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Un primo punto sugli scavi

Tino delle meraviglie: sentieri restituiti e una storia da preservare

Il Cai prosegue il lavoro trentennale per preservare l'isola ed è in prima linea in supporto agli archeologi nelle fasi di scavo. Un grande lavoro, dove il volontariato, assieme all'associazione Isola del Tino, fa la differenza.

Scavi all'Isola del Tino

Da trent’anni vegliano sull’isola del Tino e in questa fase di cantieri e scavi archeologici sono a disposizione degli studiosi per intervenire, nel caso in cui, ci fossero zone impervie da liberare. Sono gli associati del Cai che da tre decadi, in collaborazione con la Marina, curano come un gioiello prezioso l’isola militare, sempre più fruibile grazie agli accordi e all’impegno dei volontari degli Amici dell’isola del Tino.
Curare per piccolo pezzo di terra è tutt’altro che semplice: la delicatezza del territorio, l’accessibilità contingentata a causa del Covid 19 hanno mescolato un po’ le carte in tavola. Ma i volontari non hanno mollato e con un lavoro attento costante e minuzioso hanno riaperto alcuni sentieri, tra questi, quello dalla casa di Don Giusti. In contemporanea, una squadra è sempre disponibile a intervenire in aiuto agli archeologi che in questa fase potrebbero scrivere un nuovo capitolo dell’Isola del Tino.
A entrare nel dettaglio e sul lavoro svolto sino ad ora è Alessandro Bacchioni presidente del Cai della Spezia. “Con la nostra squadra, in previsione anche di San Venerio, abbiamo sistemato le zone che saranno fruibili in occasione della festa e poi su richiesta degli archeologi abbiamo lavorato sulla zona che sarà attenzionata dai prossimi scavi. Si tratta di un’area dove una ventina d’anni fa era avvenuto un crollo e dove non è mai stata fatta ricerca. La squadra del Cai proseguirà nella manutenzione della zona. In questo momento la presenza di due radici sta rendendo complesse alcune operazioni degli archeologi. Servirà moltissima attenzione”.
“Tutte le fasi di manutenzione – prosegue – sono molto impegnative, perché c’è stato un blocco agli accessi per il lockdown. Lavorare sull’isola presenta molti problemi logistici, il numero limitato degli accessi e la possibilità di lavorare con squadre ridotte”.
Il Tino è un’isola militare e il Cai da anni sta lavorando sulla creazione di una cartografia del territorio che verrà presentata prossimamente. Inoltre, negli ultimi mesi ha svolto un lavoro importante sull’apertura dei sentieri. “Alcuni erano chiusi da tempo – racconta -, tra questi c’è il tratto che dalla casa di Don Giusti arriva alla Batteria Ronca: così facendo alcune zone sono visitabili, grazie al lavoro sulla sentieristica. Tra queste aree ve ne sono alcune che erano state interessate da crolli mai bonificati, non è semplice, ma con le nostre squadre diamo il meglio”.
Gli scavi sono partiti ufficialmente nella giornata di mercoledì e arrivano le prime immagini delle operazioni in corso. Le squadre del Cai e l’associazione Amici isola del Tino seguono passo passo la minima evoluzione.
“La prima giornata di scavi – spiega Elisabetta Cesari degli Amici dell’Isola del Tino- come mi hanno spiegato gli archeologi è andata molto bene. L’archeologa Aurora Cagnana era già stata qui con un altro scavo, negli anni ’80. Sono state rilevate delle murature interessanti che potranno datare. C’è a disposizione un bel gruppo, con una grande componente femminile preparato. Ne siamo molto felici”.
In questi giorni sull’isola ha accolto, non solo gli archeologi, ma anche un gruppo di ragazzi del progetto “TemeRARI si nasce” ACAR onlus, Associazione conto alla rovescia con Nave Italia. “Sono stati accolti dai volontari – prosegue Cesari – hanno potuto godere di un percorso ad hoc e fare un po’ di snorkeling dedicando anche molto tempo alla biologia marina con Erika Mioni e fondatrice di Percorsi nel blu”.

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