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Fino al 19 dicembre

Dante e Giotto, un dialogo unico ospitato al Museo Lia fotogallery

L'esposizione si inserisce nelle celebrazioni dantesche, ponendo a confronto la produzione letteraria di Dante, a fondamento dello sviluppo della lingua e della cultura italiane, e i testi figurativi contemporanei, dove Giotto è il campione di una rivoluzione lenta ma dirompente che porta l’immagine a dire parole universali.

Giotto e Dante. Un dialogo meraviglioso ospitato al Museo Lia che in una delle sale principali cambia volto e si veste di verde per accogliere al meglio un percorso unico, fatto di storia e cambiamento: elementi che distinguono l’arte di Giotto e del Sommo poeta Dante Alighieri.

Ne nasce un dialogo appassionato, che racconta un’autentica rivoluzione del linguaggio pittorico e letterario: Giotto e Dante rendono accessibili a tutti le immagini di Cristo e dei santi che diventano umani, illuminati dalla luce divina. Da questi concetti parte la mostra “Giotto e Dante, dialogo e suggestione” che da domani, con ingresso gratuito, fino al 19 dicembre sarà Museo Lia. L’esposizione si inserisce nelle celebrazioni dantesche, ponendo a confronto la produzione letteraria di Dante, a fondamento dello sviluppo della lingua e della cultura italiane, e i testi figurativi contemporanei, dove Giotto è il campione di una rivoluzione lenta ma dirompente che porta l’immagine a dire parole universali.

La mostra  curata da Andrea Marmori e Francesca Giorgi, prende l’avvio da eccezionali documenti figurativi, provenienti da Firenze e Castefiorentino: la Madonna con il Bambino di Cimabue, con il più che probabile intervento del giovane Giotto, e il Santo Stefano eseguito da Giotto negli anni della piena maturità, tra il 1320 e il 1325, quando in contemporanea è attivo a illustrare le vicende di San Francesco nella Cappella Bardi a Santa Croce. A questi sono associati un considerevole nucleo di dipinti a fondo oro, la cui realizzazione si colloca negli anni della vicenda biografica dantesca e giottesca, provenienti dalla Collezione permanente, ad iniziare dal Compianto di Lippo di Benivieni, compiuto a Firenze allo scadere del XIII secolo, per giungere al malinconico San Giovanni nel deserto del più abile tra gli allievi di Giotto, il raffinato Bernardo Daddi.

E poi oggetti sontuari e pagine miniate che offrono la straordinaria occasione di comprendere quale riverbero abbia infatti avuto la rivoluzione giottesca, come ben dimostra il foglio di Pacino di Bonaguida, nel quale ricerca di naturalezza e vigore espressivo paiono debitori dei ritmi ampli e distesi della Cappella Peruzzi di Giotto. A rafforzamento ecco infine i materiali librari provenienti dalla Biblioteca Mazzini che attestano la fortuna editoriale dell’opera di Dante e lo sviluppo degli studi indefessamente dedicatigli, come ben illustra il manoscritto di Giovanni Sforza relativo alla presenza di Dante in Lunigiana, confermata, oltre che dalle molteplici citazioni nella Commedia, da documenti spesso non più consultabili perché andati perduti, conosciuti solo grazie a queste puntuali quanto insostituibili registrazioni.

Andrea Marmori, nel testo di presentazione della mostra, spiega: ” Le divine pitture di Giotto e le humanae litterae di Dante sono le facce della medesima medaglia, a dimostrazione che linguaggio parlato, scritto e figurato al principio del XIV secolo prende uguale direzione per giungere alla comprensione universale grazie al metodo e alle formule di comunicazione intraprese. In parole semplici, come Dante privilegia l’uso della lingua volgare al posto dell’aulico latino, così Giotto inventa e sviluppa un inedito ed efficace linguaggio pittorico, traducendo dal greco al latino, vale a dire allontanandosi dalla maniera bizantina aulica e ieratica per recuperare l’equilibrio della classicità, come di lui e del suo operare diceva Cennino Cennini, per volgere infine all’immediatezza del parlar volgare: ‘rimutò l’arte di dipingere di greco in latino, e ridusse al moderno: et ebbe l’arte più compiuta ch’vessi mai più nessuno’. Il Museo Lia conserva un considerevole nucleo di dipinti a fondo oro, la cui realizzazione si colloca negli anni della vicenda biografica dantesca e giottesca”.

“Ad iniziare infatti dal Compianto di Lippo di Benivieni – prosegue lo scritto di Marmori -, compiuto a Firenze allo scadere del XIII secolo, i testi figurativi della collezione rappresentano un ottimo confronto visivo e un’occasione di paragone e di integrazione. A questi monumenti visivi è accostata la splendida tavola raffigurante Madonna con il bambino del Museo di Santa Verdiana a Castelfiorentino, ricondotta in maniera intermittente tanto a Cimabue quanto a Duccio, e dunque sospesa tra Firenze e Siena, a dimostrazione della labilità della linea che discrimina le due eminenti scuole”.

“La recente ipotesi che colloca – si legge – il dipinto negli anni compresi tra il 1283 e il 1284 tende a riconoscere l’intervento del giovane Giotto, all’ombra del maestro Cimabue, qui coinvolto a definire la figura del vispo bambino, irrequieto a posare la mano sulla gota della Madre, lo sguardo congelato in perenne quanto struggente malinconia. La presenza in mostra di un capolavoro assoluto della storia dell’arte, la splendida tavola di Giotto raffigurante Santo Stefano proveniente dal Museo Horne di Firenze, realizzata nella fase della piena maturità del Maestro, tra il 1320 e il 1325, gli stessi anni in cui è attivo a narrare le vicende di San Francesco nella Cappella Bardi a Santa Croce, conferma l’illustre e lusinghiero giudizio di Cennino Cennini, dimostrando il ruolo primario raggiunto dal pittore: qui il potente Santo, insidiato dalle pietre che giungono a colpirlo all’apice del martirio, si mostra preziosamente abbigliato della dalmatica, la veste del diacono, esibendo il libro che regge tra le mani. Il calligrafismo e il gusto decorativo del libro e delle vesti, dagli orli ricamati in oro, nero e rosso, dimostrano una raffinatezza di scrittura ineguagliabile, dove le fragili dita e la posa torta esaltano ancor di più la sofferente umanità del giovane santo, di monumentale fisionomia”.

“In aggiunta – prosegue lo scritto- a questi importanti prestiti tavole, miniature e oggetti d’arte della collezione contribuiscono a restituire la temperie culturale dell’età di Dante e Giotto, fornendo uno spaccato della produzione artistica di quel baluginante volgere di anni”.

“Le pagine miniate – spiega Marmori in merito a un’altra sezione della mostra – qui presentate offrono la straordinaria occasione di comprendere quale riverbero abbia infatti avuto la rivoluzione giottesca, come ben dimostra il foglio di Pacino di Bonaguida, nel quale ricerca di naturalezza e vigore espressivo paiono debitori dei ritmi ampli e distesi della Cappella Peruzzi di Giotto. A rafforzamento ecco infine i materiali librari provenienti dalla Biblioteca Mazzini che attestano la fortuna editoriale dell’opera di Dante e lo sviluppo degli studi indefessamente dedicatigli, come ben illustra il manoscritto di Giovanni Sforza relativo alla presenza di Dante in Lunigiana, confermata, oltre che dalle molteplici citazioni nella Commedia e dalla cosiddetta Pace di Dante dell’Archi-io di Stato della Spezia, da documenti spesso non più consultabili perché andati perduti, conosciuti solo grazie a queste puntuali quanto insostituibili registrazioni”.

“Una grande mostra di Giotto al Museo Lia, in un dialogo inedito con Dante nell’anni delle celebrazioni – dichiara il Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini – i quadri di Giotto che possono muoversi dai musei di appartenenza si contano sulle dita di una mano, ed è un grande orgoglio per la Città della Spezia aver organizzato una mostra proprio sul più grande del Trecento. Si valorizza sempre più il nostro “piccolo Louvre” con mostre straordinarie: il dialogo con Dante è poi l’occasione di valorizzare anche il nostro patrimonio bibliotecario.”

DANTE E GIOTTO

Dialogo e suggestione

A cura di Andrea Marmori e Francesca Giorgi

Museo Civico “Amedeo Lia”

Via Prione 234, 19121 La Spezia

2 ottobre – 19 dicembre 2021

Inaugurazione: sabato 2 ottobre, ore 10.00-18.00 (accesso gratuito con posti contingentati)

Orari: da martedì a sabato ore 10.00-18.00

Bigliettazione unica per visitare mostra e museo: intero € 8,00, ridotto € 7,00

 

Informazioni:

Museo Civico “Amedeo Lia”

Via Prione 234, 19121 La Spezia Tel 0187 727220 museolia@comune.sp.it www.museolia.it

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Giotto e Dante. Due geni a confronto al Museo Lia