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Una storia spezzina

Una storia spezzina

L’imponenza della flotta di Carlo V

di Alberto Scaramuccia

Import 2021

L’occasione in cui la Spagna manifesta nel golfo tutta la sua grande potenza è nel 1541. Nell’autunno l’Imperatore Carlo V (per gli Spagnoli è el Rey Carlos Segundo) “licenziato dal Papa”, cioè con la sua approvazione, raduna nei porti liguri, a Livorno, Napoli, Sardegna e Sicilia forze e “provvigioni” adeguate per una grande impresa: debellare i pirati barbareschi che infestano le rotte commerciali del Mediterraneo. Per una volta allontana l’occhio dal tradizionale nemico francese per dedicarsi ai predoni del mare che dalle loro basi di Tunisi, Algeri e Tripoli minacciano le navi cristiane. Carlo è forte di una vittoria a Tunisi ma ora punta Algeri dove sta la flotta “corsalesca” di Khair ad-din, il Barbarossa, che passò l’inverno 1543-44 a Tolone.
Perciò raduna tutte le navi o quasi nel golfo dove passa la notte che precede la partenza. Carlo è certo il personaggio più illustre che abbia dormito qui, probabilmente nel palazzo dei Biassa che aveva già ospitato Caterina de’ Medici e in passato più recente Papa Paolo III e dove lo riceve Gianbattista, l’allora capofamiglia.
Al mattino si sale a bordo. Le milizie s’imbarcano alla scogliera “di Ferrara”, l’antico nome del colle di Cristo Re, ché lì il mare è più profondo. Carlo sale su una bella e ricca galea quinqueremi di trenta banchi. È l’ammiraglia ed ai lati ha le Capitane di Roma e di Malta, a seguire le Capitane di Genova, Napoli, Sicilia. Ma alle Baleari sono pronte a intervenire 18 galee di Spagna e relative navi da trasporto.
È la mattina di martedì 10 ottobre 1541 e lo spettacolo per chi lo guardi dal colle, è veramente imponente. Il golfo, pieno di navi di ogni stazza, brulica come un alveare.
Arrivata la flotta in sei giorni a Algeri, le navi si dispongono su tre linee. Nella prima 18 galee di Spagna, 20 di Andrea Doria che pure ha sconsigliato l’operazione, 12 di Napoli, 10 di Sicilia, 7 di Roma, 4 di Malta. Al centro Ammiraglia e Capitane.
In seconda linea 300 navi da carico con artiglieria, soldati, munizioni.
Nella terza navi più piccole che imbarcano 30mila uomini pronti allo sbarco.
Però, nonostante tutta questa potenza, Carlo Imperatore viene sbaragliato. Forse, un fortunale improvviso sconvolse i piani di battaglia. I reduci tornano con la coda fra gambe, si sparpagliano fra le coste europee, molti fan ritorno nel golfo.
Un’impresa disastrosa, ma quell’immagine del mare ripieno di galee, fuste, galere, caracche e tartane rimase impressa nella mente di tutti quelli che le guardarono nel golfo “ove mai non se ne videro altrettante assieme raccolte”, scrisse Padre Alberto Guglielmotti ne ”La guerra dei pirati”.

Continua…

ALBERTO SCARAMUCCIA