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Una storia spezzina

Una storia spezzina

La tradizione gastronomica spezzina nel segno di Gamin

di Alberto Scaramuccia

Ubaldo Mazzini

Il Circolo culturale “La Sprugola” organizza tre serate per ricordare altrettanti spezzini illustri.
Del primo della serie che è Ubaldo Mazzini parlerò giovedì prossimo alle 20 da Caran in un incontro in cui il primattore non è l’Ubaldo né tanto meno io, ma la nostra tradizione gastronomica.
Chi mi segue sa quante volte ho detto di Mazzini.
Del grande cittadino che tuttora è un punto fermo della nostra cultura, tre anni fa (3 dicembre) s’è celebrato il 150° della venuta al mondo e fra due anni l’8 luglio si ricorderà il centenario della scomparsa. Eppure, sono certo che il Nostro è un perfetto sconosciuto anche per chi sa che da giovane si firmava Gamin e che versificava in spezzino. Dico le due componenti più note della sua produzione, la terza, la più “intellettuale” che riguarda l’attività di ricercatore e che è contenuta nei due “Giornali Storici” che fondò, penso sia stata letta e studiata solo da una ristretta cerchia di addetti ai lavori che l’hanno divulgata poco e male.
Per provare quanto dico, basta citare la targa esposta sopra l’ingresso dello stabile di via Da Passano 48 dove l’Ubaldo nacque. Il testo ospita un errore clamoroso: il giorno della nascita è fissato al 5 e non al 3. Certo è un refuso del marmista che magari ha letto male le indicazioni. I refusi sono all’ordine del giorno ma, se sulla carta lo sbaglio si può emendare, la correzione sul marmo non è parimenti facile. Lo si sarebbe potuto far notare ma il primo a insorgere sulla data sbagliata sono stato io su queste pagine il 1 giugno 2018: mai nessuno prima.
Altra considerazione. Se tutti quelli che hanno scritto o parlato di Gamin l’avessero letto, le notizie che ho fornito per voi lettori non sarebbero state novità assolute.
È lungo farne l’elenco: le disavventure familiari del padre tirate fuori dall’ex Sindaco Pontremoli in una furiosa diatriba con Ubaldo/Gamin; gli articoli in cui espone una concezione della donna gradita oggi solo ai talebani; il misoneismo che salta fuori anche nel rifiuto della bicicletta suggeritagli dall’amico Oreste Poggiolini; la goliardia sfrenata che lo porta a mettere in scena con l’amico del cuore Fritz Paganini una versione ultra umoristica dell’Otello verdiano; le poesie in italiano e via andare. Chi mi ha seguito, queste cose le sa.
Io conosco Gamin. Sono il più bravo? Assolutamente no; solo per documentarmi su quello che avrei scritto, ho letto i giornali dove scriveva. In troppi li hanno snobbati per non essere “fonti primarie”, ma come si fa a dire di un giornalista se non si leggono i giornali dove scrive?

PS: Occorre prenotare: 0187 700453.

ALBERTO SCARAMUCCIA