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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Gamin e l’amico Fritz e l’effimera contesa per Caterina

Ubaldo Mazzini

Ubaldo Mazzini e Federico Paganini, al secolo Gamin e Fritz. Ognuno dell’altro l’amico del cuore, due vagabondi scavezzacolli che mantenevano l’amicizia scolastica nel giornale dove lavoravano, esperienza che li fece diventare fratelli: non per sangue ma per l’unanimità di vedute che li portava a condividere tutto, dalle convinzioni esistenziali alle furfanterie più ribalde.

Per tale unità d’intenti, non può mancare l’amore per la stessa femmina.

L’Ubaldo, gentiluomo, tace della cosa. Fritz sente meno la responsabilità dettata dall’onore o, forse, deve scrivere un pezzo e non trova di meglio che ricorrere alla comune biografia.

È Natale 1891. Gamin ha appena compiuto 23 anni, l’altro è coetaneo. Fritz scrive di cose accadute a Pisa dove entrambi frequentano giurisprudenza con esiti incerti, almeno per Mazzini che dal giugno ’90 ha trasferito la sede di studi sotto la Lanterna. Dunque, Fritz si riferisce a oltre 18 mesi prima.

Gli amiconi per frequentare sotto la torre affittano due camerette contigue. Lì avrebbero dovuto consumarsi la vista sui libri di diritto ma per ammissione di Fritz passano il tempo nella saletta che mette in comunicazione le stanze. Lì più che del giure parlano d’altro e l’altro fra due giovanotti che cosa può essere se non le femmine o, come successe, una femmina?

Questa è la cameriera della casa di cui alla fine dell’articolo si sa il nome: Caterina. Fritz la descrive come brunotta, belloccia, grassotta. È un po’ rotondetta, dunque, ma si sa che al tempo lo chassis piaceva robusto.

A farla breve, i due perdono la testa per la procace servetta a tal punto che l’amicizia presto s’incrina e dove prima erano chiacchiere e confidenza ora sono silenzi e ritrosie. Non si confessano la passione ma entrambi sanno di essere cotti per la stessa donna.

L’unica soluzione che alla fine riescono ad escogitare è scriverle insieme una lettera pregandola di scegliere lei. Sono esperti del lupanare ma imbranati nell’arte del corteggio, tanto vergognosi da ritrarsi che per consegnare la lettera tirano a sorte. L’anghingòn è benigno con l’Ubaldo; il postino è Fritz.

La risposta arriva a stretto giro di posta: Sinori due di facca, fra tutti due oh sielto già un’artro. La sua serva Caterina.

Delusione? Certo ma è sensazione che se ne va via subito. La conclusione della storia è un sollievo comune. Entrambi tirano un sospiro a metà fra lo sconforto e la soddisfazione che non ci mette molto per diventare il sentimento padrone della situazione.

Se il sogno di una possibile passione è svanito, resta la felicità per avere ritrovato l’immarcescibile amicizia.

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