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L'intervista

"Giovani esperti per uno Spezia ad alta intensità"

Riccardo Pecini racconta il primo mercato americano: "Dall'estero giocatori con tante partite alle spalle. Manaj alla maturazione definitiva, Strelec motivato. Supryaga? Preferito Salcedo. Su Piccoli scriverò un libro. Nzola? Se vuole, sa come fare".

Riccardo Pecini

Riccardo Pecini ha seminato per due inverni, sperando poi di raccogliere per due primavere. Ogni frutto con il proprio tempo di maturazione. Quello di Manaj è ora, quello di Antiste e Strelec forse domani e quello di Sher magari sarà dopodomani. Un ritmo da preservare con cura sulla terra fertile di Follo e del Picco. Magari anche su quella del Ferdeghini, da dove alcuni elementi potrebbero passare in alcune domeniche per ricaricarsi lontani dalla prima squadra. Ora è tutta una gestione delle energie.
I Platek da parte loro ci hanno messo entusiasmo, sostenuto da un budget di 20 milioni di euro. L’uomo mercato lunigianese le sue conoscenze del calcio europeo. E una filosofia da comune: underdog sì, come piace agli americani, ma con idee e spalle larghe. Per poter un domani chiedere di nuovo agli ascoltatori: “Quando è arrivato Schick in Italia, chi lo conosceva?”.

E’ successo praticamente di tutto dal suo arrivo alla Spezia. La sua prima estate da uomo mercato aquilotto non deve essere stata banale
“Dico solo che siamo partiti per prendere 15 giocatori, è arrivata la sentenza e sono diventati 25. Un mercato strano, diverso e complicato. Per tutti e per lo Spezia in particolar modo, visto che avevamo necessità di fare tanto. E’ stata veramente tosta”

Quanto il futuro blocco del mercato deciso dalla FIFA ha inciso sul suo lavoro? Avete avuto la sensazione ci siano stati calciatori o agenti spinti a non accettare la destinazione Spezia in virtù di questa?
“Spinti a rifiutare lo Spezia, devo dire di no. Di certo abbiamo sempre dovuto spiegare in cosa questo blocco del mercato consista, quali siano le sue conseguenze, quali strategie comportano. Anche ai giocatori stessi, che non avevano evidentemente chiara cosa sia una sentenza della FIFA”.

L’ha limitata?
“In un certo senso sì, perché ci ha imposto di costruire una squadra competitiva per questa stagione con la necessità di proteggerla per i successivi. Ogni acquisto ed ogni cessione necessita di giorni, giorni e giorni di lavoro. Da parte non solo mia ovviamente. Dover lavorare per tre stagioni e non solo per una ci ha certamente messi sotto pressione”.

Età media della rosa che non arriva a 24 anni. Un mercato così indirizzato ai giovani, così progettuale, per così dire, non si era mai visto alla Spezia. E forse in tutta la serie A, quantomeno in anni recenti. E’ una scelta, o è anche funzione di dove il mercato vi ha indirizzati?
“Abbiamo ragionato su un concetto di esperienza diverso. Faccio un esempio: un calciatore come Reca, che ha alle spalle circa settanta presenze in serie A e 150 in totale tra i professionisti, per noi è da considerare un giocatore esperto. Siamo andati alla ricerca di elementi con un tot di partite alle spalle, quindi con una conoscenza del mestiere, ma che anagraficamente non andassero troppo in là con l’età”

Non è solo questione di perseguire una prospettiva di plusvalenze future quindi
“E’ una scelta condivisa con l’allenatore, che prediliga il gruppo, l’intensità dell’allenamento, la possibilità di avere giocatori sempre il più possibile al cento per cento della condizione. Qualcosa che, più si va in là con gli anni, più è difficile ottenere”

Thiago Motta ha esplicitamente detto di voler scegliere il modulo in funzione dell’avversario di turno e degli uomini a disposizione. Per chi deve comporre una rosa è una facilitazione rispetto ad avere un allenatore che predilige sempre un certo tipo di schieramento?
“Faccio un’analisi più profonda. Il sistema di gioco è un numero, come si muovono i giocatori è ciò che determina la filosofia di una squadra. Italiano per esempio ha cambiato tantissimo tra come è partito e come ha finito con lo Spezia. Pur con il 4-3-3, graficamente, ha variato l’uso dei terzini e quello delle mezzali. Il tempo ha insegnato come adattarsi alle difficoltà della serie A, come è giusto e normale che sia. Ci si basa quindi sul concetto di gioco più che sul modulo”

… che nel caso dello Spezia odierno è la ricerca dell’intensità e del gruppo di cui parlava prima
“Esatto”

Proviamo a raccontare qualche scelta specifica. Rimanere con quattro centrali di difesa – due destri e due sinistri in perfetta simmetria -, tutti molto giovani, è fatta a tavolino?
“Abbiamo valutato la possibilità di prendere un quinto centrale di esperienza, ma nessuno dei profili ci convinceva. Quattro è di base il numero giusto per la difesa, considerando giocatori che possono essere schierati nel ruolo in caso di emergenza come Ferrer ed Amian”

A centrocampo quanto contate sul recupero di Leo Sena? Un elemento come il norvegese Hove poteva essere il giusto completamento? Lo avete seguito per tante settimane
“Leo Sena sta bene e contiamo di poterlo riavere a breve. Hove fa le due fasi, mi piace molto e da tempo. Ma, ragionando in prospettiva, abbiamo preferito investire su Leandro Sanca, passato in prestito al Casa Pia. Se le cose vanno come dovrebbero andare, tra un anno avremo più necessità di portare allo Spezia un’ala piuttosto che un centrocampista”

Mi pare di capire che contate gli attaccanti esterni siano quel tipo di elementi passibili di apprezzarsi sul mercato e diventare plusvalenze future…
“Sì. Poi consideriamo che Colley è in prestito, abbiamo un diritto di riscatto e l’Atalanta il controriscatto e dobbiamo tenere conto che la prossima stagione potrebbe non essere più qui. Strelec può fare anche la punta… quattro bisogna averli in rosa”

A proposito di punte, è vero che siete stati molti vicini a Valdislav Supryaga della Dinamo Kiev?
“Abbiamo avuto la possibilità di tesserarlo. Dopo attenta riflessione, abbiamo pensato che Eddie Salcedo fosse l’elemento più adatto per un discorso di adattamento, di conoscenza. E’ vero che ha vent’anni, ma conta già quaranta presenze in serie A. Un giovane esperto. Abbiamo optato per lui”

Operativamente come ha lavorato? Aveva un budget prestabilito o doveva chiedere il via libera caso per caso?
“Avevamo un budget di riferimento, ma ogni giocatore veniva condiviso con l’ad Nishant Tella e con la proprietà per riuscire ad arrivare a valorizzare al massimo quanto a disposizione. Un sistema in cui mi sono trovato molto bene, diverso rispetto a quello della Sampdoria che ha una gestione più tradizionale”

Il sondaggio di CDS sul grado di apprezzamento del mercato dà risultati molto lineari: la maggioranza relativa lo ritiene sufficiente, molti si distribuiscono tra buono e insufficiente e poi c’è una coda quasi equivalente di ottimisti e pessimisti. Si legge un po’ l’incognita che vive la piazza, ma anche molti media e osservatori. La verità è che ci sono tanti calciatori che rappresentano una novità per l’Italia ed è difficile giudicare oggi
“Io credo che i giocatori vadano presi se li conosci, se conosci il campionato in cui giocano, dove sai che accetteranno di venire. Perdere settimane a parlare con un calciatore della Premier League per convincerlo a venire allo Spezia, e magari non riuscirci neanche, sarebbe stato un disastro. Oggi avremmo 17 giocatori in rosa. E’ normale che tanti dei giovani non siano conosciuti, che ci sia anche un po’ scetticismo da parte di qualcuno. Questo è il mio lavoro. Quando è arrivato Schick alla Sampdoria, chi lo conosceva? Ma dico di più: in quanti conoscevano Lautaro quando lo ha preso l’Inter? Il tifoso è chiaramente più colpito da Castillejo che da Strelec, perché il primo lo ha visto giocare ed il secondo ancora no”

Parlando di David Strelec, le parole della dirigenza dello Slovan Bratislava lasciano intendere che non avessero molta voglia di privarsene. Il giocatore invece ha fatto di tutto per venire
“Per venire allo Spezia un giocatore deve dimostrare voglia. Voglia di confrontarsi con la serie A, ma anche di capire il contesto in cui si va. Io non credo siamo un club che si può permettere gente che viene a svernare perché c’è il mare. Non è la filosofia della società e non è neanche l’ambiente giusto per farlo”

Il confine tra la prima squadra e la primavera è davvero sottile a livello di età. In entrambe si trovano 2002 per esempio
“I giocatori che arrivano dall’estero hanno tutti già parecchie partite in prima squadra. Prendete Strelec, è già tre anni che gioca in prima squadra (70 presenze, ndr), ha giocato in Europa League. Dal punto di vista tecnico, non sono calciatori acerbi. Poi c’è tutto il processo di adattamento: campionato nuovo, lingua nuova, allenatore nuovo… questo è normale. Forse il solo Sher ha meno partita in un campionato di livello (circa trenta nella serie A svedese, ndr), ma prendete uno come Antiste…”

Il caso Roberto Piccoli, da promesso sposo a Godot
“Un giorno su questa storia scriverò un libro…”

La scelta della punta è dunque ricaduta su Rey Manaj
“Ha caratteristiche più o meno simili a Piccoli, con un’esperienza leggermente superiore. Ha fatto un percorso di crescita, potrebbe essere nel momento della maturazione definitiva. E poi parla già italiano, conosce l’Italia, il nostro campionato e ci ha già giocato. Come alternativa era in teoria quella a più basso rischio e maggiore rendimento. Si potrà sapere solo quando giocheremo”

Un aspetto tecnico: il blocco non vieta allo Spezia di riscattarlo dal Barcellona, se volesse, entro il prossimo giugno
“Esatto”

Lo trattasti già per la Sampdoria quando era un giovane ai primi passi tra i professionisti
“Tornai alla Sampdoria (nel 2014, ndr) che lui era in prestito dalla Cremonese. Massimo Ferrero mi aveva mandato a trattare il diritto di riscatto, quando avevamo trovato l’accordo la Cremonese cambiò il direttore sportivo (da Zocchi a Giammarioli, ndr). Il nuovo direttore sportivo decise di cederlo all’Inter”

M’Bala Nzola è rimasto. E’ recuperabile alla causa dello Spezia?
“La scelta tecnica spetta all’allenatore, senza discussione. Se lui vuole farsi recuperare, credo che sappia come fare. Però dipende da lui. La nostra priorità è preservare il gruppo, che è pulito, unito e ha in mente solo l’obiettivo. I nuovi sono stati selezionati anche cercando di mantenere questa linea. E’ ovvio che il gruppo non accetta voci fuori dal coro, se la voce fuori dal coro non si fa accettare. Noi abbiamo fatto due partite senza Nzola e possiamo farne altre 36 tranquillamente”

Le è dispiaciuto mandare in prestito alcuni elementi della vecchia guardia?
“Dispiace sempre quando un ragazzo va via, ma secondo noi sia Elio Capradossi che Luca Vignali avevano bisogno di un’annata di continuità per tornare ancora più forti”

Guarda al mercato degli svincolati?
“Non ho neanche avuto il tempo di vedere chi c’è. Anzi, non ho neanche avuto il tempo di parlare con Thiago Motta, se non pochi minuti oggi in sede. Non credo però ci sia bisogno di ulteriori ritocchi”

Cosa pensa quando vede chi mette lo Spezia come ventesima forza del campionato nei pronostici?
“Che il bello del calcio è che è opinabile. Io credo che abbiamo una buona squadra e certamente non la peggiore. Poi bisogna giocare. Il 6-1 di Roma ha inciso? Io pensavo di avere zero punti ad oggi, invece ne abbiamo uno. Se questi ragazzi avranno la fortuna di fare 15 anni di serie A, si abitueranno a gestire anche queste partite. Io ne ho prese 7 dalla Lazio con la Sampdoria. Se ti abbatti dopo una sconfitta così, sei retrocesso. Se impari di tuoi errori, la prossima volta magari perdi ma non 6-1. E’ tutta esperienza”

Il ruolo di punto di riferimento di un settore tecnico allargato, che abbraccia anche il SonderjyskE in Danimarca ed il Casa Pia in Portogallo, le piace?
“Mi piace molto sia a livello di programmazione che nella relazione con gli altri. Mi piace capire e sviluppare idee e progetti assieme. E’ stata un’estate tosta, abbiamo tutti lavorato venti ore al giorno. Ci siamo sentiti spesso con Joe Manns e Tiago Lopes”

La sosta per le nazionali procrastina necessariamente l’espressione di tutto il potenziale di questo Spezia?
“A novembre capiremo chi siamo”

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