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Gli interventi di uilpa e sappe

Green pass per la mensa di servizio, i sindacati della Penitenziaria non ci stanno

Carcere Villa Andreino

Le forze sindacali intervengono sull’obbligo di green pass per l’accesso alle mense di servizio da parte degli agenti della Polizia penitenziaria. “Apprendiamo che dopo le indicazioni del Ministero della Salute l’Amministrazione Penitenziaria ha imposto l’esibizione del green pass per l’accesso degli appartenenti della Polizia Penitenziaria alle mense di servizio. Fermo restando il doveroso rispetto per le istituzioni e al di là di altre e pur importanti valutazioni, ivi comprese quelle correlate all’inesistenza di un obbligo vaccinale per il Covid-19, pensiamo che ciò sia paradossale e grottesco”. Lo dichiara Fabio Pagani, segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria. “In pratica – continua Pagani – sarà vietato a un appartenente alla polizia penitenziaria sprovvisto di green pass di accedere alla mensa di servizio che, per altri versi, è obbligatoria (sic!) con poche decine di colleghi suddivisi per turni e nel rispetto dei protocolli sanitari, ma lo stesso poliziotto continuerà a espletare normalmente il suo servizio in sezioni detentive con, talvolta, oltre cento ristretti, molti dei quali senza green pass, e senza distanziamento o, ancora peggio, in obsoleti automezzi blindati e con sistemi di aerazione inefficienti per il trasporto dei reclusi. Analogamente, i detenuti potranno accedere alle sale socialità, ai colloqui e ad altre attività comuni senza green pass e sempre sotto la sorveglianza dello stesso poliziotto. A fronte di cotanta scelleratezza, verrebbe da esclamare: si salvi chi può!”.

“Chiediamo al Governo, al Ministero della Salute e al Ministero della Giustizia – prosegue il segretario – di ripensarci e di aprire un confronto immediato con le Organizzazioni Sindacali rappresentative; se obbligo ci dev’essere, pretendiamo la via legislativa e in un quadro di garanzie complessive. Ricordiamo, infatti, che gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria sono costretti a prestare molte ore giornaliere di lavoro straordinario e che non è consentito loro di allontanarsi dal luogo di lavoro per il consumo dei pasti. Noi riteniamo che la vaccinazione sia di vitale importanza, io stesso sono da tempo vaccinato, ma non possiamo avallare contraddizioni che rischiano di tradursi in pesanti discriminazioni. Nelle more, peraltro, dev’essere garantito agli operatori a cui verrà inopinatamente precluso l’accesso alle mense il buono pasto sostitutivo e respingiamo sin d’ora altre ipotesi impositive e da considerare solo a richiesta, come quelle dei sacchetti preconfezionati, che avrebbero un amaro e inaccettabile sapore ghettizzante. Soprattutto in un’estate torrida e complicata da virus e incendi, auspicheremmo di non doverci cimentare anche con le contraddizioni, l’irrazionalità e le scelleratezze di una politica la quale, non di rado, sembra tradire il proprio mandato”.

“Ridicolo quanto inaudito, Ormai non sappiamo più se ridere o piangere se siamo tra il serio o il faceto. Di fatto sta che il poliziotto penitenziario privo di green pass vive l’assurdo costretto a mangiare il suo pasto obbligatorio di servizio, in locali improvvisati o all’aperto tra i mezzi di servizio, come documentano le immagini”. Così si apre il commento del Sappe Liguria, attraverso il segretario regionale Michele Lorenzo. “La problematica – prosegue – è ormai diventata di cronaca nazionale. Tutto parte dal decreto legge 105/21 che per la Polizia Penitenziaria è stata tradotto esclusivamente, nel divieto per i non possessori del green pass, a recarsi nella mensa per consumare il pasto. Negli istituti liguri i poliziotti non vaccinati si contano sulle dita di una mano, Succede in istituti come Imperia, dove due colleghi dopo aver effettuato, insieme, le loro sei ore di servizio, si recano a consumare il pasto nel locale mensa; arrivati sulla porta si devono separare uno va a pranzare in mensa, l’altro privo di green pass con rammarico e frustrazione si reca nella sala TV con il suo vassoio vivendo da solo ed emarginato il suo momento conviviale. A termine del pasto i due colleghi si ricongiungono per ritornare, insieme, al loro posto medesimo posto di servizio. Lo stesso accade alla Spezia dove il collega senza il green pass si deve isolare nella sala conferenza adibita a luogo di punizione per la consumazione del pasto. E’ elementare l’assurdità. Invece nel carcere di Sanremo si è individuato il luogo degli emarginati tra gli automezzi, dove da un parcheggio è stato ricavata la zona mensa, modello sagra di paese, approntata con un tavolo e sedie proprio di fronte al locale refettorio dove tutti i restanti colleghi sono autorizzati ad accedere. Genova Marassi invece il collega no green pass deve prendere il vassoio e percorrere non poca strada prima di giungere nell’area attrezzata modello picnic per consumare quel pasto che di caldo non ha più nulla, non sappiamo in caso di maltempo dove si potrà consumare il pasto. Chiavari e Pontedecimo il problema non sussiste non essendoci, al momento, nessuno privo del green pass”.

Per il Sappe della Liguria “tutto questo è paradossale: la Polizia Penitenziaria della Liguria può svolgere servizio nello stesso automezzo, condividere l’ufficio, l’alloggio, ma non può entrare in mensa senza il green pass. La mensa obbligatoria di servizio è un diritto – continua Lorenzo –, pensate veramente che l’unico momento di profilassi sia dettato dai quei 30 minuti di consumazione pasto piuttosto che dalle 8 o più ore di servizio insieme? Non sarebbe più logico continuare con le misure anti-contagio adottate durante la pandemia? Partendo dal presupposto che non sono adottate misure anti-contagio, negli alloggi, luoghi e mezzi di servizio (trasporto detenuti ecc). Allora qual è l’arcano progetto atto a delegittimare ulteriormente la Polizia Penitenziaria osservando che per i detenuti non sono state adottate misure restrittive anti-contagio?”.

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