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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Gli inglesi, le colubrine e quell’accordo non violato

di Alberto Scaramuccia

Arsenale nel Golfo della Spezia – Piano Generale dei Seni delle Grazie e del Varignano (1854)

Nelle puntate scorse dicevo quanto sia stata turbolenta per il Golfo la fine del XVIII secolo quando Parigi e Vienna si alternano nel controllo del levante ligure. Sistemò tutto Napoleone che, tornato in fretta dall’Egitto e sistemate le cose in patria, sconfisse il 14 giugno 1800 gli Austriaci a Marengo imponendo la convenzione di Alessandria. Stipulata il giorno seguente stabiliva fra l’altro che la Liguria sarebbe tornata francese tra il 15 ed il 24 del mese e che le artiglierie rimaste sarebbero tornate ai legittimi proprietari.
Proprio l’armamento del forte di Santa Maria sulla punta della Castagna fu un caso singolare.
Due legni inglesi, Alexander e Santa Dorothea, minata la torre pentagonale alla Scola, sbarcano a Santa Maria ormai incustodita per portarsi a bordo dodici colubrine chiamate i Dodici Apostoli. Opera di Pompeo Rocca, a quanto si capisce erano state date dal Granducato di Toscana a Genova che lì le aveva installate.
Gli Inglesi minano la fortezza ma, forse per la fretta, l’esplosivo è messo male e cadono solo i rampari, i terrapieni difensivi.
Dopo non molto, quando gli ingegneri francesi realizzeranno il plastico del Golfo per l’Empereur che lì voleva fare un arsenale, riporteranno in quel plan de relief che è al Museo degli Invalidi, le cicatrici causate dalle mine brillate male.
Gli Inglesi non violano il trattato di Alessandria: la seconda coalizione antifrancese si era ormai dissolta e i sudditi di Albione non erano vincolati dall’accordo del 15 giugno essendo rimasti gli unici nemici della Francia.
È interessante la storia delle colubrine. Franco Marmori, grande studioso delle cose di casa nostra, svolse una ricerca accurata consultando il diario di bordo dell’Alexander e il carteggio che riguarda l’appartenenza di quelle bocche da fuoco.
Secondo il documento le navi si fermano dal 21 al 26, quando già dovrebbero essere tornati i Francesi. Questo spiega la rapida partenza: agli Inglesi interessavano le colubrine che portano in fretta nel porto amico di Livorno per poi traslocarle a Minorca. È un buon bottino per cui rispondono picche a Firenze che le vuole indietro. Dove realmente esse furono portate, non è chiaro.
Per Falconi finiscono alla Torre di Londra; l’Ubaldo glissa sull’argomento dicendo che vengono portate altrove; in una conversazione il Professor Marmori mi disse che se ne poteva seguire il percorso fino alle Baleari e che il dopo non era chiaro, ma concluse escludendo che fossero a London Tower.
Peccato, non ne abbiamo neppure un disegno ma l’aggettivo artistiche che le accompagnava, fa dispiacere che non le si possano ammirare.

ALBERTO SCARAMUCCIA