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Da sarzana si può

Vaccini, la lettera: "Giovani più responsabili e consapevoli degli adulti"

Vaccino

Con l’avvicinarsi della riapertura delle scuole salta agli occhi un dato inequivocabile: i giovani sono migliori degli adulti, quanto meno più coraggiosi e responsabili. In questi giorni al centro vaccinazioni Covid dell’Ospedale Santa Caterina di Sarzana medici e infermieri accolgono ( e vaccinano) decine di ragazzi e ragazze desiderosi di mettersi in regola per riprendere le lezioni in presenza fin dall’inizio dell’anno scolastico, perché i ragazzi sanno bene che la DaD, che pure si è dimostrata uno strumento indispensabile nei periodi di chiusura delle scuole per emergenza sanitaria, non può assolutamente sostituire la didattica in presenza. E allora ci domandiamo: perché gli studenti non hanno alcun timore dei vaccini a differenza di molti dei loro educatori che continuano a mostrarsi refrattari all’unico strumento che può, se non eliminare la minaccia Covid, tuttavia ridurre il pericolo della sua virulenza? Senza entrare nel merito delle polemiche sulla necessità o meno di rendere obbligatori i vaccini, mi sembra doveroso sottolineare che chi opera nella scuola, chi fa parte di una comunità in cui giovani e adulti sono ogni giorno a stretto contatto non può permettersi di rifiutare il vaccino, non può scegliere la strada dell’egoismo e del personalismo perché chi svolge la professione di docente ha il dovere deontologico di pensare agli altri prima che a se stesso e di educare al rispetto e alla solidarietà. Quindi la scelta ministeriale di non ammettere all’insegnamento chi si rifiuta di vaccinarsi è pienamente condivisibile; non significa negare la libertà a chi non vuole vaccinarsi, significa salvaguardare la libertà di chi crede nella scienza e vuole tornare a vivere nella normalità. Non ci dimentichiamo che sui banchi di scuola si impara il percorso che l’umanità ha compiuto nei secoli e il progresso che, in campo scientifico, ha permesso all’uomo di debellare virus e malattie mortali. Dunque accogliamo l’esempio che ci danno i nostri giovani oppure cambiamo lavoro.

Roberta Ambrosini per l’associazione civico-culturale
“Sarzana, si può!”