Villa già riconsegnata

Revoca del bene confiscato, criticità erano state sanate

Il Comune di Sarzana ha tolto a "Ghigliolo terre libere" l'immobile affidato nel 2017. Comunità Papa Giovanni: "Rilievi sollevati erano stati risolti", Libera: "Grazie a chi ha condotto il progetto in questi anni".

“Mercoledì 4 agosto abbiamo provveduto a riconsegnare al Comune di Sarzana l’immobile confiscato che era stato concesso quattro anni fa all’associazione temporanea di scopo “Ghigliolo terre libere”, a fronte della presentazione di un progetto sociale articolato”. Così Luca Lucidelli, della Comunità Papa Giovanni XXIII in merito alla revoca del contratto per l’utilizzo dell’immobile resa nota oggi dall’amministrazione Ponzanelli (QUI). “Nel corso del sopralluogo durante l’ultimo lockdown – aggiunge Lucidelli – preceduto e seguito da due ispezioni aventi esito positivo, erano state rilevate alcune criticità. Quest’ultime sono state tempestivamente affrontate e risolte mettendo in atto azioni che sono state portate avanti fino alla riconsegna dell’immobile”. Villa che dopo un lungo iter nel 2017 era stata assegnata alla Papa Giovanni con il Consorzio Cometa di Don Martini, finanziata da Fondazione Carispezia e sostenuta da numerose realtà associative del territorio.

Nella delibera di revoca, approvata su proposta dell’assessore Torri in data 25 maggio, ma pubblicata solo oggi sull’Albo Pretorio, il Comune cita la nota dei Carabinieri dell’11 maggio 2021, quando a seguito di una ispezione presso la struttura sono state rilevate “una serie di inadempienze gravi da parte del gestore” come “il mancato rispetto delle normative di sicurezza e precarie condizioni igieniche generali”. Con la successiva verifica da parte del Suap l’ente aveva inoltre appurato che l’iter per ottenere l’autorizzazione al funzionamento della struttura presentato dal gestore non aveva avuto esito positivo. Il 20 maggio, infine, una nota di Alisa specificava che “in considerazione delle gravi carenze igienico-sanitarie, di sicurezza ed educativo-gestionali riportate non sussistano i presupposti per concludere l’iter di autorizzazione”. Da qui la decisione di revoca per “inadempimenti gravi” come “assenza di autorizzazione al funzionamento della struttura, violazione di norme in materia di sicurezza, assistenza, previdenza e sicurezza dei lavoratori, violazione dell’articolo 8 del regolamento comunale per la disciplina della concessione a terzi di beni immobili confiscati”.

Rilievi ai quali il 22 giugno la Comunità aveva replicato ricordando come il mancato rispetto delle normative su sicurezza e igiene sollevate dai Carabinieri fossero state prontamente sanate – con tanto di documentazione fotografica – come confermato dagli stessi militari in un successivo sopralluogo ma anche da Asl5 con una relazione del 31 maggio 2021. Azienda sanitaria che dopo un’ispezione del 16 dicembre 2020 aveva definito l’immobile “in ottime condizioni di pulizia e ordine”, così come a seguito di quello effettuato il 3 giguno 2021, sempre dal dirigente medico di igiene pubblica e assistenti sociali, in cui la situazione igienico sanitaria degli ambienti era stata definita “idonea” e “le osservazioni e i rilievi sollevati ottemperati”. Quanto al mancato rilascio dell’autorizzazione era stato sottolineato come la finalità della concessione indicata nel progetto fosse anche quella di “famiglia accogliente” che ha operato con minori e non “struttura”.

Il Comune inoltre imputa anche la mancata realizzazione “di una parte significativa degli interventi compresi nel progetto” come recupero dei terreni, collaborazioni con cooperative e studenti e realizzazione di spazi per l’ospitalità dedicati al turismo sociale e al pellegrinaggio sulla via Francigena. Progetto quest’ultimo che proprio quest’anno era stato al centro di una campagna di Crowdfunding di Credit Agricole che aveva portato alla raccolta di oltre 14mila euro, mentre anche negli ultimi due anni sono state numerose le iniziative e le collaborazioni con realtà come Libera, Agesci, Spi Cgil e Università di Pisa che avevano portato studenti e adulti a Cà Carnevale, oltre all’utilizzo delle prime fasce dei terreni e al recupero di parte del bosco.

“Le istituzioni avrebbero potuto agire in maniera diversa – osserva Francesco Baruzzo, referente provinciale di Libera – l’attività di monitoraggio e sostegno del riutilizzo dei beni confiscati vanno anche supportate, specie in situazioni come questa in cui si ha a che fare con persone fragili. Ci tengo – conclude – a esprimere la massima gratitudine nei confronti delle realtà associative e delle persone che hanno condotto in questi anni il progetto e che rappresentano una fonte di dialogo e approfondimento per tutto il terzo settore del nostro territorio. Auspico che il bene possa tornare a essere sede di un progetto di riutilizzo così come previsto anche dal regolamento comunale. Monitoreremo che ciò avvenga nei tempi e nelle modalità migliori per il territorio”.

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