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Sabato visite guidate

Gli scavi a Luni portano alla luce altri dettagli di un passato ricchissimo

Sta per concludersi la sesta campagna di indagini dell'Università di Luni concentrata sulle due domus nei pressi del Cardo Massimo che hanno svelato particolari delle abitazioni aristocratiche. Menchelli: "Ricerca, didattica e valorizzazione sono requisiti fondamentali".

Ultimi giorni di scavi nella zona intorno al Cardo Massimo del sito archeologico di Luni dove sta per concludersi la sesta campagna di indagini condotti dalla professoressa Simonetta Menchelli dell’Università di Pisa in collaborazione con il Museo, la Soprintendenza e il Comune di Luni. Le quattro settimane di lavoro che hanno visto protagonisti 24 studenti – alcuni anche della Val di Magra – hanno permesso riportare alla luce altri dettagli delle due domus che erano già stata al centro della campagna del 2019, ripresa quest’anno dopo la stop imposto dalla pandemia.
“Quest’area è particolarmente importante – spiega Menchelli, del dipartimento Civiltà e forme del Sapere – topografia antica di Unipi – si trova in una parte della città segnata da elementi di discontinuità per la stessa città di Luni. La ricerca è stata quindi molto utile e ha svelato due domus con una storia lunghissima perché nascono nel Primo secolo a.C. e presentano alcuni elementi comuni ma anche differenziazioni particolari. La casa a Sud – aggiunge – è quella più ricca ed estesa con una ricca varietà di pavimentazioni e pareti affrescate secondo lo “stile pompeiano”. Intonaco e pareti sono stati trovati negli stati di distruzione anche perché la domus dopo il Primo secolo è stata distrutta per lasciare spazio alla costruzione di un tempio. Abbiamo anche appurato che a lato l’abitazione aveva anche una bottega che si affacciava sul Cardo Massimo, anche se la grande novità ha riguardato la scoperta, in vari ambienti della casa, di pavimentazioni nuove in stile “opus sectile”, cioè con l’utilizzo di marmi tagliati per ricreare forme geometriche”.

Da qui il tema delle “abitazioni degli aristocratici” che sarà al centro della giornata di sabato 16 ottobre quando dalle 15 alle 18.30 si terranno visite guidate agli scavi per la presentazione dei risultati (ingresso con green pass, mascherina e prenotazione obbligatoria QUI). Giornata nella quale sarà anche possibile datare con più precisione una sepoltura rinvenuta durante le indagini e ancora al centro di analisi. “Abbiamo trovato – sottolinea ancora Menchelli – anche resti di un peristilio, portico interno con colonne, oltre a conghiglie inglobate nella malta per adornare le fontane. Gli scavi continueranno anche il prossimo anno – conclude – e abbiamo già calcolato cosa potremo trovare sotto il basso strato di terra. La nostra intenzione è quella di proseguire con il lavoro che consente di all’Università di rispondere a tre requisiti fondamentali come ricerca, didattica e valorizzazione, che devono essere integrati e necessitano di finanziamento”. Un’attività che anche in questa sesta campagna ha avuto il supporto tecnico e finanziario del Comune di Luni e la collaborazione del professor Ribolini con indagini georadar e del professor Carmody con indagini paleobotaniche.

Un po’ alla volta dunque, con i tempi e le difficoltà di queste indagini, Luni continua a restituire tracce importanti del suo passato: “Una volta riportati alla luce – chiude Marcella Mancusi, conservatrice del Museo e degli scavi archeologici – nel giro di poco tempo i reperti rischiano di essere compromessi, per cui bisogna avere lo spazio per studiarli e conservarli e fare in modo che non rimangano nei depositi come è accaduto in passato. Un rischio che ora non abbiamo con l’Università perché la procedura che regola la concessione di scavo c’è anche l’obbligo di pubblicare i risultati e definire tutto ciò che viene fatto”.

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