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Gli studenti del Cardarelli a Lampedusa per la Giornata della memoria e dell’accoglienza

Studenti a Lampedusa

“Quale mondo giaccia al di là/di questo mare non so, ma ogni mare/ha un’altra riva, e arriverò”. Questi versi di Cesare Pavese si leggono nel cimitero di Lampedusa, dove sono sepolte senza nome molte delle vittime che nel mare Mediterraneo hanno trovato la morte, mentre cercavano una nuova vita.

Da molti anni, dal 30 settembre al 3 ottobre andare a Lampedusa è l’occasione per celebrare la giornata della Memoria e dell’Accoglienza, per confrontarsi con scuole italiane e europee e con le organizzazioni internazionali che si occupano dei migranti (ASGI, CISOM, OIM, MEDICI SENZA FRONTIERE, UNHCR). L’iniziativa, promossa dal Comitato 3 ottobre, MI e FAMI, mira a sensibilizzare le giovani generazioni per costruire un’idea diversa dell’immigrazione, per sostenere e condividere buone pratiche di accoglienza, per non far scordare la tragedia avvenuta il 3 ottobre 2013, quando 368 persone hanno perso tragicamente la vita a poche miglia dalle coste lampedusane. Quest’anno all’evento hanno partecipato più di 350 persone tra studentesse, studenti e insegnanti provenienti da 22 diversi paesi europei; tra loro c’erano anche Alessandro, Alessia e Gaia studenti del Liceo Artistico Cardarelli di La Spezia con Marthe e Janne del liceo Rhizo di Kortrijk scuola partner europea . “L’iniziativa è stata un’occasione di crescita individuale, ma soprattutto collettiva. Perché è dall’unione che possiamo abbattere i pregiudizi e diventare sempre più consapevoli di quanto i diritti umani siano violati e non garantiti” dice Alessia.

Il punto più toccante dell’evento è stato come ogni anno la testimonianza dei superstiti al naufragio; per il 3 ottobre ritornano a Lampedusa le persone che anni fa sono scappate dalla loro terra di origine in cerca di una vita migliore, sapendo cosa li aspettava: un lungo viaggio, dove molti dei loro parenti o amici hanno perso la vita. Il racconto diretto dei superstiti contribuisce a distaccarsi dall’immaginario e dai luoghi comuni che vengono spesso trasmessi in tv o riportati sui giornali. Gaia ricorda: “è stato uno dei momenti più intensi, ha reso possibile dare ai numeri che costantemente i media ci presentano, un volto e una storia… Di loro non dimenticherò mai gli sguardi, come quello di due genitori siriani che ancora oggi, dopo otto lunghi anni, sperano di poter ritrovare i loro tre figli scomparsi quella tragica notte, o quello di una donna eritrea che ogni volta che arriva a Lampedusa si sente in pace di fronte al mare dove ancora sente viva la memoria del figlio”. Speranza e Coraggio sono le parole più ricorrenti che danno il senso ai racconti dei sopravvissuti e ai loro parenti, costituiscono l’unica dimensione per riuscire ad andare avanti e superare la tragedia.
Altrettanto commovente è stato il racconto di Vito Fiorino, uno dei pescatori che portò in salvo nella notte del 3 ottobre 2013 sulla propria imbarcazione 47 vite umane. Ricorda di aver sentito lamenti che sembravano versi di gabbiani provenire dalla Spiaggia dei conigli, “ma poi ho visto il mare pieno di persone. Lì ho messo la paura da parte. I ragazzi erano quasi tutti nudi, mi scappavano dalle mani, erano tutti sporchi di gasolio. Quella notte per indifferenza le persone sono morte.”

Infine la cerimonia di commemorazione alla Porta d’Europa ha concluso il saluto alle vittime. “L’emozione è stata tanta, come le lacrime versate, e sarà ancora tanta, affinchè tutti possano apprendere quello che è successo e quello che ancora continua ad accadere.” (Alessandro) La Porta in cui inizia o finisce l’Europa, guarda al mare aperto e consegna alla memoria delle generazioni future la strage disumana e spesso senza testimoni di migranti deceduti e dispersi in mare. Un simbolo che aiuta a non dimenticare e che invita ognuno, secondo le proprie credenze religiose o laiche, alla riflessione e alla meditazione su quanto tragicamente sta avvenendo ancora ogni giorno sotto agli occhi di tutti.

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