LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto

Quisquilie e meraviglie

Quisquilie e meraviglie

La serata futurista

Una serata futrista

La Spezia era a quell’epoca la più all’avanguardia di tutte le città d’Italia e per questo motivo molto amata dai futuristi.

Da quando, nel 1862, era stata avviata la costruzione dell’Arsenale da tutta Italia, a migliaia, manovali e tecnici, scienziati e artisti, seguitavano a giungere perché tutto lì accadeva e tutto molto in fretta.

Tra il 1871 e il 1923 nell’Arsenale furono varate otto corazzate, sei incrociatori, due cannoniere, una torpediniera, nove sottomarini, tra i quali il Delfino, il primo sommergibile italiano, e dai cantieri privati nel golfo decine furono i bastimenti da guerra e mercantili costruiti in quegli stessi anni.

Marconi la scelse per i suoi esperimenti. Nel 1897 un enorme ricevitore con un’antenna di venti metri fu imbarcato sul rimorchiatore San Martino, la trasmittente era installata sulla banchina San Bartolomeo che diventò così la primissima stazione telegrafica della Marina.

La Spezia stessa si espandeva sempre più e sempre più moderna. In alto, sopra il quartiere Umbertino, tra il 1900 e il 1902, fu costruito il primo palazzo Liberty in Italia.

Industrie sorgevano, ingegneri brevettavano, artisti stupivano, scienziati sbalordivano, esploratori partivano e tornavano portando meravigliose cose.

E in mezzo a quel fermento di vita, di idee e di opportunità Filippo Marinetti e i suoi compari ci andavano a nozze. Nel ‘33 ideò il premio “Golfo della Spezia” che porterà in città, per decenni, i pittori più importanti, e a conclusione della prima edizione di quel concorso, durante la “Sfida a tutti i Poeti d’Italia”, al Teatro Civico, declamò per la prima volta “l’Aeropoema del Golfo della Spezia”, che fu accolto con risonanti mitragliate di fischi, anzi, come scrisse lui stesso, con: “… un finimondo di schiaffi e bastonate”.

Nel settembre di quello stesso anno Marinetti organizzò una festa futurista nello stabilimento Colombo a San Terenzo, appena fuori dal paese, sulla strada per Lerici. Ospite d’onore era il santerenzino Luigi Questa, Capitano Pilota appena ritornato dalla seconda trasvolata atlantica – e pure la prima aveva fatto – con Italo Balbo.

Il Questa e mio nonno Amerigo erano molto amici. Per questo motivo aveva insistito perché lui e nonna Adele partecipassero a quella serata, della quale Amerigo era piuttosto curioso.

Si vestirono con i loro abiti più buoni, Adele mise i suoi pochi gioielli, e un poco titubanti entrarono nello stabilimento.

Si trovarono di fronte a una fantasmagoria di colori e luci che mai avevano visto, la creatività dei pittori aveva dato vita a un’ambientazione bizzarra che totalmente li sbalordì. Dopo i convenevoli recitati a raffica e urlando la festa iniziò con una esibizione di “aerodanza simultanea”, e già qui Adele, dopo lo stupore che le fece alzare le sopracciglia fin quasi all’attaccatura dei capelli, cominciò a fatica a trattenersi dal ridere. Seguirono molteplici e strabilianti eventi accompagnati sempre da un’orchestrina che, più che armonie, riproduceva con grande impegno i rumori della vita quotidiana mescolati con gorgoglii, ululati, rombi, sibili e ronzii. Ci fu pure una lotteria con in palio otto ritratti. Quattro fatti ai signori da quattro artiste, e altrettanti alle signore da quattro pittori, tra i quali Fillìa e Prampolini.

I loro numeri non furono estratti e Amerigo dovette allontanare Adele dai ritrattisti al lavoro perché, forse per colpa della “polibibita snebbiante” con rabarbaro, grappa e assenzio che aveva appena sorseggiato, non riusciva a smettere di ridacchiare vedendo materializzarsi quei volti che, anziché immortalati sulle tele, le parevano in movimento.

Comunque quei dipinti non dovettero piacere a nessuno se Marinetti stesso li scagliò dalle vetrate verso il mare facendoli diventare bersaglio per le pistolettate dei gerarchi presenti tra le risate generali.

Infine, quando arrivarono i cibi, trovandosi di fronte una creazione chiamata “polpettone dinamico”: un cilindro fatto con una fettina di vitello ripieno di verdure, tenuto in piedi da un cerchio di salsiccia, tre palline di petto di pollo e incoronato da uno strato di miele; anche Amerigo cedette e cercando di celare il riso prese sotto braccio Adele e uscirono a passo svelto incrociando lo sguardo di Questa che fece loro intendere con gli occhi che volentieri, se avesse potuto, avrebbe fatto lo stesso: la cena ancora non era finita, come dolce avrebbero potuto scegliere tra groviera con banana o aringa con gelatina di fragola!

Appena all’aria aperta, fuori da tutto quel fumo, che sembrava un obbligo fumare, Amerigo e Adele scoppiarono a ridere abbracciandosi, ma si allontanarono in fretta perché la ragazza all’ingresso li guardava sdegnata con aria di rimprovero.

Era una notte serena e ancora calda, fuggendo dal Colombo smisero di sentire quella cacofonia di suoni e iniziarono con piacere a riconoscere la melodia della risacca del mare sulla rena, passeggiando piano verso il paese, stringendosi l’uno all’altra, sentivano il calore dei loro corpi, avevano da poco compiuto cinquant’anni, non erano più ragazzini ma quella serata così particolare qualcosa aveva smosso in loro.

Lui la prese per mano e la tirò verso il giardino abbandonato a fianco alla casa bianca di Shelley dove di giorno a volte andavano a giocare i bambini del paese. All’inizio lei fece un poco di resistenza guardandosi attorno, poi fu lei ad attirarlo a sé, seducendolo con un sorriso più luminoso di tutte quelle stelle.

Là sullo sfondo la serata futurista proseguiva dinamica.

Più informazioni