Il Circolo culturale “La Sprugola” organizza tre serate per ricordare altrettanti spezzini illustri.
Del primo della serie che è Ubaldo Mazzini parlerò giovedì prossimo alle 20 da Caran in un incontro in cui il primattore non è l’Ubaldo né tanto meno io, ma la nostra tradizione gastronomica.
Chi mi segue sa quante volte ho detto di Mazzini.
Del grande cittadino che tuttora è un punto fermo della nostra cultura, tre anni fa (3 dicembre) s’è celebrato il 150° della venuta al mondo e fra due anni l’8 luglio si ricorderà il centenario della scomparsa. Eppure, sono certo che il Nostro è un perfetto sconosciuto anche per chi sa che da giovane si firmava Gamin e che versificava in spezzino. Dico le due componenti più note della sua produzione, la terza, la più “intellettuale” che riguarda l’attività di ricercatore e che è contenuta nei due “Giornali Storici” che fondò, penso sia stata letta e studiata solo da una ristretta cerchia di addetti ai lavori che l’hanno divulgata poco e male.
Per provare quanto dico, basta citare la targa esposta sopra l’ingresso dello stabile di via Da Passano 48 dove l’Ubaldo nacque. Il testo ospita un errore clamoroso: il giorno della nascita è fissato al 5 e non al 3. Certo è un refuso del marmista che magari ha letto male le indicazioni. I refusi sono all’ordine del giorno ma, se sulla carta lo sbaglio si può emendare, la correzione sul marmo non è parimenti facile. Lo si sarebbe potuto far notare ma il primo a insorgere sulla data sbagliata sono stato io su queste pagine il 1 giugno 2018: mai nessuno prima.
Altra considerazione. Se tutti quelli che hanno scritto o parlato di Gamin l’avessero letto, le notizie che ho fornito per voi lettori non sarebbero state novità assolute.
È lungo farne l’elenco: le disavventure familiari del padre tirate fuori dall’ex Sindaco Pontremoli in una furiosa diatriba con Ubaldo/Gamin; gli articoli in cui espone una concezione della donna gradita oggi solo ai talebani; il misoneismo che salta fuori anche nel rifiuto della bicicletta suggeritagli dall’amico Oreste Poggiolini; la goliardia sfrenata che lo porta a mettere in scena con l’amico del cuore Fritz Paganini una versione ultra umoristica dell’Otello verdiano; le poesie in italiano e via andare. Chi mi ha seguito, queste cose le sa.
Io conosco Gamin. Sono il più bravo? Assolutamente no; solo per documentarmi su quello che avrei scritto, ho letto i giornali dove scriveva. In troppi li hanno snobbati per non essere “fonti primarie”, ma come si fa a dire di un giornalista se non si leggono i giornali dove scrive?
PS: Occorre prenotare: 0187 700453.
ALBERTO SCARAMUCCIA