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Colori e impressioni d'estate

Usare bene il tempo per scoprire e salvare le Cinque Terre

Città della Spezia torna nei cinque borghi per raccontare impressioni ed esigenze di un territorio raccogliendo le voci degli operatori, dei visitatori. Un racconto di viaggio.

Alle Cinque Terre serve il tempo. Per se stessi, per il territorio. Non c’è da aspettarsi l’effetto Luca, protagonista del film Pixar che attira molto le famiglie, oppure l’arrivo delle varianti Covid. In questo momento a fare più paura è la sensazione di perdere il tempo: utile per riorganizzare un turismo che accolga i viaggiatori ed offra loro un’esperienza, con il rischio di tornare indietro di due anni, ritrovarsi con l’acqua alla gola e orde di turisti che vanno alla bersagliera senza capire dove si trovino.
Parte da qui l’approfondimento di Città della Spezia che torna alle Cinque Terre per raccogliere e raccontare un territorio che traina gran parte del turismo provinciale e per effetto della pandemia, per il secondo anno di fila, respira con visitatori di prossimità attenti, famiglie curiose, borghi ordinati e puliti. Treni per la maggior parte puntuali e disseminati di igienizzante quasi in ogni carrozza.
La partenza è alle 10.15, dopo qualche minuto di coda per la Cinque Terre Card giornaliera. La Stazione centrale è ordinata e sono pochissimi i turisti che si aggirano spaesati senza capire quale sia il binario giusto. Mentre qualche gruppetto di amici ascolta le indicazioni di un viaggiatore per capire quale abbonamento sia più comodo per le proprie esigenze. Intanto, ad un altro sportello una coppia di lingua inglese, per simpatia, cerca di parlare in italiano con uno degli operatori. Si sale e si scende dai convogli e sono pochi i turisti che seguono alla lettera le indicazioni sulle porte, dove viene indicato un percorso sia per scendere che per salire. Un elemento che si riproporrà ad ogni fermata. Il treno parte e il primo impatto con la vista del mare è sempre lo stesso, per chi lo vede la prima volta: i turisti esclamano per la meraviglia e chi è seduto dalla parte del costone roccioso si alza in piedi per vederlo meglio. Arriva la fermata di Riomaggiore. Il borgo è già in pieno movimento con le colazioni al bar, i fornitori che fanno le consegne prima dell’ora di pranzo.
Salendo fino al Comune, arrivando nella piazza della chiesa, saltano all’occhio tante coppie, pochissimi gruppi e a farla da padrone sono le famiglie che si consigliano sul da farsi. La marina resta la zona più frequentata, situazione ideale per farsi dei selfie o fare una videochiamata agli amici lontani raccontando il momento di vacanza.
A Palazzo Civico la sindaca Fabrizia Pecunia è in compagnia del personale e del suo amico quattro zampe Felpato che per la precisione ci ha accolto all’entrata del piano terra. Il turismo nel territorio comunale di Riomaggiore sta partendo, si vedono tanti volti, e archiviata la notte magica degli europei, con qualche ragazzo più scalmanato del solito, sul tavolo della discussione tornano dei temi legati al turismo sulla quale il sindaco Pecunia fa spesso appello. “Abbiamo passato un anno particolare e con la ripresa graduale del turismo non abbandoniamo dei temi che ci devono far riflettere – spiega -. Ora c’è la prossimità, le attività lavorano e i punti vaccinali in farmacia proseguono. E’ chiaro che è motivo di soddisfazione. Non bisogna però nascondersi dietro a un dito: i grandi flussi torneranno, riapriranno i confini. Per quanto ci stiamo impegnando serve unità da tutti i fronti per essere pronti alle sfide che ci si pareranno davanti. Non possiamo più pensare alla situazione del 2019 dove nei tunnel si accalcavano migliaia di persone con il terrore che potesse accadere qualsiasi cosa, con le stazioni intasate. Quel tempo è finito: dialogo e strategie, con un confronto serio tra tutti gli enti potrebbero far fronte ad una situazione che non può assolutamente tornare al periodo pre Covid, trasformandosi in una nuova emergenza”. Con il sindaco però si sono affrontati anche altri temi, quali la Via dell’Amore e l’ex Villaggio Europa che verranno approfonditi, prossimamente, in un capitolo a parte.
Parlando anche con Pecunia il tema del tempo speso in modo utile resta una costante per il futuro di un territorio. E mentre quello reale passa e sta per rintoccare mezzogiorno cominciano a muoversi anche i turisti per mangiare. Focaccia, ristoranti e c’è chi sceglie il take away. Tra le tante offerte, mentre si riempiono i posti all’aperto e qualcuno decide di sedersi sulle panchine per riposarsi un po’, fuori da “Britta” qualche turista si mette in coda. La particolarità di questo locale sta nei frullati, con attenzione al veg, utilizzando prodotti naturali accompagnati da panini veloci. La titolare è Valentina Neri che racconta: “Piano piano ho ricominciato a lavorare, in molti si concentrano il fine settimana. C’è flusso anche durante la settimana e visto il periodo non possiamo che essere contenti. Qualche famiglia mi ha chiesto dove si possono vedere i luoghi di Luca. Ci sono molti nordeuropei in giro. Da luglio avverto un po’ di ripresa e ora aspettiamo agosto, nella speranza che non si presentino situazioni che possano riportare alle chiusure”.
Passando dalla scalinata per raggiungere la marina, si nota un gran via vai. E un ragazzo, che lavora con i giri in barca, in inglese e italiano cerca di richiamare i clienti. “Quest’anno mancano gli americani non tanto per i denari, quanto per l’intraprendenza”. Dice velocemente tra una proposta e l’altra. In tanti gli passano davanti, si spingono sempre più giù e cominciano a farsi delle foto per poi tornare indietro.

Che il turismo sia in ripresa si è notato, in queste settimane, da più fronti. E molti operatori stanno ancora cercando personale. E mentre c’è chi corre da una parte all’altra per le forniture, oppure chi attende i clienti sulla porta, l’immagine che si concretizza è di una mattinata tranquilla con tante persone che sono capaci di fermarsi, anche per un istante a guardare quello che li circonda e armati di indicazioni scelgono dove andare. Dunque, di concedersi del tempo, in una piccola perla a pochi minuti di treno dalla città, pulita e accogliente.
Archiviata la tappa di Riomaggiore si prosegue verso Manarola: il sole dovrebbe essere alto ma qualche nuvola scura comincia a fare capolino e i turisti non sembrano minimamente turbati. Le stazioni sono molto frequentate e a fare da sottofondo l’appello a stare attenti ai borseggiatori.
A Manarola dove il tunnel è affollato, non caotico e si sentono tanti dialetti italiani qualche parola in francese e molte in tedesco. C’è chi elenca i nomi dei borghi immortalati nei cartelloni che illustrano i panorami più apprezzati. “Vedete, Corniglia è fatta così”, dice un visitatore agli amici mentre le coppie più giovani, senza zaini, tirano dritto cercando di superare il prima possibile il serpentone. Manarola da tempo è sulla bocca di tutti e soprattutto negli scatti degli influencer più famosi e visti dall’alto della piazza principale i turisti sembrano tante formiche colorate.
Ritornando verso la stazione, dal ristorante Aristide Elena Sanguinetti, racconta questo via vai molto ordinato e tranquillo. Si parte dall’effetto “Luca” e dal tema delle varianti: “L’effetto Luca richiama le famiglie e non è negativo, è il loro target potrebbe favorire un soggiorno anche più lungo. Sulle varianti del Covid c’è qualche preoccupazione in più perché potrebbe tradursi in un nuovo stop per il turismo che arriva dall’estero. Gli italiani viaggerebbero ugualmente, mentre per quanto riguarda gli americani e anche i francesi con le chiusure dei confini rischieremmo di terminare prestissimo la stagione. Senza dimenticare che gli italiani arrivano soprattutto nel fine settimana. Se la situazione dovesse cambiare nuovamente, ad esempio con l’introduzione dell’obbligo di quarantena, non arriverebbero più stranieri”.
Un altro passaggio è sull’occupazione, perché c’è grande richiesta di personale nelle strutture ma pochissimi candidati. “Anche noi abbiamo avuto questo problema – prosegue Elena -, siamo riusciti a risolverlo con situazioni di compromesso. E’ stato complicato ma comprensibile perché dopo un anno discontinuo con le aperture, chi ha delle responsabilità e trova una situazione più stabile ha dovuto trovare una soluzione”.
Lasciata la viva Manarola, il viaggio si sposta verso la pacata Corniglia collegata dalla stazione ferroviaria da una navetta, gratuita per i possessori di Cinque Terre Card. Corniglia è una perla così rara che merita di essere svelata meglio, nei prossimi giorni. Ma è proprio nel terzo borgo che si incontra sul cammino che il tema del tempo torna con prepotenza: perché per conoscerlo meglio ne serve e quello speso male potrebbe danneggiarlo. Sono Francesca Guelfi e Alberto Codeglia di Uniti per Corniglia a raccontarlo. “Sappiamo che dal punto di vista politico, con 170 residenti abbiamo poco potere – anticipano -, ma da quello economico la nostra realtà è appetibile per chi la vuole sfruttare. Ma quel tempo deve finire, la nostra principale preoccupazione è anche sui servizi, che devono essere continui per tutti i residenti e non legati alla sola presenza turistica, che comunque è fondamentale”. Nel corso della chiacchierata, avvenuta nella piazza principale, ne è nato un confronto con due turisti di Trieste: “Torneremo di sicuro – hanno detto – ed è particolare capire che nonostante veniamo da luoghi diversi, queste tematiche sono molto vicine anche alle esigenze del nostro territorio”.

Dall’incanto di Corniglia si passa a Vernazza che non nasconde le ferite dell’alluvione del 2011 e ne mostra le cicatrici. In questi giorni appena passata la vittoria dell’Italia agli europei accoglie i turisti con tricolore gigantesco. C’è chi ne rimane sorpreso, punta l’obbiettivo e scatta una foto. Qualche goccia di pioggia comincia a cadere dal cielo. I visitatori non sono minimamente turbati. Vernazza brulica di vita, c’è chi si ferma su Via Roma e si ferma a prendere un gelato e chi si sofferma a guardare la gratta della seconda spiaggetta, interdetta dalle corde. Due turisti torinesi si fermano a scambiare qualche parola. Il marito racconta: “Ero stato qui tanti anni fa, era il 2005, poi ricordo molto bene che qui avete avuto una terribile alluvione. Me la ricordavo molto diversa e con tantissime persone, oggi posso osservarla meglio”. La moglie dice: “Non ero mai stata qui, siamo arrivati dalla Toscana eravamo a Forte dei Marmi, purtroppo non riusciremo a fare il bagno e a vederle tutte perché stiamo per rientrare. Qui ho visto davvero dei luoghi meravigliosi”.
Tornado verso la stazione, quella di Vernazza si riempie e le gocce di pioggia si fanno più persistenti. C’è chi non curante resta tra la fine della tettoia e la linea gialla, chi invece si mette al coperto. Si sentono tanti francesi e le famiglie restano una costante. Nonostante qui ci sia un discreto numero di persone resta lontana l’immagine degli addetti di Trenitalia che invitano i turisti, oltre alla voce registrata, a stare dietro la linea. Arriva il treno, nessuno è costretto a rimanere in piedi. Arrivati alla stazione di Monterosso arriva la pioggia: i teli da mare diventano ombrelli, si tira fuori il kway e si va. I più attrezzati, famiglie con bimbi, hanno anche gli ombrelli. La pioggia è intensa ma si scampa l’acquazzone e anche se il mare è un po’ agitato gruppi di giovanissimi scherzano in acqua e fanno il bagno. La vita in paese è tranquilla, anche qui c’è un gran via vai. In molti hanno finito di pranzare e cominciano a spostarsi mentre i bambini giocano sotto la pioggia, a pochi passi dal Comune e dalla statua del condottiero Garibaldi al quale è stata distrutta la spada, da un ragazzo, nella notte che ha sancito la vittoria dell’Italia agli europei. Gli alberi si rivelano un ottimo ombrello naturale per godersi le panchine e l’aria che si rinfresca a causa della pioggia. I volti di tutti sono rilassati e scherzosi, dei nonni accompagnano i nipotini, che riconoscono un amichetto al quale gridano: “Quando lo vedi salutami Luca!”. “Chi?” si rispondono “I mostri marini!” e si allontanano ridendo.
E’ un clima sereno quello che si respira a Monterosso che fa trasparire anche la voglia dei visitatori di concedersi una vacanza, un po’ di tranquillità, del tempo. Aspetti che si confermano anche con una breve chiacchierata assieme a Camilla Moggia della Pro Loco di Monterosso.
“Le varianti non sono la prima preoccupazione dei turisti in questo momento – racconta -. Percepiamo dai visitatori una grande tranquillità e voglia di vivere, anche tramite il calendario delle experience organizzato dalla Pro loco e nato con l’avvento del Covid per dare un nuovo slancio al turismo. Con questa soluzione siamo riusciti a dare una nuova chiave per visitare Monterosso con il grande contributo delle persone di qui e con i volontari della Pro loco. L’anno scorso sono state il banco di prova e quest’anno stanno proseguendo. Rimane il problema delle persone che non si fermano a lungo termine ed è più difficile intercettarli. L’effetto Luca è stato seguito molto dai visitatori italiani, con i quali riusciamo a lavorare molto bene, e sono tanti bambini, questo richiamo porta a fare gite anche di un solo giorno. Speriamo di poter chiudere la stagione. Gli italiani mostrano anche interesse per la storia delle Cinque Terre e Monterosso, spesso forniamo delle cartine realizzate da noi”.

La sensazione che si prova al termine di un viaggio, troppo breve, alle Cinque Terre è che per conoscerle ed apprezzarle, un giorno non basta, serve più tempo: al viaggiatore spinto dalla curiosità e a chi deve garantire i servizi. Questo perché nel 2022 con il ritorno, ipotizzato, di flussi intensi per il territorio e la sua vivibilità il tempo potrebbe scadere e ritrovarsi a due anni fa.