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Arriva dal capo di stato maggiore

Dalla Lunigiana a Nassiriya: chi è il colonnello Gabelloni, nuovo comandante provinciale dei Carabinieri

Primo contatto con Matteo Gabelloni, nuovo comandante provinciale dei Carabinieri: nato a Fivizzano, paese di origine della madre, è un po' come se fosse tornato a casa. La ricetta per controllare il territorio: sensori all'erta e prevenzione.

La chiamata al vertice del comando provinciale dei Carabinieri è un po’ come un ritorno a casa per il colonnello Matteo Gabelloni. Dopo anni trascorsi in giro per l’Italia e non solo, il carabiniere 46enne si è infatti riavvicinato a Fivizzano, suo luogo di nascita e paese di origine della famiglia materna. “Mio padre era un finanziere e pertanto anche i miei genitori hanno girato in lungo e in largo l’Italia, ma quando è stato il momento di partorire mia mamma ha voluto ritornare a Fivizzano, nei luoghi di sua madre e dei suoi nonni. E’ accaduto lo stesso anche quando venne al mondo mia sorella”. Oggi il comandante Gabelloni ritorna dalle sue parti con una moglie e un figlio che si appresta a compiere un anno a ottobre.

Frequentato il 177esimo corso dell’Accademia, il giovane Gabelloni ha iniziato la sua carriera a Bolzano, dove ha potuto iniziare l’esperienza delle missioni all’estero: Balcani, Eritrea e Iraq. E il 12 dicembre 2003 c’era anche lui a Nassiriya. “Ero passato da Animal house solo un paio d’ore prima dell’attentato – ricorda il colonnello – per recarmi a un incontro con altre forze armate. Ho sentito chiaramente il boato e sono corso al comando generale: ho prestato i primi soccorsi e la cosa che mi ha colpito immediatamente è stato l’impegno col quale tantissimi ragazzi iracheni ci aiutavano a scavare tra le macerie”. In seguito è stato trasferito a Ventimiglia e dal 2006 al 2008 ha operato a Corleone, prima di assumere il ruolo di comandante di compagnia a Ravenna e del reparto territoriale a Nocera inferiore. Messa in cascina anche l’esperienza da insegnante di tecnica professionale alla Scuola ufficiali di Roma – una parentesi ritenuta “stimolante per il contatto con i nuovi tenenti, ragazzi giovanissimi con i quali ho avuto un arricchimento costante e biunivoco”, ricorda il colonnello – è stata la volta dell’approdo al comando generale di Roma, presso la branca operazioni del Capo di stato maggiore, con particolare attenzione agli aspetti di sicurezza delle informazioni.

Il primo contatto con la città è stato lunedì ed è stata prima volta, visto che il bambino nato all’ospedale di Fivizzano nel 1975 è cresciuto a Lucca. “Non conoscevo La Spezia, ma il primo impatto – racconta il colonnello Gabelloni – è stato quello con una realtà ricca di calore, accogliente e con una grande laboriosità. Ho notato una una certa effervescenza nel tessuto sociale, mentre tra le istituzioni ho potuto saggiare un ottimo clima tra le istituzioni: prefettura, magistratura e le altre forze di Polizia si sono mostrati subito collaborativi e propositivi”.

Il nuovo comandante gestirà l’attività di due compagnie e 21 stazioni, per un totale di 300 militari tra donne e uomini. “Grazie all’ottimo lavoro dei miei predecessori – aggiunge il comandante – possiamo contare sull’efficacia della nostra funzione di rassicurazione della popolazione. Siamo spesso visti come primo appiglio per chi si trova in difficoltà anche grazie alla presenza capillare sul territorio. Ma la società cambia sempre più velocemente e anche noi dobbiamo restare al passo per mantenere questa capacità di essere vicini ai problemi della cittadinanza, anche quelli più semplici. Questo è il modo per essere cerniera tra lo Stato e la popolazione. Il comandante della stazione dei Carabinieri abita in caserma proprio perché è cittadino, come quelli che si rivolgono a lui. Non dimentichiamo Salvo D’Acquisto e il ruolo che hanno avuto i Carabinieri nel corso della Resistenza, mentre lo Stato italiano era allo sbando. Ci sono stati tanti Salvo D’Acquisto e hanno consolidato il rapporto con la popolazione”.

Per quanto riguarda il suo prossimo impegno sul territorio spezzino, il colonnello Gabelloni ha le idee chiare: “Come tutte le zone di cerniera, anche questa è molto interessante, con commistioni culturali e razionali importanti che però sono anche appetibili per la criminalità. Dobbiamo avere i sensori sempre all’erta su certe dinamiche, puntando al contempo sulla prevenzione, che è la maniera migliore per affrontare anche questo tipo di problemi”, conclude il comandante.

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