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Asti: "Non ne possiamo più di storici come Barbero invitati al Festival della Mente"

Paolo Asti a Nizza

“Non ne possiamo più di storici come Barbero, invitati negli anni al Festival della Mente per raccontare tutta la storia del mondo, da quella medievale fino a quella contemporanea, quasi che nel mondo scientifico non esistessero delle competenze specialistiche tali da rendere impossibile agli storici di occuparsi di tutto lo scibile vissuto dall’uomo. Ormai Barbero è l’appuntamento che il pubblico attende come lo Spritz della sera, buono bianco, con il campari o aperol, a seconda dei gusti, ma sempre con l’ orgoglio di avere la tessera del partito comunista con la firma di Berlinguer. Niente di male per carità, perché ognuno ha il diritto di essere orgoglioso per quel che gli pare, ma quello che ci attendiamo da anni è che il Festival della Mente faccia cultura grazie al confronto, invece, qualsiasi sia il tema, la visione è sempre a senso unico. Ho molto apprezzato come il sindaco di Sarzana Cristina Ponzanelli ha gestito nei giorni scorsi il centesimo anniversario dei Fatti del 21 luglio del ’21, partecipando e garantendo, nei vari appuntamenti, la pluralità del dibattito, andando anche per alcuni aspetti contro parte della sua maggioranza. E’ questo lo stile che vorremmo da un’istituzione pubblica e da chi si occupa della direzione artistica di un festival. Invece, nel momento in cui si cerca di compiere un revisionismo o del riduzionismo vergognoso, alla Montanari, ecco che Barbero ci racconta sulla stampa nazionale che: “il Giorno del Ricordo è una tappa di una falsificazione storica”. Consiglio a Barbero e a tutti quelli che lo seguono di riascoltare il discorso del Presidente Mattarella di due anni fa nella giornata dedicata alle vittime di quelle barbarie e in particolare un passo: “Non si trattò come afferma qualche storico revisionista o riduzionista di una ritorsione ai torti subiti dai fascisti perché tra le vittime ci furono uomini, impiegati, operai e prelati quanto più lontani dal fascismo e fino anche militanti comunisti, verso cui si riversò un odio intollerabile etico e sociale…” Uno storico che afferma: “i partigiani titini stavano dalla parte giusta e i loro avversari, per quanto in buona fede, stavano dalla parte sbagliata.” non afferma una convinzione frutto della ricerca e della libertà di pensiero ma un falso con cui un qualsiasi studente verrebbe invitato a tornare un’altra volta a ridare l’esame di storia contemporanea. L’auspicio per la prossima edizione è quello di invitare, se non un contradditorio che capisco non rientri nello stile del Festival , almeno qualche storico che, come scrive Maurizio Crippa vice direttore del Foglio, riferendosi alle risposte all’intervista di Barbero a Il Fatto quotidiano come “ .. ubriacatura ideologica. Un’intervista al barolo, si sarebbe detto un tempo, oggi più banalmente un’intervista al Barbero””.

Paolo Asti
Portavoce Nazionale CulturaIdentità

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