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Quisquilie e meraviglie

Quisquilie e meraviglie

E infine arrivò Zaʿfarān

Zafferano

Da qualche giorno si svegliava di buon umore, a volte addirittura sorridendo.
Non che fosse mai stato una persona triste o perennemente incazzata come molte che conosceva, o che comunque si svegliavano “inverse” all’idea di affrontare un’altra giornata di lavoro, un lavoro che facevano per forza e non per scelta (una delle disgrazie più grandi che possono capitare all’uomo, aveva letto da qualche parte), però svegliarsi felice non è che fosse una cosa proprio normale neanche per lui.
Appoggiò il cuscino alla spalliera del letto e si mise seduto. Non aveva bisogno di riflettere, sapeva il perché di quel suo stato, s’era imbattuto in Zaʿfarān.
Alcune donne avevano attraversato la sua vita e con alcune aveva fatto anche parte di quel percorso, e spesso era stato davvero un bel viaggio.
Le ricordava tutte, il primo bacio ad Alice, ad un festino nel salotto in casa di Andrea, con le persiane chiuse e le tende tirate, mentre sul giradischi giravano Let it be, L’isola di Wight e Anna di Lucio Battisti. Poi il primo amore al Liceo, Beatrice, splendide forme, occhi azzurri, capelli neri. E Carla, la prima con la quale aveva fatto l’amore nella camera di un alberghetto dello zio di un amico, lei era più giovane e molto più esperta.
Poi il secondo grande amore, Diana, una ragazzina di Milano conosciuta in passeggiata nelle calde notti estive, prese la patente apposta, a 20 anni, per andarla a trovare. Fu la prima volta che gli si spezzò il cuore, un paio d’anni dopo, quando lei lo lasciò.
Altri visi, altre storie scorrevano nella sua mente, amori, avventure, passioni, dolori strazianti e mai condivisi completamente con nessuno; fin da ragazzino, per carattere, per cultura, gioie e sofferenze le teneva nel cuore, solo per sé.
Tutte donne splendide pensò e le ringraziò una per una, augurando a loro, ovunque fossero, di essere serene, felici, amate.
Fino a poco tempo prima, prima di quei risvegli sorridenti, aveva una relazione gradevole, non troppo impegnativa; si vedevano due volte al mese e un po’ di sentimento esisteva. Viveva solo, ed era arrivato ad un’età che una situazione del genere poteva essere ritenuta definitiva ed appagante. Certo, avrebbe voluto di nuovo imbattersi in un grande amore, di quelli che tolgono l’appetito, fanno fare sogni belli e svegliarsi con il sorriso sulle labbra, ci sperava, ma non ci credeva, ed invece spuntò.
Merito dei social.
Aveva condiviso un testo su una pagina e lei aveva risposto in maniera straordinariamente, agli occhi di lui, arguta e simpatica. Rimase colpito, andò a vedere il suo profilo e il viso che vide gli entro attraverso le pupille fino al cervello e al cuore e allo stomaco. Decise di conoscerla, le scrisse, lei rispose, abitava lontano. Zaʿfarān si firmava. Zafferano.
Come il minuscolo stimma del piccolo fiorellino indaco che sboccia in autunno. La spezia più preziosa del mondo perché la raccolta è fatta manualmente e con delicatezza estrema, per non rovinare i preziosissimi stimmi, la mattina presto e per solo due settimane tanto effimera è la fioritura.
Per ottenere un grammo di zafferano servono duecento fiori, e il prezzo può arrivare a cifre da capogiro. Nell’antichità questo piccolo miracolo era più prezioso dell’oro e il suo uso riservato agli strati più alti della società, a regine e re, che si profumavano con olii allo zafferano, o si vestivano di pregiati tessuti colorati di un giallo intenso, caldo e dorato. Fu tra le spezie più mercanteggiate dai carovanieri che percorrevano le vie di questo vecchio mondo, unendo i quattro angoli della terra in un reticolo di scambi e merci così belle e rare da essere al limite del favoloso.
Il suo sapore è ricco, vibrante, vellutato, esotico ma familiare al tempo stesso; fiorisce in bocca come le altre spezie non potranno fare mai e poi mai.
E, scoprì, lei era proprio così.
Si scrissero per molti mesi, poi si scambiarono i numeri e iniziarono a telefonarsi. Infine riuscirono a vedersi. E per entrambi fu come se si fossero conosciuti da secoli, da ere. Si innamorarono perdutamente una dell’altro.
Guardò al suo fianco, lei ancora dormiva, e sulle sue belle labbra c’era un bellissimo sorriso.