Mascherina indosso per tutta la seduta, non ci si alza da posto, si parla con il microfono gelato che ad ogni passaggio viene sottoposto a sanificazione e cambio protezione (a meno che ognuno non abbia il suo microfono), barriere di plexiglass, obbligo di green pass, apertura finestre ogni ora dopo che i consiglieri sono usciti uno ad uno. Così funzionerebbe il consiglio comunale della Spezia in caso di rientro in presenza (che comporterebbe anche l’utilizzo dello spazio del pubblico): a spiegarlo, il segretario comunale Sergio Sortino in consiglio comunale a Lerici, dove ricopre il medesimo ruolo rivestito nel capoluogo. Un intervento, quello del dottor Sortino, volto a illustrare all’assemblea, in merito a richieste di rientro in presenza, cosa appunto comporterebbe una soluzione del genere. E lo ha spiegato, come detto, in riferimento alla Spezia, dove del tema si è parlato nella conferenza dei capigruppo tenutasi nei giorni scorsi. “Gli stessi soggetti che in questi mesi hanno richiesto il rientro in presenza, quando lunedì scorso ho letto le prescrizioni che, nel caso, sarebbe necessario seguire, hanno concluso che probabilmente è meglio restare a distanza fino a dicembre (è prevista per il 31/12 la fine dello stato di emergenza sanitaria, ndr). Nel corso della capigruppo è stato fatto notare quanto accade ad esempio per cinema, teatri, stadi. Ma gli stadi sono all’aperto, gli spettacoli in sala durano molto meno di un consiglio”. Il segretario ha parlato anche di come sia emersa, nella conferenza spezzina, l’ipotesi del sistema misto, adottato ad esempio dal consiglio comunale di Genova. Cioè parte degli amministratori in aula, parte collegati da remoto. “Ben sei capigruppo – ha aggiunto Sortino – hanno detto che preferiscono seguire da casa che stare cinque ore con la mascherina. Anche chi aveva particolarmente spinto per il rientro in presenza si è reso conto che sarebbe stravagante avere in sala del consiglio me, il presidente, il sindaco e uno o due consiglieri e altri trenta collegati da remoto. Ad ogni modo questa è solo una riflessione: a Lerici siamo meno persone in una stanza grande, le valutazioni le farà il medico di competenza”.
“A Lerici non solo dovremmo stare seduti quattro, cinque o sei ore, ma, come riporta il protocollo elaborato mesi fa, ma anche con le finestre e porte sempre aperte – ha osservato la presidente del consiglio Luisa Nardone -. Ne parleremo ancora in capigruppo. Ben contenti di tornare in presenza, vorrà dire che l’emergenza non ci sarà più, ma il consiglio da remoto ritengo non leda i diritti e le prerogative dei consiglieri. Tra l’altro molte persone che seguono il consiglio mi hanno detto che in questa modalità comprendono meglio, associando volti e parole, rispetto a quando seguivanolo streaming delle sedute in presenza”.