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La spezia perduta

Nuova luce per il palazzo dei marchesi Castagnola

Famiglia che, a partire dal Rinascimento, ebbe un ruolo importante nella storia della città, come nella Repubblica di Genova, nel Regno di Napoli e a Parma. Per decenni abbandonato, l'edificio del caruggio di Sant'Agostino è stato restaurato.

Palazzo Castagnola

Un pesante catenaccio sul portone di legno e una patina di grigio e muffa sulla facciata. Così per decenni il Palazzo Castagnola di Via Sant’Agostino si è presentato agli occhi dei passanti. In uno dei pochi caruggi della città vecchia risparmiati dai piani urbani ottocenteschi e dalle bombe della guerra, in fila con i possedimenti di altre famiglie di alto lignaggio come gli Oldoini, i De Nobili ed i Federici. Ridotto ad un involucro anonimo dall’incuria e probabilmente neanche notato dagli stessi spezzini.
I due prospetti (l’altro è su Via Gioberti) sono recentemente rinati dopo un lavoro di restauro che ha donato nuova luce all’edificio, collocato nel breve tratto tra Via del Prione e Piazza Sant’Agostino. E’ appartenuto per secoli alla famiglia Castagnola, a partire dal Rinascimento una delle più potenti della Spezia, con ampi possedimenti tra riviera ed entroterra, un posto nel minor consiglio della Repubblica di Genova e ramificazioni a Parma e nel Regno di Napoli.

Ottenuto il titolo di nobili del Sacro Romano Impero da Massimiliano I d’Asburgo a fine Quattrocento, si arricchirono con il commercio via mare contraendo matrimoni che ampliarono e consolidarono il potere della casata. Ascritti al patriziato genovese nell’albergo degli Spinola, furono protagonisti della vita della città e della Repubblica per cinque secoli. Con l’avvento del Regno di Sardegna, poi Regno d’Italia, Filippo Castagnola sarebbe stato il secondo sindaco della Spezia dopo l’unità, mentre il figlio Baldassarre deputato per due legislature.
Non solo la tenuta sulle alture di Carozzo, i Castagnola possedevano diverse proprietà all’interno della città murata. La più importante un palazzo che sorgeva all’incrocio tra le attuali Via Baldassarre Biassa e Via Gramsci, che faceva parte del sistema dei rolli cittadino e fu rimaneggiato nell’Ottocento per ampliare la strada con direttrice monti-mare e infine raso al suolo dalle bombe. Come riporta Adriana Beverini in “I Castagnola, ricchi e avventurosi”, la casata si estinse nella seconda metà del Novecento.

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