Ricorrono la settimana prossima – il 4 settembre – dieci anni dalla morte di Mino Martinazzoli, l’ultimo ‘fuoriclasse’ espresso in politica dal Cattolicesimo democratico e sociale identitario; l’unico (insieme a Moro) la cui autorevolezza non necessitò di eserciti per imporsi; colui che preservò il Popolarismo italiano dall’ordalia di tangentopoli e – affrancandolo dalle sirene della destra – consentì ai migliori fra i suoi compagni di strada (Andreatta, Mattarella, Marini) di condurlo poco dopo al naturale approdo nell’Ulivo, feconda incubatrice del Partito Democratico che ne raccolse – insieme ad altre – l’eredità. Una scelta di campo che Martinazzoli ebbe ben presente fino alla fine, se è vero che – come ultimo atto di un’esperienza politica concepita innanzitutto come testimonianza di valori – nel 2000 guidò con disinteressata passione la coalizione delle forze di centrosinistra nell’impari duello contro le armate formigonian-leghiste alle Regionali lombarde.
Intellettuale a tutto tondo, severo ed inquieto, prototipo del politico ‘dilettante’ – ossia lontanissimo da quel ‘professionismo’ della politica che crea ‘dipendenza’ e nel contempo disposto a frequentarla solo se e fino a quando ne ha provato ‘diletto’ – Martinazzoli ha avuto affettuosi legami con i Popolari della nostra provincia, ai quali ha fatto visita in diverse occasioni. Memorabile il suo comizio al Marconi a sostegno dei candidati popolari alle elezioni provinciali del 1993, fra I quali spiccava – come indipendente – un suo amico personale, collega affermato e raffinato cultore degli stessi interessi, l’avvocato Ettore Alinghieri, che lo introdusse e ‘duetto” con lui sottilmente incantando la platea…
Nel decennale della sua morte coloro che fecero in passato e fanno ancora oggi coerente tesoro del suo magistero – “il moderatismo sta alla moderazione come l’impotenza sta alla castità; la politica è importante ma ancor più importante è la vita; La politica è una disciplina vuota senza la ricerca costante della giustizia sociale” – idealmente stretti a lui e fra loro, si raccolgono in preghiera nel suo nome.
Paolo Bufano
già Segretario Provinciale
del Partito Popolare Italiano