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Viticoltura, l'incontro coi produttori

Da Tramonti a Manarola, uniti contro l’abbandono dei terrazzamenti

Sui rilievi scoscesi a picco sul mare, è realtà l’idea di costituire una fondazione di partecipazione mentre con la vendita del Cimento si garantisce l'autosussistenza. Ma la nuova legge rischia di mandare tutto all'aria.

Viticoltura alle Cinque Terre

Che la questione dei diritti di reimpianto alle 5 Terre fosse una cosa seria, era chiaro. E l’intervista al direttore del Parco nazionale, Patrizio Scarpellini, ha chiarito un po’ di dubbi. Così come è chiaro che su questo stesso tema ci siano più punti di vista. Mentre la macchina burocratica scricchiola, le associazioni del territorio negli anni si sono organizzate, operandosi per aumentare le superfici vitate, recuperando un paesaggio di altissimo valore ambientale e storico e garantendo la difesa del territorio dal degrado idrogeologico. Unite in questa mission sono soprattutto due realtà: la Fondazione Manarola e l’Associazione TRAmonti.

La prima, nata nel 2014, ha avuto da subito chiaro il suo duplice obiettivo: limitare l’abbandono dei terrazzamenti per preservare il tradizionale paesaggio delle 5 Terre e tutelare la sicurezza della popolazione locale contenendo con la regimazione delle acque. “È nata così l’idea di costituire una fondazione di partecipazione, uno strumento di aggregazione della popolazione, con la possibilità di diventare un collettore di donazioni e raccolta fondi”, si legge in una nota della Fondazione firmata da Fabrizio Capellini, presidente della Fondazione. “La Fondazione ha iniziato la sua azione chiedendo ai proprietari di terreni abbandonati e ormai spesso privi di muri a secco di sostegno, di partecipare al capitale della fondazione cedendo i terreni e/o conferendo quote in denaro. In un secondo tempo – continua la nota – una volta costituito il capitale, la fondazione stipula contratti di affitto con altri proprietari in modo da garantirsi la possibilità di intervenire”. È così che, una volta ripuliti i terreni e ricostruiti o consolidati i muri a secco, la Fondazione cede in subaffitto i terreni ad aziende agricole interessate alla produzione di vino. E tutto ciò ha portato a risultati tangibili. Ecco i numeri: 7.809 mq i terreni disboscati, 418,50 mq i muri ricostruiti, 3.053 mq i terreni assegnati a 4 aziende locali private e 4.953 mq i terreni in fase di assegnazione alla Cooperativa Agricola Cinque Terre.

La seconda realtà, nata quasi contestualmente alla prima (era il 2013), si è posta da subito lo stesso obiettivo di recupero dei terreni abbandonati e riconvertiti in vigneti autosostenendosi con la vendita del vino prodotto, il Cimento. E anche qui i risultati non hanno tardato ad arrivare: ad oggi i mq di terreno recuperati nel territorio del Parco, nello specifico a Schiara di Tramonti, sono 2.500. “Invertire una tendenza che sembrava inarrestabile è possibile – afferma a Città della Spezia, il presidente di TRAmonti Gianni Paxia – Il nostro progetto ha innescato un processo analogo da parte di altre associazioni, di privati e di aziende agricole”. Anche qui i numeri hanno un certo peso: complessivamente al momento sono stati recuperati da altri soggetti 4.000 mq e sono in corso iniziative per altri 1.000 mq. “Rispetto al 2019 ci sono 7.500 mq in più, recuperati e in fase di recupero. Questo significa mantenere viva una tradizione locale di valore storico ed economico: la produzione del vino”.

Ma ecco che a gettare ombra sui buoni risultati incombe la regolamentazione in materia di diritti di nuovi vigneti. Perché con l’entrata in vigore del Testo unico della vite e del vino (Legge 238 del 12/12/2016) non è più possibile effettuare la denuncia tardiva dei vigneti con sanzione, prevista dalla normativa precedente. I terreni, anche se così indicati nel catasto urbano come vigneti, non possono quindi più essere dichiarati tali all’ispettorato dell’agricoltura e inseriti nel fascicolo aziendale. “Questo comporta l’impossibilità da parte delle aziende di acquisire terreni nell’area, in quanto non è consentito l’impianto di nuovi vigneti, se non in percentuale minima, e la difficoltà maggiore la riscontrano soprattutto i giovani – conclude Paxia – perché prendono terreni per coltivarli ma non possono farci niente, perché qualsiasi percentuale di 0 resta 0”.

Annamaria Giannetto Pini

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