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L'analisi di spezia-juve

Antiste si prende la scena, ora Thiago può lavorare sui dettagli

E' una sconfitta che ha un peso positivo, paradossalmente più convincente della vittoria di Venezia: le tappe del campionato continuano, ma questa squadra adesso deve ritrovare i giocatori persi per strada.

La Juve vince, finalmente. Diciamolo senza indugi, non c’è alcuna irriverenza: il sentimento diffuso era questo, perché guai al mondo che la Vecchia Signora esca di scena nella lotta scudetto agli albori dell’autunno. Questione di appeal, di diritti tv e naturalmente di quel gran numero di tifosi sparsi in tutta l’Italia, che nella vita ha scelto soprattutto di vincere. Sarebbe da dilungarsi oltre ma lasciamo la materia a chi per queste cose patisce tutti i giorni. L’alabarda Juve, con i suoi campioni e le grandi spese, vince, lo Spezia no ma al “Picco” è stata una bellissima partita soprattutto per merito dei padroni di casa. La paura di farsi infilare dura giusto il tempo di prendere gol: fino ad allora è soprattutto sulla destra che i bianconeri spingono mettendo in difficoltà Bastoni, spesso chiamato a destreggiarsi fra Dybala e Chiesa, non proprio due dilettanti. Amian e Verde dalla parte opposta mandano fuori giri De Sciglio, non a caso richiamato in panchina da Allegri all’intervallo. Il “Picco” sobbolle da subito, Bonucci non si scompone e insieme a De Ligt sa sentire fiato e tacchetti addosso a Maggiore ed Antiste, i primi aquilotti a portare pressing sul giro palla della Juve. I bianconeri passano di forza e proprio sul risultato avverso, lo Spezia inizia a mostrare personalità: alzando il baricentro e bloccando il soliloquio juventino. L’1-1 di Gyasi non è perciò casuale anche se trattasi di prodezza personale: l’azione era partita da una conclusione di Verde che aveva fatto volare Szczesny. Intravisto nella prima frazione, ciò che aveva preparato Thiago Motta lo si vede nitidamente nella seconda parte: doveva essere uno Spezia stretto nei reparti e pronto a ripartire e il gol di Antiste arriva proprio così, con un contropiede favoloso e altrettanto fulmineo.

Spezia-Juventus

Sul 2-1 a favore e contro una Juve che “deve vincere per forza” non si può sbagliare niente, nè concedere zone d’ombra perché la Juve sa come tuffarcisi dentro e sfruttare tutte le situazioni possibili, anche le amnesie di Aureliano che nell’ultimo quarto d’ora dimentica di usare il fischietto. Lo Spezia perde su due rimpalli, scaturiti da mischie più che da svarioni tattici: in quei casi ci vogliono tutte le componenti che magari una squadra sotto i 24 anni può non avere. Ma Thiago Motta deve essere soddisfatto soprattutto perché rispetto a Venezia lo Spezia ha dimostrato più continuità nel gioco e anche una foga collettiva più organica. Sono passi avanti anche se i punti sono zero e sabato c’è il Milan, più forte dei bianconeri: ma sono troppo importanti i miglioramenti di alcuni giocatori che finora si erano visti così così. Amian a Bourabia su tutti, senza dimenticare Antiste che davanti a Bonucci si trasforma nel Cassano che un bel po’ di anni fa esordì in serie A con la maglia del Bari, segnando un gol molto simile a quello del talento di Tolosa. E’ una sconfitta che ha un peso positivo, paradossalmente più convincente della vittoria di Venezia: le tappe del campionato continuano, ma questa squadra adesso deve ritrovare i giocatori persi per strada. Gli infortunati in primis, gli altri ragionamenti spettano poi a Pecini e allo stesso Motta. Ma alla lunga per essere credibili all’interno dei 90′, soprattutto quando saremmo oltre la metà del campionato, poter contare su forze fresche in tutti i reparti diventa l’aspetto basilare. Adesso il Milan, avversario più forte e psicologicamente più in forma: ancora al Picco, ma pensare allo scorso anno non ha alcun senso anche se rimane un ricorso bellissimo.

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