate, ancor di più, dalla pandemia da Coronavirus.
È, ormai, palese su come l’amministrazione regionale stia operando per un lento smantellamento del San Bartolomeo fino al suo svuotamento totale in favore della sanità privata.
Invece di strumentalizzare la mobilitazione di sabato con truppe e simboli, tra inutili giustificazioni e slogan, il sindaco e la sua giunta passino ai fatti, agiscano, davvero, nei riguardi del Governo regionale di cui, chi ha contribuito alla sua elezione, è massimo rappresentante.
Come PCI, in supporto ed in collaborazione ai comitati in campo, dopo la riuscita manifestazione a cui abbiamo partecipato, continueremo a fare pressioni sulle istituzioni competenti auspicando un progetto di riorganizzazione dell’ospedale San Bartolomeo a favore della sanità pubblica che permetta di continuare a garantire a tutta la popolazione del territorio un diritto fondamentale, garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro ceto sociale, quello della salute”.
PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Federazione della Spezia

Sezione E.Berlinguer – Sarzana

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